9 aprile 2008

Odissea nella giungla

Tornato nel freddo milanese, ripercorro gli appunti della memoria del breve soggiorno napoletano. E ritrovo una perla.”Seduto con un caro amico, che mi guida per la città, al tavolaccio di una pizzeria di Spaccanapoli, dove sembra sempre la vigilia della finale dei mondiali, tra un boccone e l’altro di una Margherita che costa 3 euro e ne vale 300, mi sento raccontare questa storia:

Durante un’attività di volontariato in un paesino della giungla guatemalteca ho incontrato un ragazzo di 17 anni, molto sveglio. Aveva imparato da solo l’inglese leggendo un vocabolario che dei soldati americani gli avevano regalato. Ho fatto amicizia con lui e mi ha detto che aveva nostalgia dei libri letti a scuola, che aveva frequentato e dovuto abbandonare tempo addietro. Gli ho promesso che gli avrei regalato un libro. Mi ha chiesto di regalargli il libro più bello che avesse mai letto: l’Odissea. Ne trovai una copia malandata in un mercatino di una cittadina vicina e quando glielo portai sembrò illuminarsi come fosse il dono più prezioso che avesse mai ricevuto. ”

Dopo cinque anni di liceo classico i nostri alunni non hanno letto l’Odissea per intero. E non la leggeranno mai. E non gliene frega niente. E c’è chi nella giungla la sceglie come regalo per poterla rileggere…

6 risposte a “Odissea nella giungla”

  1. Anonymous ha detto:

    Eh, eh, eh…
    caro Prof., tu 6 2.0, cioè il Prof. dell'”Attimo fuggente”; colui che insegna ad amare la poesia e la letteratura, non a come superare l’interrogazione.

    Se le opere letterarie (ed altro) fossero insegnate per essere apprezzate, comprese, assaporate, allora tutti o quasi non si sazierebbero mai di leggere l’Odissea, i Promessi Sposi, la Divina Commedia, l’Illiade, ecc. ecc.
    Siccome invece la concezione è quella di raggiungere almeno un 6–, allora questi capolavori sono studiati/subiti per forza.
    C’è chi addirittura li studia sui “Bignami”. Tali condensati di cultura possono pure andare bene per matematica o fisica, ma imparare su questi, ad esempio, “i Promessi Sposi”, è come leggere l’etichetta di una miscela di tè e non averla mai assaggiata.

    Nella Giungla bisogna dire che c’è anche il gusto della rarità, che fa rendere un libro assai prezioso.
    Mi sovviene un po’ la scena del “Nome della Rosa”, in cui Sean Connery (Padre… non ricordo bene il nome… da Melk), pur di salvare i libri, che nel medioevo erano un vero patrimonio, dall’incendio del monastero, era pronto a sacrificare la vita.

    Da noi oggi le librerie sono stracolme di libri, tanto da non riuscire nemmeno a leggere i soli titoli.
    Ed aggiungo un’ultima considerazione: regalo libri solo a persone intelligenti. Negli altri casi, a differenza del bambino della Giungla, ho l’impressione di regalare un “fastidio”, più che un piacere.

    Bye,
    Charles

  2. Prof 2.0 ha detto:

    Caro Charles è proprio quello che mi ha colpito di questo racconto. Chi non ha la scuola cerca e ama quello che, chi la scuola ce l’ha, disprezza. In parte dipenderà dalle famiglie dei ragazzi e dai ragazzi stessi. Ma i prof qualche responsabilità ce l’avranno…

    PS. A scuola si fanno schede dei personaggi e riassunti dei capitoli, piuttosto che leggere direttamente I Promessi Sposi. E cosa pretendiamo che i ragazzi non li odino?

  3. Anonymous ha detto:

    Carissimo Prof.,

    quanto tu scrivi segue un po’ quella logica “illogica”, che già da studente alle superiori denunciavo.

    Sono sempre stato contrario, in particolare, alle prose sulle poesie che a scuola sono sempre richieste.
    La poesia è bella non tanto perchè è un saggio, bensì per la musicalità delle parole e della sapiente scelta di queste che sono in grado di far emergere immagini mentali e quindi determinate emozioni.
    La prosa su “l’infinito” di Leopardi, ad esempio, è devastante.
    E’ come leggere il bollettino meteo, anzichè una poesia.

    Ricordo che all’epoca, in un tema di letteratura, scrissi che trasformare una poesia in prosa è come eseguire una vivisezione su un animale.
    Chi è interessato a vedere come sono fatti gli organi e le viscere di una gazzella sarà incline a vivisezionarlo, ma chi ama gli animale la lascerà libera di correre.

    Fra prose, schede, riassunti, questionari a risposta multipla, è ovvio che i ragazzi preferiscano guardare “Chi vuol essere milionario”, piuttosto che leggere Dante.

    Ciao Capitano, oh mio Capitano!
    Carlo

  4. Prof 2.0 ha detto:

    Carlo 2.0. Alunno preferito! Ma perchè siamo arrivati a preferire ad una poesia i suoi commenti? Ci riteniamo più stupidi o troppo intelligenti? O la quantità è diventato l’unico criterio per misurare ciò che misurabile non è? Ci vuole molto meno tempo a imparare a memoria l’Infinito di Leopardi che leggere tutti i commenti di certe letterature per la scuola. E imparare a memoria una poesia è l’interpretazione migliore che le si possa dare: diventa vita…

  5. Anonymous ha detto:

    Caro Prof 2.0,

    rileggendo un numero di qualche settimana fa dell’Espresso (N°10 del 13 marzo ’08), ho trovato un articolo a pagina 203, in cui si parla dei LIBRI 2.0 !

    E’ un apparecchio grande poco più di un quaderno, dallo spessore di meno di due centimetri, e funziona un po’ come l’iPod.
    La differenza è che anzichè caricare mp3, carica libri e quotidiani.
    Può contenre fino a 200 libri che si leggono sullo schermo di “carta digitale”, diverso da quello retroilluminato.

    E’ commercializzato da Amazon: il principale portale di vendita di libri.

    Il libro 2.0 si chiama “Kindle”.

    Per informazioni: http://www.kindle.com .
    Prezzo $ 399 = € 252.
    Carica per ogni libro: $ 9,99 = € 6,33.

    Forse non è una novità per tutti. Per me si e mi domando se riuscirà (e fino a che punto) a sostituire i libri di carta. Quelli che fanno le “orecchie”, per richimare un precedente post.

    Ciao e buona lettura.
    Charles

  6. Prof 2.0 ha detto:

    Prof 2.0 per quanto sia 2.0 rimane un fan dei libri da sottolineare, sporcare, stropicciare…insomma vivere i libri.
    Ma effettivamente la comodità di un ipod con 200 libri non è male!

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