13 novembre 2016

Questo libro è un mistero. E non lo è.

Classifica libriL’arte di essere fragili ha raggiunto il primo posto assoluto nelle classifiche ad una settimana dall’uscita. Lo devo a voi e qui provo a spiegarmi il perché.

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Questo libro è un mistero. Non so a che genere letterario appartenga un racconto in seconda persona, ma la sua essenza è quella di una biografia “universale” e “possibile”, dal momento che i capitoli sono quelli delle età della vita di tutti, dalla culla alla tomba.

Questo libro è un mistero. Pensavo lo avrebbero apprezzato in pochi, e non so spiegarmi perché sto affrontando incontri di dediche che durano anche sei ore. Giovani, studenti di scuola o dell’università, lavoratori, insegnanti con i loro alunni, genitori con figli… formano una coda paziente, infreddolita, divertita, in cui si parla di libri e nascono amicizie.

Questo libro è un mistero. Concepisce, in un tempo di bit, la parola come la più raffinata tecnologia mai sviluppata dall’uomo, tanto che, all’apertura delle prenotazioni per il racconto teatrale gratuito che nei prossimi mesi porterò in giro per l’Italia, con l’aiuto di Gabriele Vacis e Roberto Tarasco, i mille e più posti dei teatri sono andati esauriti in meno di 10 minuti.

Questo libro è un mistero, perché è un libro su e con Giacomo Leopardi. E i ragazzi sono i primi a leggerlo.

Questo libro è un mistero come lo è la bellezza, che non si può programmare a tavolino, semplicemente accade e si sottrae sempre a qualsiasi formula ideologica.

Però.

Questo libro non è un mistero, perché Leopardi voleva scrivere una “Lettera ad un giovane del XX secolo”, come dice nel suo Zibaldone, perché sapeva che cosa avremmo perduto.

Questo libro non è un mistero, perché parla di un classico e non siamo noi a leggere i classici ma i classici a leggere noi, soprattutto quando ci insegnano l’arte di essere uomini e donne con le loro quotidiane fragilità, senza cercare in esse alibi, ma nutrimento per una vita più piena, come la ginestra nel deserto.

Questo libro non è un mistero perché è un libro pieno di una speranza lunare: non nasconde nulla del notturno della vita ma, come fece Leopardi, vi cerca la luce, perché la poesia cresce nella contraddizione e di essa si nutre, ma non la nasconde, né dietro fughe illusorie né dietro ideologie rassicuranti.

Questo libro non è un mistero perché siamo un Paese che sta deludendo migliaia di studenti con il suo sistema scolastico autoreferenziale, più attento a programmi e burocrazia, di quanto si occupi delle vite reali di insegnanti e ragazzi.

Questo libro non è un mistero, perché i ragazzi non ne possono più del consumismo con cui riempiamo il loro smarrimento, e sanno riconoscere, in mezzo alle urla, chi sa sussurrare la verità, come Leopardi.

Questo libro non è un mistero, perché la letteratura serve a rendere la vita di tutti più trasparente e abitabile, proprio quando non riusciamo più a vedere oltre la siepe.

Eppure.

Questo libro è soltanto un libro, la sua vita finisce dove comincia quella del lettore, per la vita interiore del quale vuole essere una gioiosa chiamata contro la dittatura del quieto e disperato vivere.

Questo libro non è soltanto un atto di ribellione ma, con sgrammaticato neologismo, un atto di “ribellezza”: la guerra che dobbiamo intraprendere giorno per giorno, per fare, come scriveva il fragile-fortissimo Leopardi della sua poesia, in un uno degli ultimi pensieri dello Zibaldone, “una cosa bella al mondo, sia essa o non sia conosciuta per tale da altrui”.

La Stampa, 12 novembre 2016

 

11 risposte a “Questo libro è un mistero. E non lo è.”

  1. Fabrizio ha detto:

    Questo libro non è un mistero perché dà valore alla fragilità umana di ognuno di noi, attraverso la lezione di vita di un grande della nostra letteratura la cui forza è stata rappresentata dalla sua fragilità.

  2. Mattia ha detto:

    Un libro bellissimo che ti aiuta a pensare che le fragilità possono essere dei trampolini per la Felicità

  3. Alberto ha detto:

    Le vendite di questo libro non sono un mistero perché è piaciuto agli insegnanti di lettere che l’hanno imposto agli alievi.

  4. Miriana ha detto:

    Interessante l’autorecensione, un genere d’impudicizia davvero 2.0

    • Prof 2.0 ha detto:

      Infatti l’articolo parla continuamente di Leopardi, di scuola ed educazione. Est modus in rebus (et in verbis).

  5. Fabri ha detto:

    Quando ho preso tra le mani questo libro, la porta della mia stanza era già spalancata, ed io nudo. Forse per questo ho bagnato di lacrime ogni pagina, senza vergogna. Ogni parola un pezzo di infinito attraverso le ferite sanguinanti. So che non è facile, ma ce la farò.
    P.S.: te lo dico da collega, fare il docente di scuola superiore è l’avventura più bella che possa capitare nella vita.

  6. Guglielmo ha detto:

    Libro bello e commovente, mi sono piaciuti soprattutto i richiami alla sua professione, all’arte e alla passione di insegnare. Devo dire che alla fine non ho cambiato idea su Leopardi. Di lei, o di te (posso darti del tu?) caro prof ho scoperto cose che ignoravo o che soltanto ipotizzavo dopo aver letto gli altri libri. Ciao

  7. silvana ha detto:

    Dialoghi sulla tristezza gornaliera della vita. All’inizio si aspetta un punto di rivalsa, andando dietro al tipo di scittura, poi invece continua con lettera dopo lettera……allora sono arrivata a considerare che ogni fragilità è da affrontare nell’andare avanti…….. il sole è la speranza dell’andare……

  8. Allebasi ha detto:

    Ho iniziato la lettura de “L’arte di essere fragili” da poco.
    Mi piace molto lo stile e il contenuto del libro per quel poco che sono riuscita a leggere.
    Una lettura di Leopardi diversa, alternativa. Il pregiudizio legato a Leopardi lo conosciamo tutti, il pessimismo cosmico anche, ma la ricerca di felicità assoluta no.
    Emerge un Leopardi attore della sua vita e non spettatore passivo, come vorrebbe certa manualistica scolastica.
    Io penso che, nella vita di tutti i giorni, dobbiamo imparare sia “L’arte di essere fragili” sia l’arte di essere forti.
    La prima è importante per cercare di comprendere gli altri, la prima per non farci schiacciare dalle avversità della vita. Una forza positiva, alleata.
    E già vedo la luna nel suo notteggiare.

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