27 febbraio 2017

Requiem per una scuola che se ne frega

Ho ricevuto una mail che riporto sotto. Il ministro dell’Istruzione ha detto che si sarebbe battuta per la pari opportunità, magari leggerà questa lettera e avrà ancora più voglia di battersi, perché le opportunità, a scuola, sono pari solo quando si dà la possibilità agli insegnanti di insegnare.

“Caro professor D’Avenia,
Io e la mia classe (frequento la quinta di un Istituto Tecnico Economico) siamo in lutto. Ci sta per essere tolto il nostro professore di inglese, uno dei migliori insegnanti che abbia mai avuto.In questi tre mesi ( è arrivato a metà ottobre) è riuscito a fare un lavoro incredibile con la classe, appassionando alla materia anche chi per l’inglese non è proprio portato. Non è partito con pregiudizi o stupide etichette dettate dal giudizio degli altri docenti ma ha cercato di far emergere le nostre qualità attraverso lezioni coinvolgenti e vicine ai nostri interessi. In questi tre mesi ho capito che l’inglese non è solo un insieme di regole grammaticali o di pagine da studiare a memoria e non è nemmeno il perenne 5 e mezzo nelle verifiche. Ho capito quanto l’insegnante influenzi l’amore o l’odio per la materia che insegna; ho capito che, se mi impegno, posso raggiungere buoni risultati anche in questa materia.E non sono stata l’unica a migliorare. Durante le lezioni TUTTI i miei compagni lo ascoltavano senza fiatare e anche i più “turbolenti” della classe intervenivano nel corso della lezione. Pensandoci bene, forse, quello che mi ricorderò per sempre sarà la grande fiducia che questo professore ha avuto in noi, in ciascuno di noi. Quando qualcuno ti concede la sua fiducia si innesca quel meccanismo che ti porta a credere un po’ di più in te stesso e nelle tue capacità e ad impegnarti per non deluderlo. Purtroppo questa favola pare essere giunta al termine. Un termine che si sapeva, che era stabilito da uno di quei contratti che non tengono conto di noi alunni, che non tengono conto della bravura di un insegnante che, stante così le cose, da domani mattina si ritroverà disoccupato. Fa rabbia, professor D’Avenia. Fa rabbia pensare che nella scuola ci siano docenti che entrano in classe con venti minuti di ritardo e che passano il resto della lezione a leggere svogliati un libro. Ci sono insegnanti che giudicano un compito in classe non sulla base del contenuto ma del nome scritto in alto a sinistra. E questi professori rimangono ancorati alla loro cattedra nonostante tutto, nonostante si sappia del loro atteggiamento e dei loro metri di giudizio inesistenti. Il nostro insegnante di inglese, invece, per restare un altro mese e mezzo, dovrebbe accettare di coprire un piccolo numero di ore che non gli permetterebbero nemmeno di coprire i costi della benzina. Oggi ci ha detto che se fosse per lui, nonostante il discorso economico, sarebbe disposto a tenere la nostra classe ma si creerebbe lo stesso problema a marzo. Avremmo un’insegnante nuova a pochi mesi dalla Maturità e per un discorso di continuità didattica sarebbe meglio cambiare insegnate adesso. Inutile dire che tutti, un po’ egoisticamente, lo abbiamo pregato di rimanere perché un insegnante come lui, in Italia, si incontra una volta nella vita ed è molto più prezioso di un voto che sicuramente non rispecchierà il nostro impegno e le nostre conoscenze.
Bene, dopo aver scritto questa e-mail posso tornare a studiare consapevole del fatto che il mio è problema quasi del tutto irrilevante e non posso fare altro che ritenermi fortunata per questi tre mesi.
Grazie per aver letto questa mail (se mai la leggerà)”.

Cara C.
ti ho letto con attenzione. Ripeto da anni che un sistema scolastico in cui l’unico criterio di merito è l’anzianità di servizio è destinato a questo tipo di risultati. L’anzianità di servizio, pur essendo un elemento importante, non garantisce la qualità del servizio. Ci sono insegnanti bravissimi di ogni età, che andrebbero premiati e incentivati, così come ce ne sono di meno bravi di ogni età (il mio non è un discorso “giovane è bello e bravo”).

Ciò che non tollero è il fatto che occupino la cattedra alcuni insegnanti che timbrano il cartellino e poi dei ragazzi se ne fregano. Sarebbe bello che si liberassero le cattedre, ingiustamente occupate da chi vuol fare tutt’altro che insegnare, per insegnanti bravi come il tuo. Purtroppo però la prima preoccupazione della politica non è la qualità della scuola, ma il consenso di chi vota, per questo sono molto scettico rispetto a soluzioni di sistema.

Credo però che qualcosa dovrebbero fare gli studenti e le loro famiglie, per pretendere quelle pari opportunità che la nostra Costituzione sancisce all’art. 3: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. In base a queste parole sarebbe normale che il tuo nuovo insegnante di inglese avesse una cattedra a tempo pieno, ma “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” non è quello che interessa, da anni, gli studenti non sono al centro dell’attenzione, come dimostra una disoccupazione giovanile arrivata al 40%.

Quando al centro della scuola torneranno gli studenti, solo allora si darà dignità piena agli insegnanti, come ho cercato di dire ad alcuni politici nel video che metto sotto.

In bocca al lupo per la tua maturità e mi raccomando ricordati che la scuola, così com’è, non è il confine delle tue reali possibilità.

Un abbraccio a te e al tuo bravo insegnante di inglese.

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