30 marzo 2014

Toccare è essere toccati

IMG_2792O Amor, divino Amore, perché m’hai assediato?

Da cinque parti vedo che tu m’hai assediato:

audito, viso, gusto, tatto e odorato”

Così il mistico e poeta Iacopone da Todi si lamenta con un Dio opprimente. Assedia i suoi cinque sensi, che percepiscono in ogni luogo e momento il Dio geloso dell’Antico Testamento e lo Sposo del Nuovo. Se questo è spiritualmente vero ovunque, diventa materialmente vero in Terra Santa, che ho visitato per una settimana con un gruppo di studenti del mio liceo. Il viaggio delle Quinte della mia scuola si svolge ogni anno lì ed è un assedio dei sensi da parte di Dio, tanto che anche i ragazzi più lontani e distratti si sentono “oppressi”. Uno di loro mi confidava: “se le persone qui si comportano così ci deve essere qualcosa di non umano dietro” e un altro “mi rendo conto di quanto poco io conosca il Vangelo, mi è venuta voglia di leggerlo”.

Un senso si è aggiunto alla mia fede: quello del tatto. Quando sono arrivato sul lago di Tiberiade e la natura, pur essendo febbraio, era già in fiore, i colori tenui e la luce impazzava, ho esclamato “io qui ci sono già stato”, avevo consuetudine con colori, volti, pietre, piante, luce, acqua, cantilene, parabole, parole, del Vangelo letto e riletto. Tutto era incarnato e quindi carnale.

Le mie dita, sedotte, volevano toccare.

Hanno toccato l’acqua del lago di Tiberiade, feconda in una terra così arida, scintillante di luce, solcata dal legno ruvido delle barche. Hanno toccato le palme sul monte delle Beatitudini, una collinetta poco sopra il lago, dove Gesù si appartava quando ancora tutti dormivano per parlare con suo Padre, per vedere il sole sorgere inesorabile e scintillare su quel lago verde, azzurro e rosa. Ho toccato la pietra su cui il risorto ha mangiato il pesce di quel lago dopo la resurrezione e sulla quale Pietro è stato confermato capo della Chiesa. Ho capito quale grande follia d’amore sia affidare ad un semplice pescatore la più grande rivoluzione avvenuta nel cuore dell’uomo di tutti i tempi venuti e a venire: il massimo del progresso raggiunto e raggiungibile è affidato a quel pescatore. Ho toccato la pietra del deserto che non diventa pane e con essa le tentazioni di Cristo e poi ho toccato l’acqua fredda e battesimale del Giordano. Ho toccato le pareti della grotta dell’Annunciazione, le scale che portavano alla casa di Maria, l’acqua della fonte a cui attingeva per Gesù e Giuseppe, e di Giuseppe ho toccato il pavimento della casa dove Gesù è cresciuto. Ho toccato anche il pavimento della grotta di Betlemme. Tutto è così piccolo e quotidiano da diventare lampante che è anche vero, non ci può essere niente di mitico in un posto così, solo un Dio senza miti si innamora dell’ordinario. Tra quei luoghi e gli affreschi della cappella Sistina ci può essere solo un Dio che ama la Bellezza, che è la Bellezza, che causa la Bellezza, a partire dal minuscolo “sì” di una ragazza di 15 anni. Ho toccato le pareti della casa di Pietro e l’attracco del porticciolo di Cafarnao e ho capito perché Gesù ha scelto quel quartier generale: perché è il posto più bello di tutti. Ho toccato l’aria fresca e pulita del Tabor e il panorama ininterrotto, degna platea per una Trasfigurazione. Ho toccato gli ulivi del Getsemani e la pietra su cui Cristo sudò il sangue della paura, dell’amore e dell’abbandono. Ho toccato il suolo del percorso della Via Crucis immersa nelle vie caotiche del suq arabo e ho capito che la strada, qualsiasi strada, è teatro adatto alla storia della salvezza. Ho toccato la pietra malinconica dell’Ascensione. E poi la pietra dove Maria si è addormentata e quella dalla quale è stata assunta e ho capito perché la invoco per “l’ora della nostra morte”. Ho toccato le pareti del cenacolo, dell’amore “sino alla fine” e del fuoco dello Spirito. Ho toccato la pietra scabra del Golgota e il buco in cui era conficcato il legno escogitato dalla nostra violenza. Ho toccato la pietra nuda della resurrezione e lì con la fronte appiccicata ho saputo che dipende tutto dalla nudità di quella pietra.

Le mie dita si sono fatte spirituali pur rimanendo le mie dita. Toccando ho capito che non ero io che toccavo, ma ero io che venivo toccato e sedotto. Il tocco di un Dio che ti assedia, un tocco a volte dolce, a volte ruvido, un “carico leggero”, come le mani degli amanti. Adesso quando ascolto una pagina del Vangelo mi pare di toccarla come accade nel bellissimo e recente libro che mi fa compagnia in questi giorni “Sorpresi dall’amore” di A.Mardegan, capace di far vivere le pagine del Vangelo rendendole permeabili al quotidiano di ciascuno, in uno scambio che va da lì a qui e viceversa. Solo così la terra che calpestiamo tutti i giorni in qualunque luogo del mondo diventa santa, perché è la terra del Vangelo, la terra di un Dio che assedia i nostri sensi addormentati, fino a sedurci.

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Preparando una lezione su Ungaretti ho trovato questo video che in poche battute illumina il mistero della parola e la parola sul mistero.

[youtube]http://youtu.be/LSyeMUhPH64[/youtube]

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Vi segnalo inoltre che sabato 5 aprile tengo un incontro a Milano per studenti “Quale sarà il tuo verso?”(link).

Se volete ci troviamo lì: sono rimasti pochi posti e occorre prenotarsi.

Locandina-Quale-sarà-il-tuo-verso-web

19 risposte a “Toccare è essere toccati”

  1. Rossana P. ha detto:

    “Ci può essere solo un Dio che ama la Bellezza, che è la Bellezza, che causa la Bellezza.”
    Grazie per queste sue parole, prof. Sono per me esempio tangibile di fede e fiducia in un grande Amore.
    Un abbraccio dalla Sicilia, Rossana P.

  2. Beatrice ha detto:

    Era da un po’ che no scrivevi più sul blog, oggi sei tornato di nuovo a regalarci un altro dei tuoi post scritti con quello stile che ti caratterizza e che cattura tenendo il lettore con gli occhi incollati fino alla fine. Unico!
    Ah, grazie per aver messo quel video su Ungaretti…domani ho deciso di farmi interrogare in italiano e mi è stato molto molto utile (sono in quinta superiore)! 🙂
    Il 4 aprile verrò ad ascoltarti nell’auditorium a Lodi…vedrai che bella struttura, da buona (quasi) geometra ti dico che ne rimarrai piacevolmente sorpreso!

  3. Cristina Z. ha detto:

    “Quello che ci si porta via da quei luoghi è il desiderio, lo struggimento, che la gente si accorga di quanto è accaduto.
    E invece quello che è accaduto sembra sia oggi possibile cancellarlo così come si cancella con un piede una lettera sulla sabbia – una lettera sulla sabbia del mondo.
    Ma questo avviene proprio perché ciò che è accaduto è una proposta alla libertà dell’uomo e perché sia chiaro che la potenza è di Dio.
    Oggi tutto il resto la politica, l’economia, ecc. – sembra più grande e più importante di questo avvenimento così facilmente e a buon mercato identificabile con una fiaba.
    Ma la concretezza di quell’avvenimento è così umana, vedendo quei luoghi, che non si può tornare dalla Palestina col dubbio che il cristianesimo sia una favola.
    Mettersi nelle condizioni naturali, logistiche, in cui Cristo ci è venuto a trovare: il paesaggio che ha visto, le rocce che ha calpestato, le distanze che ha camminato… tutto collabora e costringe a capire la verità di quello che è accaduto.”

  4. Anna Rosa Pompili ha detto:

    vorrei avere qualche anno di meno, ed essere tua alunna, allora, quello che scrivi, quello che mi trasmetti ora “alla mia veneranda età”, avrebbero dato un timbro efficace alla mia adolescenza che anelava a qualcosa Oltre che nessuno mai ha percepito

  5. Alessandro ha detto:

    Sono stato due anni fa, era luglio 2012, in Terra Santa. Ogni sentimento descritto da questo articolo mi ha riportato a quei giorni e a quei medesimi sentimenti che anche io provai. Vivi nella mente i colori, i sapori, gli odori… esperienza mirabile! Chi non conosce la vita di Gesù e visita quei luoghi come turista non può non provare il brivido dell’Amore; la voglia di dire: chi è costui? Caro prof, grazie di questo articolo. Non ti scrivo più in mail per non essere l’ennesimo che ti intasa la posta, ma ti seguo qui e poi la Provvidenza farà che prima o poi ci si possa incontrare di persona… il solito sem.

  6. marco ha detto:

    Bella la parte sul tatto,perche’ Dio lo si sperimenta con l’anima ma anche con i 5 sensi,di questo se ne parla poco in effetti..

    • Felicetta ha detto:

      Se ti può interessare ho letto qualche tempo fa questo libretto : “Almeno 5” scritto da Erri De Luca e Gennaro Martino Ed. Feltrinelli, riguarda proprio i cinque sensi Di Dio.

  7. mi ha detto:

    grazie alessandro

  8. Ilaria ha detto:

    “Adesso quando ascolto una pagina del Vangelo mi pare di toccarla”… leggere le tue parole mi ha fatto rivivere nella pienezza dei miei sensi la mia esperienza di Terrasanta della scorsa estate e un po’ invidio sanamente i tuoi ragazzi che hanno vissuto quella terra del “tutto e del contrario di tutto e proprio per questo Santa” già a 18 anni mentre io ne ho aspettati ben 30!
    Proprio mentre riflettevo sugli “attuali ” giovani studenti liceali mi sono imbattuta in facebook in una sfida tra ragazzi; non a chi beve di più, ma a chi cita stralci, frasi di libri. Ed una ragazza ha sfidato le sue amiche con questo: -“Tim mi aveva detto che amare significa avere a cuore la felicità dell’altro più della propria, per quanto ciò comporti delle scelte dolorose… Ma fare la cosa giusta non è stato facile. Ancora oggi ho la sensazione che manchi qualcosa per rendere la mia vita completa.”

    dal libro “Ricordati di guardare la luna” di Nicholas Sparks

    -” Le illusioni di un tempo non mi avrebbero più aiutato, non avrebbero più creato sogni per me. Non rimaneva che il vuoto, quel semplice vuoto che mi aveva accompagnato per anni e al quale avevo cercato di adattarmi. Ero tornato al punto di partenza, pensai, e dovevo abituarmici. Adesso toccava a me creare sogni per gli altri, sarebbe stato questo il mio nuovo compito. Non conoscevo il potere di questi sogni, ma se la mia vita aveva un significato, era quello di continuare con tutte la mie forze quest’opera. Forse. ”

    dal libro “A sud del confine a ovest del sole” di Murakami Haruki .
    E così, oggi, in due momenti diversi, grazie anche un po’ alla tecnologia di internet ho toccato pace, bellezza, speranza!

  9. Sabrina ha detto:

    Grazie non ho potuto che leggere tutto d’un fiato!!! Anch’io avrei voluto un Prof come te… Sicuramente avrei amato di più le materie letterarie e mi sarei avvicinata prima ai libri…. è sempre un piacere leggerti!!!

  10. Silvia ha detto:

    Magari si potesse semplicemente prendere e partire per la Terra Santa e lasciarsi sfiorare da Dio…soprattutto quando la sua presenza manca nella realtà di tutti i giorni. Questo è il senso del pellegrinaggio, secondo me: partire per andare incontro a Dio, perchè Lui è anche qui, ma finchè non parto, non posso rendermene conto. Solo quando tornerò, forse, mi accorgerò di Lui nella quotidianità. L’uomo è una creatura buffa, in fondo, ha bisogno delle grandi cose, dei viaggi, di toccare con le proprie dita, ma questo Dio lo sa… proprio per questo a volte si lascia toccare… o almeno credo.
    Grazie delle belle parole… anzi, non belle: profonde.

  11. marco ha detto:

    Il video di Ungaretti bellissimo! Che uomini semplici!

  12. Nicoleta ha detto:

    Davvero, una Belleza queste parole che toccano il mio cuore. Nihil Sine Deo, tutto e iniziato con Lui. Grazie per il video con Ungaretti, je vais l’étudier pour savoir plus de lui, il mio verso sara il chapter 13 of Corinthians: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia.Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” Je suis désolé que je ne peux pas etre a Milano, mais j’espère qu’une jour je vais te rencontre, pour parlare della poesia, filosofia e vita. Un abbraccio dalla Bucharest, Nicoleta.

  13. Paolo ha detto:

    Complimenti per il raccolto viaggio in Terra Santa e per il racconto. Sul finale vale la pena compiere una considerazione. Quello di Ungaretti è un vecchio tormentato argomento della modernità, pieno di ambiguità. Si contrappone quasi la tecnica all’ispirazione, e si sviluppa una platonica separazione tra l’io del poeta e l’oggetto dell’osservazione lirica, tra autore e Secolo, per poi ricomporli in una confusione sornionamente elettiva. In altre parole, sarebbe come dire: costruisco lo sgabello, non ne sarò mai soddisfatto, ma se vi piace è perché è ispirato, e non chiedetemi il perché, sono io l’Artigiano (in altre parole, il Poeta). Solo in parte è vero. Se l’essenziale fosse solo questo, infatti, si confonderebbe il mistico con l’indefinito, la causa con l’effetto, e si dimenticherebbe che perfino nell’ispirazione di cui non si può possedere pienamente il contenuto intero – solo intuirlo e rivelarlo – esiste comunque metodo e misura che ne sono parti integranti, nonché una storia che ne costituisce le basi di senso e le compone. Per quanto vi sia molto da apprezzare nella lirica ungarettiana, anche sul tema della forma, mancano nelle parole del video il senso di continuità con il tempo, e la commisurazione della tecnica – e della tradizione – con l’ispirazione che produce frutti completi, per quanto umanamente limitati. I postmoderni hanno certamente affermato – ma soprattutto composto – di peggio, e Ungaretti aveva troppa tradizione alle spalle e qualità espressiva nell’intelletto per produrre tiepidezze letterarie, tuttavia la poesia non potrebbe mai essere frutto di alchimie indecifrabili, su cui romanticisticamente giocare, o alla lunga si negherebbe la poesia stessa.

    • Prof 2.0 ha detto:

      Grazie, Paolo. PRecisazione molto interessante e opportuna. Credo che la parabola artistica di Ungaretti dia conto di quanto dici. In fondo quella è una risposta televisiva da 3 minuti, che ha il pregio di affermare che c’è un nucleo dell’uomo misticamente raggiungibile, di cui la poesia si fa anticamera. Questo per me non è confondere, ma tenere separati i due piani.

  14. Antonella Fasoli ha detto:

    Per ringraziarla di questo suo bellissimo scritto, le invio una mia poesia che ho scritto in un momento kairos della mia esistenza.

    COMMUNIO

    Berro` il calice dell’attesa al tuo altare,
    e mi cibero` del tuo pane d’amore
    fino a che la notte divina
    mi prendera` l`anima.
    Allora
    nulla piu` spezzera` il nostro eterno
    abbraccio
    nell’alba radiosa del giorno infinito,
    trapunta di stelle e di sogni.
    Nulla piu` separera`
    la nostra stessa carne,
    unita da sacre catene,
    intrecciate di vite e di spighe.
    Allora
    mi dissetero` con il sangue
    della crudele espiazione,
    e mi saziero` del tuo corpo,
    offerta innocente,
    attendendo l’ora della perenne
    transustanziazione.

    Antonella Fasoli

  15. anna marrazzo ha detto:

    Quanto mi piacerebbe che mia figlia, adolescente, avesse un professore come te! E piacerebbe anche a me, come insegnante, poter assistere alle tue lezioni.
    Comunque leggendo l’articolo “la classe è acqua” e “toccare è essere toccati” mi hai ricordato un’altra persona che ha fatto il classico e che è un sacerdote-eremita. Sì, anche lui ha ribaltato molti luoghi comuni nelle sue lectio, omelie, lettere, commenti…
    Se avessi voglia di conoscerlo digita: http://www.eremodisanterasmo.it
    Ne vale la pena!
    Grazie!

  16. Roberto ha detto:

    Due domande: come si chiama il Video di Ungaretti 😀 non riesco a vederlo all’interno dell’articolo; bellissima la foto in cui parli di Te (mi rivolgo al prof. 2.0) usando i ballon dei fumetti. Una sorta di mappa concettuale. Che app. hai usato…mi piace assai!
    Grazie per tanta bellezza

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