3 gennaio 2010

Zibaldino domenicale

Sanctius his animal mentisque capacius altae

deerat adhuc, et quod dominari in cetera posset.

Natus homo est, sive hunc divino semine fecit

ille opifex rerum, mundi melioris origo,

sive recens tellus seductaque nuper ab alto

aethere cognati retinebat semina caeli,

quam satus Iapeto mixtam pluvialibus undis

finxit in effigiem moderantum cuncta deorum;

pronaque cum spectent animalia cetera terram,

iussit et erectos ad sidera tollere vultus.


Ma ancora mancava l’essere più nobile che, dotato

d’intelletto più alto, sapesse dominare sugli altri.

Nacque l’uomo, fatto con seme divino da quell’artefice

del creato, principio di un mondo migliore;

o plasmato dal figlio di Giàpeto, a immagine di dei

che tutto reggono, impastando con acqua piovana

la terra recente che, appena separata dalle vette

dell’etere, ancora del cielo serbava il seme nativo;

se gli altri animali contemplano a testa bassa la terra,

la faccia dell’uomo l’ha sollevata, ordinò che vedesse

il cielo, che fissasse, eretto, il firmamento.

Ovidio, Metamorfosi I, 76-85

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