6 febbraio 2011

La zona grigia

Un uomo per la strada vede una ragazzina che trema, ha solo un vestito leggero, niente da mangiare. Si arrabbia con Dio: “Perché lo permetti? Perché non fai qualcosa?”. Dio tace.

Fatti di cronaca come quello del bimbo morto a Bologna mi inducono alla stessa reazione. Sono i fatti che appartengono alla zona grigia dell’esistenza, che fanno dubitare della bontà della creazione e del creatore. Creatore forse, ma Padre?

Di fronte a questa zona d’ombra però si apre per me lo spazio della compassione, del dolore di fronte al dolore altrui: è mio o no? Quando vedo una mendicante che trema in ginocchio al centro del marciapiede, quel dolore mi interpella.

Posso reagire come Ivan Karamazov che, nella sofferenza degli innocenti, scorge un segno dell’assenza di Dio e se ne serve per la sua ribellione contro il redentore. In fondo però la compassione di Ivan verso il dolore innocente è la scusa, la teoria progettata da un cuore incapace di amare con i fatti. Egli ama quel dolore non per alleviarne la sofferenza, ma per sé stesso. Senza quel dolore assurdo, non potrebbe starsene chiuso a casa nel suo cinismo con tanto di certificato medico. Egli ama il dolore altrui, per mettere a tacere la sua coscienza e Dio ed ergersi a giudice. Il mondo è male: cosa posso mai fare io?
Posso non reagire. Facendo finta di non vedere o non vedendo proprio, se non un ostacolo da superare: l’ennesimo mendicante a intralciare la mia strada di uomo fortunato. Perché qualcuno non risolve? Non pago forse le tasse? Un liceale al quale era stato proposto di donare il sangue ha risposto: “Quanto mi pagate?”. La logica del dono è fuori moda: cosa c’entro io con il dolore altrui?
Oppure posso fare come Rilke che s’imbatte in una donna che chiede l’elemosina. L’amico che lo accompagna le dà uno spicciolo, il poeta tira dritto, ma più avanti compra una rosa e di ritorno solleva la donna e gliela regala: va oltre il bisogno materiale, coglie la persona nella sua interezza e agisce “personalmente” restituendo dignità alla donna, che almeno quel giorno smise di mendicare.

Quando la zona grigia mi aggredisce, trovo in me questi personaggi. Ma ho pace solo quando provo a fare come il poeta, quando il gesto affronta il bisogno, ma non si ferma lì, offrendo una soluzione che va oltre; quando sono io a mettermi in gioco, con il mio essere e non solo con il mio avere.

Mi tornano in mente quelle parole di Cristo, che danno ragione della zona grigia, in una logica tanto sorprendente quanto concreta che solo il Dio incarnato raggiunge, l’uomo più uomo degli uomini. Non mi nasconde la zona grigia, ma me ne rivela il senso e la possibilità di illuminarla, coinvolgendomi. Agli ipocriti che criticano lo spreco di un unguento prezioso per lui, invece di darne il prezzo ai poveri, risponde: “i poveri li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete”. Questa frase smaschera tutti: cinici, indifferenti o ipocriti compratori della propria pace più che cercatori di quella altrui.

La zona grigia c’è e resta, ma è affidata a noi la capacità di diminuirne l’area, illuminandola con la luce del dono personale, faticoso e possibile solo a patto di avere quella luce: se Dio è amore, chi è in lui può realmente donare sé stesso. La storia citata all’inizio si conclude qualche ora dopo, nella notte, quando a quell’uomo che si era adirato con Lui per la povera bambina infreddolita Dio risponde: “Certo che ho fatto qualcosa. Ho fatto te”. Per questo: io c’entro con la morte del bimbo bolognese, con il disagio della sua famiglia. Per questo io resto libero e Dio è ancora Padre.

Avvenire, 12 gennaio 2011

16 risposte a “La zona grigia”

  1. tiberio ha detto:

    bello prof2.o..condivido..

  2. tiberio ha detto:

    bello prof 2.0

  3. Anna Rotundo ha detto:

    Abbiamo da poco celebrato la giornata della memoria e ho ancora nel cuore la testimonianza di Etty Hillesum, morta ad Auschwitz…lei sì che l’ha vissuto il dolore, e che dolore…eppure Etty, nel suo diario, ha un amore per la vita che illumina ogni zona grigia…ecco alcuni suoi pensieri:
    “sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto.

    Non possono farci niente, non possono veramente farci niente.

    Possono renderci la vita un po’ spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po’ di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato: con il nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, con il nostro odio e con la millanteria che maschera paura. Certo ogni tanto si può esser tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli.

    Trovo bella la vita, e mi sento libera.

    I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore.

    La via è difficile, ma non è grave.

  4. Simona ha detto:

    La bellezza dell’essere umani, risiede proprio nella compassione che ci scuote quando attraversiamo una zona grigia, nella capacità di emozionarci e di sentirci coinvolti nelle emozioni che provano gli altri…Per questo, ciascuno di noi è unico e meraviglioso e, per lo stesso motivo, non dovrebbe esimersi dal rischiarare con la sua luce il buio che opprime l’altro…Al pensiero però deve seguire l’azione, se questa manca saremo parte della stessa zona grigia, anche se potremo illuderci del contrario.

  5. Lucia ha detto:

    Credo che questo c’entri molto con il Vangelo che hanno letto oggi a messa: Diceva che noi cristiano dobbiamo essere luce e sale per la gente…e a cosa serve la luce se non ad illuminare la “zona grigia”?
    Comunque grazie, mi ricorda che sempre che è Lui che ci fa, e è Lui che noi dobbiamo fare…

  6. maria rita ha detto:

    ” Ora con questi muscoli che non tengono, con questa stanchezza, con questa facilità alla malinconia, con questo masochismo strano che la vita oggi tende a favorire e con questa indifferenza e questo cinismo che la vita di oggi rende, come rimedio, necessario per non subire una fatica eccessiva e non voluta, come si fa ad accettare sè e gli altri in nome di un discorso? Non si può rimanere nell’amore a se stessi senza che Cristo sia una presenza come è una presenza una madre per il bambino.
    Senza che Cristo sia presenza ora- ora!-, io non posso amarmi ora e non posso amare te ora.”
    Luigi Giussani

    La zona grigia mi ha riportato alla memoria questa riflessione presente in un volantone natalizio di qualche anno fa. Fare esperienza dell’amore del Padre attraverso il dolore della perdita incomprensibile di un figlio è un dono che mi è stato dato 25 anni fa, e grazie ad esso, grazie a questo Amore che si è piegato verso la mia ferita, ho iniziato uno stupefacente cammino, pieno di cadute, costellato dai miei mille limiti, ma continuamente rivolta, con sguardo mendicante, a chi mi ha fatto e mi fa, giorno dopo giorno, certa del suo Amore.

    Grazie ancora una volta ad Alessandro, che non ci permette di “stare tranquilli” e ci pungola costantemente con le sue continue riflessioni.

  7. rosita ha detto:

    solo GRAZIE!

  8. anna ha detto:

    …a volte è molto dura continuare a credere in Dio, troppe ingiustizie, troppi orrori, ma si continua a credere…e poi? cosa succede quando qualcosa di atroce arriva a casa nostra? come si fa ad andare avanti quando quel bimbo che muore è tuo figlio e quando tuo padre che ha sempre fatto del bene e si è sempre curato si ammala gravemente????come si fa a non provare rabbia e cessare di credere in Dio????non lo so come si fa, non lo so davvero, so solo che dopo il dolore e la rabbia arriva un momento in cui ci si accorge che la fiammella della speranza vive ancora nella nostra anima e…e quella fiammella non può esser altro che Dio, o comunque una forza superiore che sta lassù…

  9. virginia ha detto:

    Non ho mai capito perchè si interpellI Dio nei momenti bui, con frasi del tipo..” Dio, perchè lo hai permesso?”…”Dio vuole così”…ecc….
    LA COLPA è SOLO DELL’UOMO!

    • anna ha detto:

      ..si interpella per par condicio? va bene se lo si interpella per ringraziarlo, ecc, ecc, va meno bene se lo si interpella per domande legittime????e chiediamoci..se è Pdre di tutti noi: un Padre vedendo un figlio patire si deve far pregare per aiutarlo? io credo che un vero Padre aiuti il figlio senza bisogno di farsi pregare! quindi ci sta ringraziare Dio per esser al mondo, son la prima che lo fa, ma credo sia legittimo anche porgli domande di altro tipo! che poi…beh che poi le risposte ce le diamo da soli…

  10. Maria ha detto:

    Penso che Dio, fosse stato per Lui, non avrebbe voluto il dolore. Però il male è entrato nel mondo, e c’è una lotta in corso…Dio ci chiede di stare dalla Sua parte per vincere insieme, facedno venire il Suo regno un po’ per volta, in maniera a volte nascosta, come il lievito.
    Una risposta definitiva al male non c’è, o per lo meno noi per ora da qui non siamo in grado di arrivarci o capirla.
    Fatto sta però, come mi disse tempo fa un sacerdote, che nel dolore Dio sta sempre dalla parte dell’uomo. Anzi riesce a farlo fiorire da dentro quel dolore e a trasformarlo in occasione di maturazione o di rapporti ritrovati.
    Dio ci chiama a combattere con Lui…

  11. Giulia ha detto:

    E’ così vero quanto ho appena letto, ma a volte quella poca rabbia che molto raramente riesco a provare contro il Creatore mi travolge e non so come frenarla. So bene che è sbagliato accusare Dio di colpe umane, ma quando vedo, sento o percepisco certe cose non sempre mi ricordo che l’uomo è lasciato libero anche nel male.

  12. maria rita ha detto:

    Ma che bella, chiara, semplice risposta! Grazie!

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