7 giugno 2017

E se i ragazzi facessero gli scrutini a noi? (Io ho provato)

Cari colleghi, in questi giorni ci sottoponiamo al rito degli scrutini: giudichiamo i ragazzi sul lavoro che hanno svolto in questi mesi. Vi propongo un esercizio che mi aiuta: prima di valutare un altro, valuta te stesso.

Ogni anno, alla fine dell’anno, mi sottopongo alla valutazione dei miei alunni in forma anonima, creando un questionario con i “Moduli” di Google Drive, che permette di esprimere valutazioni anonime e commenti. Così ho approntato un test con tre voci da valutare numericamente e due spazi da riempire con commenti relativi a: punti deboli e punti forti, suggerimenti e consigli. In questo modo posso guardarmi con occhi diversi e cercare di migliorare.

Così come delineiamo il voto di un ragazzo sulla base di alcuni criteri, vi propongo tre parametri, relativi ai tre elementi fondamentali che determinano la qualità professionale del nostro lavoro:

1) conoscenza e passione per ciò che ho insegnato (competenza nella materia, aggiornamento e approfondimento)

2) conoscenza e passione per le persone a cui l’ho insegnato (competenza umana e ambientale: relazioni con la classe, con il singolo alunno e con i genitori, con i colleghi dello stesso consiglio di classe)

3) conoscenza e passione per come ho insegnato quei contenuti proprio a quelle persone (competenza di metodo, che cambia ogni anno e con ogni classe, efficacia del tipo di interrogazioni e verifiche, tempistica nelle consegne dei compiti corretti e trasparenza delle valutazioni).

La valutazione è diversificata per ogni classe che abbiamo. Il lavoro sarà completo solo se confronterete il risultato, ottenuto dalla vostra autovalutazione, con ciò che emerge dalle valutazioni dei vostri alunni sul vostro lavoro, espresse anonimamente sui tre parametri.

Sono inoltre preziosissimi i commenti liberi dei ragazzi. L’anno scorso, per esempio, le valutazioni dei miei ragazzi di secondo anno, mi hanno fatto comprendere che dovevo stare più attento al punto tre, perché essendo molto esigente a volte non tengo in debita considerazione le difficoltà o i loro tempi di apprendimento. Inoltre alcuni commenti mi facevano notare che a volte assegnavo compiti in classe più difficili di quanto affrontato a casa e, in alcune lezioni (gli argomenti da me preferiti…), mi lasciavo prendere da divagazioni e prolissità.

Durante quest’anno mi sono sforzato di lavorare meglio su questi aspetti e mi sono reso conto che le lezioni sono diventate più efficaci e il loro apprendimento più graduale e armonico. Inoltre mi sono reso conto che faccio scontare a loro un certo perfezionismo che mi caratterizza e devo imparare a disciplinare (e questo mi serve anche per la vita di tutti i giorni).

La valutazione ci mette in gioco e richiede un po’ di umiltà e di coraggio, ma è necessaria per migliorarsi e per scoprire aspetti che a volte ci sfuggono, dopo anni di lavoro, abitudini consolidate ma a volte usurate, e il logorio che ogni professione comporta. I ragazzi, se abbiamo un rapporto franco con loro, sanno essere molto precisi e onesti. In fondo è a questo che li educhiamo: capacità di giudicare la realtà sulla base di dati oggettivi.

Ed è stato bello trovare anche commenti divertenti e diretti, anche perché protetti dall’anonimato, come questa infrazione al “lei” di rigore: “Continua così!”

Buoni scrutini a tutti!

19 risposte a “E se i ragazzi facessero gli scrutini a noi? (Io ho provato)”

  1. […] rispondere tutelati dall’anonimato. Se qualche prof volesse prendere spunto basta cliccare qui  per leggere cosa scrive il prof sul sito Produepuntozero.  Ne vale la […]

  2. Rosy ha detto:

    E con immenso piacere che girovagando in rete , cercando blog interessanti sui quali poter commentare , ho visto il suo professor D’Avenia . Volevo complimentarmi con lei per quanto scrive in questo post , e per i bellissimi libri che ha scritto .

    Un saluto una sua affezionata lettrice.

    Rosy

  3. Daniela ha detto:

    Molto interessante come sempre sono i suoi spunti. Ritiene che tale metodologia sia applicabile anche ad un ufficio di persone di mezza età, che dovrebbero essere un gruppo coeso ma che in realtà sono singoli, alcuni rassegnati, altri insoddisfatti e altri concentrarti unicamente su se stessi e sulla carriera?
    Ho il sogno, che purtroppo oggi vedo più come un’utopia, che si possa lavorare creando buone relazioni umane.

    Con profonda stima.

  4. NATALINA FRATTINI ha detto:

    Quanto vorrei che i miei nipoti potessero incontrare un Insegnante come Lei !
    Quanto vorrei che leggessero questo suo articolo e soprattutto facessero l’esercizio!
    Io lo condivido sperando che girando in rete arrivi anche a qualcuno di loro.
    Con tutta la mia stima e ammirazione,
    una nonna

  5. Gentile Alessandro,

    grazie per questo contributo. Sono profondamente d’accordo con la necessità di esprimere, ancora una volta, coerenza di intenti ed azioni: “prima di valutare un altro, valuta te stesso”.

    Stimolato dalla lettura dell’articolo, ho pensato che, oltre alla restituzione di preziose informazioni per il Docente circa le proprie aree di miglioramento, chiedere ai Ragazzi di svolgere un vero e proprio scrutinio può regalarci anche un altro importantissimo risultato: una maggiore consapevolezza degli Studenti rispetto all’arduo compito di giudicare collegialmente qualcuno.

    Penso proprio che scriverò un articolo di approfondimento su questo aspetto, pubblicandolo nella consueta newsletter domenicale di MetaDidattica.

    Grazie ancora e a presto!
    Alberto

  6. Monica Sesana ha detto:

    Caro Alessandro, tocchi un tema a me molto caro.
    “Appello agli insegnanti e ai professori. Ricordate quanto potere avete. Ricordate che ogni bambino/a e ragazzo/a che avete davanti è unico e con diversi livelli di sensibilità. Ricordate che voi siete in una posizione di potere e avete il dovere di usare questo potere con amore e delicatezza. Voi camminate sulle anime e i cuori di bambini e ragazzi che non possono difendersi. Solo quest’anno ho dovuto seguire 3 bambini della scuola dell’Infanzia, una bambina della scuola primaria e 2 ragazzini delle medie e un ragazzo delle superiori, che hanno profondamente sofferto fino a somatizzare nel corpo il loro malessere a scuola. Enuresi notturna, attacchi di dissenteria, mal di testa, nausea, pianti, rifiuto di andare a scuola, abbassamento dell’autostima, rabbia, depressione, unghie masticate a sangue, alopecia. Sono dei bambini/e e ragazzini/e meravigliosi a cui avete fatto tanto male. Spero inconsapevolmente, nella maggior parte dei casi. Fate un mestiere difficile. Avete il dovere di coltivare il vostro cuore insieme alla vostra mente. Ho chiesto a questi bambini/e e ragazzi/e di scrivere una lettera per fare capire ai loro insegnanti cosa hanno vissuto e quanto male possono fare le parole, gli sguardi, le umiliazioni, le urla, le sgridate davanti a tutta la classe. So che siete una minoranza. La maggior parte di chi fa questo mestiere, per fortuna lo fa con cura, amore, dedizione, impegno. Quanto sei felice di andare a scuola la mattina? Quanto bene vuoi alle giovani anime che ti sono affidate? Con quanta cura e attenzione cammini sui loro sogni e sui loro cuori? Quanta gioia c’è nella tua classe? Quanti sorrisi? Quanti abbracci? Quante carezze? Cosa stai facendo per essere ogni giorno di più un essere umano e un insegnante migliore? (Monica Sesana)

  7. antonella ha detto:

    io lo faccio, con varie formulazioni, da sempre (insegno ormai da 30 anni…), traendone indicazioni preziose ogni volta. Nella scuola in cui insegno funziona così: tutte le classi vengono condotte nel laboratorio di informatica per rispondere ad un dettagliato questionario su tutti i propri docenti. I docenti non hanno accesso al questionario.I risultati sono utilizzati dal dirigente, segnatamente come discrimine per l’assegnazione del bonus premiale previsto dalla legge 107, nonché per le sue personali valutazioni. In seguito i docenti sono invitati a recarsi in presidenza per prendere visione dei risultati. A volte sono chiamati dal dirigente in persona. Non credo a questo strumento, poco oggettivo ed umorale: l’anonimato protegge eccessivamente gli studenti, che spesso danno sfogo ai propri sentimenti negativi (purtroppo mergono solo quelli). Per questo motivo mi sono astenuta dal richiedere i risultati del sondaggio, soprattutto perché i colloqui in presidenza sono stati per me, negli ultimi anni, motivo di grandi umiliazioni e sofferenze. Conto sul rapporto diretto che cerco di stabilire con i mii studenti, che non mi temono e mi concedono la propria fiducia: non hanno problemi, quindi, a darmi consigli per migliorare atteggiamenti e impostazione della didattica, tanto che, pur invitati all’anonimato, spesso si firmano…Non sono sempre rose e fiori, ma anche la famosa rosa del “Piccolo principe” aveva le spine… era pur sempre il simbolo di quella cira che ci è richiesta per le relazioni di cui siamo responsabili.
    Grazie, prof. D’Avenia/Alessandro, per tutto: i libri, la sapienza del cuore, la generosità nel disseminarla nel mondo!

    • Prof 2.0 ha detto:

      grazie a te, Antonella, il nostro è un lavoro che richiede anche una buona dose di fallimenti. Buon lavoro e grazie per la tua condivisione di esperienze.

  8. Vittoria ha detto:

    Caro prof D’Avenia,
    sono una docente che condivide interamente quanto lei afferma circa il difficile compito del valutare a cui sono chiamati gli insegnanti non solo al momento dello scrutinio ma anche ogni qualvolta interrogano o correggono un compito. Se potessi evitare le valutazioni formali, lo farei. Non valutiamo forse i nostri alunni dagli sguardi attenti, dal silenzio che si crea nel momento in cui stiamo spiegando, da quelle sedie che si avvicinano sempre più a noi quando creiamo i momenti di discussione, quando chiediamo loro di scrivere ciò che è rimasto loro della lezione appena ascoltata? Ebbene caro prof anche se sono felice per queste situazioni che si creano durante le mie ore di lezione, sono amareggiata per come la scuola abbia il potere di spegnere la motivazione e l’entusiasmo dei miei figli. Il grande è stato più volte vittima di quell’assurdo sistema di media aritmetica che ti consente di acquisire punti di credito solo se sei stato designato già dal terzo anno ad aspirare al 100 e lode (quanti voti lievitano per far quadrare i conti!), la piccola mandata più volte nel “pensatoio” perché essendo stata assente per motivi di salute era un po’ indietro con il programma e non era in grado di svolgere la verifica programmata, guarda caso , proprio ad agni suo rientro a scuola. Mi consola il fatto che comunque si stanno rinforzando molto, riescono a reagire alle diverse situazioni spiacevoli spesso anche con più saggezza di me.
    Faccio parte del Comitato di valutazione della scuola di mia figlia, la convocazione è per la settimana prossima, per definire i criteri per il bonus premiale docenti, porterò con me le sue proposte.
    Con sincera stima, Vittoria.

  9. Paola Caine ha detto:

    Carissimo prof. Alessandro,
    sono mamma di sei figli, quattro ormai grandi, una già mamma di due splendidi pargoli, uno invece, affronterà tra pochi giorni l’esame di maturità e l’ultimo frequenta la seconda classe del liceo scientifico sportivo.
    leggendo questo post, mi sono chiesta perché solo pochi insegnanti ragionano in questo modo?
    Nella classe del “piccolo”, in un’assemblea studentesca, i ragazzi si sono “permessi” di rilevare alcune carenze che secondo loro un paio di docenti mostravano, es. compiti a casa non corretti, esercizi delle verifiche molto più difficili di quelli svolti in classe, spiegazioni spesso poco chiare e confusionarie e dulcis in fundo, si sentivano insultati da una delle due docenti. Ah, preciso materie scientifiche.
    Cosa è successo dopo?
    Nel consiglio aperto i ragazzi non hanno potuto essere presenti perché in gita, nonostante avessero chiesto lo spostamento dello stesso, la docente referente della classe, se pur in possesso del verbale steso dai ragazzi, ha dato lettura solo della parte in cui i ragazzi si facevano autocritica e nulla è stato accennato sui loro disagi didattici.
    Noi genitori, quando ne siamo venuti a conoscenza abbiamo voluto approfondire prima con la referente, la quale ci ha assicurato che le colleghe non si comportavano certamente in quel modo, e successivamente col preside il quale ci ha invitato a stendere uno scritto nel quale abbiamo scelto di non aggiungere nulla al verbale dei ragazzi allegandolo semplicemente, chiedendo comunque che il prossimo anno, visto il clima non certo idilliaco che si era creato, le stesse non fossero più assegnate alla classe.
    Risultato: il preside ha parlato coi ragazzi i quali hanno confermato nella totalità ciò che avevano scritto; le docenti hanno minacciato noi genitori di denunciarci per diffamazione ed infine hanno bistrattato ben bene i ragazzi con minacce e ritorsioni varie. Che dire di fronte a tutto questo? Siamo senza parole………….

    • Prof 2.0 ha detto:

      Non entro nel merito perché non conosco direttamente la situazione, ma sono convinto che questo sia uno dei problemi della scuola di oggi.

  10. Domy ha detto:

    Carissimo prof D’Avenia, la scuola è appena terminata, i professori si sono espressi sui nostri figli. l’istituzione scuola, ritiene equo valutarli come se fossero dei numeri e poi il gran finale, come un’esecuzione in massa, tu promosso, tu bocciato. Mi dispiace dirlo, ma sembra davvero un plotone d’esecuzione, dove gli ammessi e gli espulsi sono i nostri figli. Mi domando ma in base a quali giudizi, ha perso tanti giorni di scuola, voti bassi. I professori mettono i voti, i ragazzi non sono stimolati con i voti bassi, molti forse per una troppo sensibilità, tendono a chiudersi. Un prof. al primo liceo classico di mio figlio, gli ha detto voglio metterti alla prova… ma alla prova di cosa, non arriverete vivi fino a Natale. Chiudo dicendo il ragazzo è molto intelligente, ma non ha superato l’anno, ama scrivere, aveva scelto lui il classico, che delusione in quanto genitore, vedi andare avanti tanti pappagalli e chi ha il senso critico e le capacità oratorie, invece di incoraggiarlo, lo demotiviamo?? Mi dica qualcosa in merito. Cordiali saluti

    • Prof 2.0 ha detto:

      Cara Domy, capisco la frustrazione per un figlio che perde l’anno. Non so cosa dirle perché sarebbe sbagliato giudicare una situazione di cui non conosco i termini. Quello su cui sono d’accordo è che la scuola seleziona persone che hanno determinate caratteristiche, chi non risponde a queste caratteristiche in genere viene mortificato, perché si tiene poco conto della molteplicità di talenti e intelligenze che caratterizzano i ragazzi. Sistema tutto basato sulla prestazione e non sulla presenza reale. Per questo è importante scegliere la scuola non in base alla nomea, ma ai docenti a cui saranno affidati i figli e sfruttare i colloqui con i professori per un’alleanza che sia per la crescita del ragazzo. Invece vedo un tutti contro tutti che non porta da nessuna parte. Un ragazzo in difficoltà se riceve uno sguardo particolare in genere si riesce a tirar fuori dalla sua chiusura. Non sempre è così, ma molto spesso. Ci vuole un patto più stretto tra famiglia e docenti per il bene dei ragazzi, il che non vuol dire far sconti, ma trovare i punti di forza, come punto di leva per recuperare i punti deboli. Il discorso è lungo e l’ho affrontato in altri articoli. Sappia però che ho visto molti ragazzi venire da bocciature e poi rifiorire in altri contesti. Non abbia paura. Fate la scelta migliore possibile per il futuro. Auguri!

      • Domy ha detto:

        Grazie della risposta, e complimenti dell’impegno che dimostra verso i ragazzi e ci aiuta a capire meglio, che anche da una caduta ci si può sempre rialzare, più forti di prima, la bellezza del confronto e dei suoi libri mi accompagneranno durante l’estate. Buona serata e grazie.

  11. Alessandro ha detto:

    Salve caro prof D’Avenia,
    le scrivo da studente del secondo anno, a Settembre, di un Istituto Tecnico. Verso fine anno abbiamo svolto i questionari anonimi, realizzati con “Google Moduli”, per la valutazione dei docenti per assegnarli i buoni della legge 107 e mi sono sembrati decisamente inutili e omologati per ogni docente senza lasciar spazio a un commento libero, le faccio un esempio, secondo lei è normale che mi venga chiesto se il docente di sostegno assegni un giusto carico di compiti? E’ un chiaro esempio della riforma “Buona Scuola” che mira solamente all’omologazione degli studenti e alla privazione di qualsiasi pensiero critico e non penso che questa sia la scuola che mi può/potrà far maturare nella vita ma sono fortunato ad avere dei professori,anche se pochi purtroppo, come lei, che accettino i consigli per migliorare come persone e come docenti, la mia prof di lettere spesso mi ricorda lei, anche perché se conosco lei e i suoi libri è solo grazie alla lei. Mi scusi per il poema ma, non ne conosco il motivo, avevo veramente voglio di sfogarmi con lei! Grazie di tutto.

  12. Fabiana Santagata ha detto:

    Caro Alessandro,
    sono una giovane insegnante di scienze naturali in un liceo milanese. con alle spalle un solo anno di esperienza. A fine maggio ho somministrato ai miei studenti (in realtà alla sola classe V) un questionario sulla valutazione del mio lavoro, al fine di potermi migliorare.
    Mi sono soffermata sugli stessi punti da lei affrontati: la passione trasmessa e il rapporto personale prima di tutto, oltre che, naturalmente, la chiarezza espositiva, la coerenza nella valutazione etc etc.
    Non ho usato google moduli, di cui non avevo conoscenza… vi darò subito un’occhiata.
    Ho colto nei ragazzi un certo stupore innanzi alla mia proposta di valutazione del docente e, se devo essere sincera, mi ero un po’ pentita di averlo fatto, nonostante i risultati ottimi: ho avuto conferma di alcune mie debolezze, sulle quali devo lavorare, così come delle potenzialità, che caricano e fanno andare avanti con sempre più passione.
    Sono dunque contenta di leggere nel suo blog di non essere una mosca bianca!

    Un caro saluto.

    Fabiana

  13. Veronica ha detto:

    La fragilità come risorsa, come valore aggiunto, come forza. Educare al coraggio di mostrarsi fragili a un mondo che si va sgretolando sotto il peso di voci violente e muscoli di panna. Si può fare. Da Leopardi in poi.

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