14 giugno 2009

Le eccessive piccolezze

A scuola finita, mi arriva un biglietto di ringraziamento per aver fatto leggere l’Odissea nella sua interezza. Una sfida che molti ritengono sproporzionata e che io ritengo proporzionatissima alla sete di bellezza e grandezza (anche se difficili da raggiungere) che alberga nel cuore di un quattordicenne. Sproporzionato è tutto ciò che educa il cuore al brutto, al piccolo, al meschino, al frammentario…

***

“Ma colla sperienza, (il giovane) trovandosi sempre in mezzo ad eccessive piccolezze, malvagità, sciocchezze, bruttezze ec. appoco appoco si avvezza a stimare quei piccoli pregi che prima spregiava, a contentarsi del poco, a rinunziare alla speranza dell’ottimo o del buono, e a lasciar l’abitudine di misurar gli uomini e le cose con se stesso” (G.Leopardi, Zibaldone, 256)

E lo dice Leopardi, che era pessimista, come ci hanno fatto credere a scuola…

3 risposte a “Le eccessive piccolezze”

  1. Beatrice ha detto:

    ,e le cose con se stesso,e colla immaginazion sua.

    Amo questo poeta da quando ero appena quattordicenne , ho studiato la sua opera da autodidatta , ed ho sempre pensato che il suo pensiero non era affatto pessiimista ,molti non mi capivano, felice di essere d'accordo con qualcuno !
    Il pensiero di Leopardi ha una sensibilita' superiore , d'eccezione ,singolarissima., sottilissima , e parla molto chiaramente alcune volte mi viene da ridere per come racconta in modo dispregiativo e sarcastico la sua epoca.
    La sua poesia è propria "Anima" e di una tale bellezza…

    Grazie per aver dato l'occasione di parlarne.

    Ale

  2. exalunnomanontroppo ha detto:

    Ecco infatti, grazie proprio.
    Perchè io invece Leopardi l'avrei preso a randellate sulla gobba.

    A scuola non mi hanno mai fatto credere che Leopardi fosse pessimista, o meglio, ci hanno fatto studiare la varie fasi del suo "pessimismo", ma l'insegnante non insistette mai su questo punto con una tale veemenza da instillare in noi un istintiva repulsione verso lo sfigato di Recanati, al contrario.
    In me è sorta spontaneamente.

    Credo che non basti un post ad esprimere un concetto simile, però forse dovrei correggermi indirizzando il mio livore a chi ha in questo tempo curato la critica della letteratura italiano, in fondo il povero Giacomino che ne poteva sapere che un giorno avvrebbe ammorbato schiere di adolescenti con le sue considerazioni sulla vita.
    Io non intendo assolutamente sminuire il valore letterario del poeta, ma il problema sta proprio nel fatto che talune valutazioni (come la sopracitata) alle quali egli pervenne completaente da solo (educato da una vastissima cultura classica) hanno portato a sopravvalutare il suo genio: in fondo la storia di Leopardi è quella di un uomo che si trova (e si costringe) a combattere da solo contro tutto l'universo.
    Le battaglie che vinse sono quelle affermazioni che noi oggi tanto elogiamo, alle quali un uomo giunse, autoesiliatosi dal mondo, guardando dentro se stesso; ma naturalmente era una guerra persa ina partenza.

    Ciò che mi fa rabbia di questo tizio è che con tutta l'erudizione che aveva e quindi anche i sublimi ragionamenti che formulò, non riuscì mai a capire che da soli non si può riuscire nella vita.. e non mi venite a rifilare la Ginestra che anzi, si potrebbe considerare il massimo della perversione del pensiero leopardiano il quale si prende in giro fin sul letto di morte con una buffonata come la "social catena", labile e delicata come un fiore.

    Io considero Leopardi un intelletto sprecato.
    Perchè in fondo se si scrollava di dosso quel pessimismo, secondo me, avrebbe realizzato opere ancora maggiori di quelle che noi ora leggiamo e chissà se oggi non avrebbe ricoperto un ruolo ancora più alto nella letteratura italiana.

  3. Pietro ha detto:

    Ma ti sei mai curato di cosa potesse piacere a Leopardi?

    Se lui volesse veramente scrivere per creare l'opera dei tempi o la scrittura è stata per lui qualcosa di molto più intimo e personale che non stava nella logica del successo nel tempo?

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