29 settembre 2008

Senza storia non nascono storie

Non è un fotomontaggio.
E’ Prof 2.0.
E’ tornato dopo qualche giorno sovraccarico… ma in salute!

La nostra consistenza, che ci piaccia o no, dipende dallo sfondo su cui si staglia la nostra figura.
Senza una storia a farci da sfondo, raccontare la nostra sarebbe impossibile.
Ogni storia comincia da uno sfondo, senza il quale il personaggio rimarrebbe sospeso nel vuoto.
Famiglia, quartiere, città e relazioni connesse sono la materia da cui può originare una storia originale. Solo la storia origina storie. L’originalità – diceva Eliot – è legame forte con l’origine, per trovare poi la propria voce personale.

Oggi si cerca l’originalità a tutti i costi, dando di piccone alle origini.
Ma senza storia non nascono storie.
Abbiamo confuso l’originalità con la stravaganza, con uno sfondo vuoto.
Non sappiamo più dove sia il sopra e il sotto e la sinistra e la destra, perché dietro non abbiamo o non vogliamo nulla.
Invece è originale solo chi è e si sente originato.
Molti personaggi, come qualcuno aveva intuito tempo fa, erano in cerca d’autore.
Molti, adesso, non lo cercano neanche…

ps. il mare come sfondo è insuperabile…

3 risposte a “Senza storia non nascono storie”

  1. Charles ha detto:

    Come sempre, coi tuoi posts, riesci a mettere in moto quelle quattro rotelle neuroniche che ho nella testa.
    Come fare a condividere il tuo pensiero in poche battute?
    Ci provo.

    Il discorso sullo sfondo quale origine di storie e molto vero.
    Mi ricorda il concetto di “gabbia” che esiste nel teatro antorpologico.
    In breve: quando un attore si deve preparare ed immedesimare nella parte, si deve costruire mentalmente una “gabbia”: cioè immaginarsi (o realizzare proprio come scenografia)uno spazio fisico ben delimitato e non troppo grande, tanto meno se infinito o genrico, con degli elementi ben precisi.
    Da questo spazio egli potrà trarre il suo stato d’animo, necessario per recitare secondo il copione.

    E’ un’esperienza antropologicamente vera che, dal canto mio, anche al di fuori d’una recita, ogni luogo in cui mi trovo, una stanza, un bosco, un ufficio, una spiaggia, mi suggerisce un umore e questo delle storie.

    Bye,
    Charles.

    P.S. Bella la tua foto prof, ma non sapevo che fumassi.

  2. Renato ha detto:

    Ciao prof 2.0, è da un pò che leggo il tuo blog. Ad avercene professori come te!!!
    Gran bella foto, dov’eri?
    ps:Posso passare a commentare sul tuo blog o è aperto solo per i tuoi alunni?
    R

  3. Prof 2.0 ha detto:

    charles: è molto bella questa storia della “gabbia”, anche se suona lugubre. Non la sapevo. Me la rigiocherò in classe. Soprattutto quando leggo storie o racconti. Grazie!
    NON E’ UNA SIGARETTA!!! Il prof non fuma e non fumerà mai.

    renato: ero in Liguria, vicino Genova. Il blog è per tutti quelli che vogliono e i tuoi commenti sono graditi e ben accetti. Ben arrivato a Shit City, la città i cui confini sono le persone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.