26 febbraio 2010

Stile “bacio”

C’è chi pensa di criticarmi attribuendo al romanzo uno stile da Bacio perugina, ma forse è un complimento perché le frasi dei Baci Bacio perugina(che per altro mi piacciono molto quanto a gusto e devono la loro fortuna proprio alle frasi…) sono tratte dalla poesia nella maggior parte dei casi. Leo spesso usa frasi nette e precise, quasi aforismi o versi. Io leggo molta poesia, è la miglior palestra stilistica: ti costringe all’essenzialità. Il romanzo è disseminato di versi, da Eschilo a Auden, da Omero a Salinas. Non è un caso che i ragazzi si riconoscano in esse e le usino per descrivere il loro “stato” su facebook. Magari non sanno che quella frase è tratta da un poeta. L’altro giorno nel sito dei fan si è scatenata la caccia alla frase più bella e una ragazza ha scritto: “il centro della circonferenza della mia vita”. Lei non sa che è una delle frasi che amo di più della Vita Nova di Dante, ma il suo cuore ha riconosciuto, senza saperlo, la grandezza di Dante. Il mio libro porta i ragazzi alla grande letteratura, è solo un’anticamera, come una lezione in classe. Non ho paura di sporcarmi le mani nel pop, perché è solo lì che puoi intercettatare il cuore dei ragazzi, per cominciare un viaggio che è solo all’inizio. Dietro il mio “pop” c’è molta più profondità di quanto i critici snob credano… Bigletto Baci PeruginaMa si sa, ognuno fa quel che sa fare: io sto in classe con 20 adolescenti ormonali e pop e devo far arrivare loro Omero, Dante e Shakespaere. Altri stanno dietro una scrivania, con i loro libri che sanno sempre di nuovo… o di vecchio.

16 risposte a “Stile “bacio””

  1. Rory ha detto:

    Sono affascinata!
    Non so se complimentarmi o chiederti se sei una persona reale.

  2. Faber18 ha detto:

    Ciao. Ho sentito la tua intervista a Fahreneit su Rai 3, dicevi delle cose molto giuste a mio avviso, nella loro genuina semplicità (per questo qualcuno le ha bollate come “buoniste”). Mi hai incuriosito, comprerò il tuo libro e me lo leggerò. Nel frattempo complimenti e ti auguro il meglio.
    Fabrizio

  3. Paolo Pugni ha detto:

    La sintesi e l’essenzialità non sono che poesia logica e affascinante. Il bacismo è forse nell’assenza di tristezza? è un’alto volto per l’accusa di buonismo, già ampiamente smentita? lasciamoli giocare con le loro parole, che servono a nascondere l’invidia e l’arretratezza. Che cosa avrebbero scritto di Dante i suoi contemporanei?

  4. Stefania ha detto:

    Sono davvero delle parole profonde quelle che hai detto..e lo dice un’adolescente di 15 anni..ho letto il tuo romanzo in un solo giorno e a questo c’è una motivazione:è semplicemente profondo, molto riflessivo dove io stessa mi sono ritrovata nella storia dei protagonisti..spero davvero con tutto il cuore che questo sia uno fra i tanti libri che scriverai e che la tua carriera da scrittore sia lunga..Complimenti ancora per aver saputo emozionare il mio cuore!
    Stefania

  5. Irene ha detto:

    Ciao; sono anch’io un’insegnante di lettere di un liceo di Milano e ho appena terminato di leggere il tuo romanzo, consigliatomi da una collega.
    Ne sono rimasta affascinata, perchè tra le sue pagine ho trovato tanto dei miei ragazzi e delle ore, dei giorni che dedico a loro con tutta la mia anima, nella faticosa risposta quotidiana ad una chiara vocazione educativa.
    Ti tacciano di buonista? Ciò che io ho visto in questo libro non è buonismo, ma Amore: Amore per la vita, per i ragazzi, per l’Amore stesso, per Dio… Tutto questo può fare paura a chi preferisce compiangere la società e non vuole fare la fatica di guardare al di là delle cose, di scrutare DENTRO gli occhi di chi ci è accanto.
    Ti ringrazio per ciò che mi hai trasmesso con queste pagine, arrivano in un periodo un po’ complesso per il mio lavoro, ma rimettono in gioco la passione per i miei alunni.
    Grazie e buon lavoro!
    Irene

  6. Lucy ha detto:

    Io il libro l’ho letto e non lo trovo nè buonista nè bacioperuginoso. Forse è un po’ troppo “forzato” all’inizio (il riferimento ai freni guasti del motorino, ad esempio, con quell’aggiunta tra parentesi “li farò mai aggiustare?” mi è sembrata poco verosimile per essere un sedicenne che parla/scrive), e le parole della madre di Leo, alla fine, sotto le stelle in montagna, sono decisamente “di maniera” e poco coerenti con il modo in cui, fino a quel momento, Leo ha parlato del rapporto coi suoi genitori, ma nel complesso l’ho trovato un bel romanzo, complimenti!

  7. pascal ha detto:

    Pop viene da “popular”, in sé e per sé non ha alcuna valenza negativa. Potrebbe anche essere inteso come “puro esercizio di leggerezza artistica”, riferendosi alla levità della forma, assimilabile pertanto dal maggior numero possibile di persone, e lasciando intatto ogni richiamo alla profondità dei contenuti.
    Solo il tempo e le emozioni suscitate, decidono se all’interno di questo romanzo si trovano solo “pop corn” scoppiettati improvvisamente e con la stessa rapidità consumati.

  8. ha detto:

    mitico!

  9. Giulia Trapuzzano ha detto:

    E’ paradossale: quando entro in libreria cerco disperatamente qualcosa di nuovo, ma spesso mi scopro a diffidare delle novità editoriali. Ritengo sia stata una fortuna potermi affidare ai gusti letterari di una mia cugina che mi ha consigliato Bianca come il latte rossa come il sangue.
    Il mio acerbo giudizio si basa su pochi capitoli (ho comprato il libro da qualche ora, non di più), eppure posso dire di aver colto già qualcosa. Qualcosa di nuovo, appunto, e soprattutto bello.
    Studio Lettere e Filosofia alla Sapienza, i sottili riferimenti alla grande letteratura li trovo fruibili e magnificamente azzeccati. Temi finalmente resi attuali proprio per tutti.
    Non sono un’insegnante, e non prevedo nemmeno di poterlo diventare, ma sono allieva da sempre. I professori che porto nel cuore sono quelli che con ironia, semplicità e, sono certa, con titatico impegno, hanno saputo comunicarmi la bellezza di conoscere.

    Il 25 marzo, con molto piacere, mi troverò all’Auditorium Parco della Musica per ascoltare “Come si scrive il primo libro”.

    A presto,
    Giulia

  10. Tamara ha detto:

    Ciao, ho iniziato a leggere il tuo libro ieri sera. Dalle prime pagine ho capito che questo libro fa la differenza, il protagonista è un giovane ma non per questo privo di sentimenti.Il professore che leo chiama il sognatore, be io avrei voluto un professore che risvegliasse la mia curiosità. Purtroppo è piuttosto raro trovarne così, capaci di incuriosire e soprattutto insegnare giocando. Non sono più un adolescente, ho 28 anni ma continuo a sognare. Comlimenti!!!!!!

  11. kety ha detto:

    Gentilissimo professor D’Avenia,
    ti scrivo da “collega” a “collega” (quindi spero non ti dispiaccia se ti dò del “tu”). Sono una tua coetanea nonché professoressa di Storia e Filosofia anch’io. Insegno a Cesena, in Romagna, da tre anni ma sono originaria delle Marche, in un paese vicino a Senigallia. Mi sono specializzata a Roma sul sostegno scolastico, dopo aver fatto due anni di quella specie di “purgatorio dantesco” come definisco la SSIS di Bologna. Adoro il mio lavoro, perché mi dà la possibilità di entrare in un rapporto vivo con i ragazzi. Oggi più che mai ho scoperto che non sono appena i ragazzi ad aver bisogno di educazione ma gli adulti vanno ri-educati. C’è bisogno di investire sull’educazione, in tutti i campi e a tutti i livelli e la mia sfida personale quotidiana è questa: vivere ogni giorno accettando la sfida del cammino educativo, in primis per me, perché se non è per me non lo è neanche per i ragazzi.
    Ti volevo ringraziare per il tuo libro. Questo mi premeva in particolare. Me ne aveva parlato il mio collega di religione ma avevo il pregiudizio che si trattasse di un libro del genere “Moccia” e io sono in assoluto “anti-mocciana”! Ora mi vergogno solo di averlo pensato. Il tuo libro per fortuna è anni luce lontano dal genere di Moccia. Non sussiste nemmeno il paragone! Per fortuna il mio collega ha insistito. Ne ha parlato con entusiasmo anche a tutti gli altri colleghi e alla fine ho ceduto: l’ho comprato….Più che altro per curiosità.
    Che dire? L’ho divorato! Si legge benissimo, è scorrevole, mai noioso. L’ho finito in due giorni e intendo rileggerlo soffermandomi sulle pagine che mi hanno colpita di più. Ogni buon libro, secondo me, va riletto più di una volta e vale la pena paragonarlo con la vita, farci un ‘lavoro’ personale sopra, perché ogni buon libro lascia un segno e in qualche modo ti cambia. Ecco, devo dire che il tuo libro, in certo modo, mi ha cambiata. E’ un libro che ha un’anima. Dice cose vere con semplicità (forse perché la verità è semplice). Arriva direttamente al cuore! Parla dell’amore con una finezza assoluta, mai volgare, mai banale…E’ puro. Parla degli aspetti più alti dell’amore, più puri e universali per questo tutti ci si possono riconoscere, non solo i giovani ma anche gli adulti. Questo libro ha il coraggio di dire la verità (come Beatrice).
    Grazie perché nel tuo libro parli della vita e affronti le cose più sofferte di essa in modo dignitoso e realistico, senza perderti nel cinismo o nello scontato. Sai parlare in modo disilluso ma tenendo viva la speranza, sai trasmettere la bellezza dell’esistenza umana, sia che si tinga di “rosso” sia di “bianco”. Sai cogliere la bellezza e l’utilità di tutti i colori dell’esistenza. Per questo non posso fare altro che ringraziarti. Farti i complimenti sarebbe poco. Grazie perché sei uno dei pochi che non parla dei giovani ma parla ai giovani. Si percepisce che vivi un rapporto ‘formativo’ con loro. “Nessuno educa se non si lascia educare”, questa è una delle mie “massime”-guida, perché anche io cerco, nel mio piccolo, di essere come il Sognatore del libro. Non sarebbe affatto male se si riuscisse ad organizzare un “incontro con l’autore” nella mia classe. Purtroppo il tempo è limitato, lo so. Io spero comunque che tu legga il mio messaggio. Ti lascio la mia mail personale (ketimi@libero.it), perché sarebbe molto bello se tu fossi disponibile a incontrarci e a parlare del tuo libro con i ragazzi della nostra scuola (ITIS di Forlì). Grazie ancora per avermi ricordato che nella vita lascia il segno chi ha il coraggio di desiderare, ascoltare il cuore, porsi delle domande, lasciarsi provocare dalla realtà e ricercare la via della felicità e della verità ( che ho scoperto coincidenti).Grazie di tutto. Ah, io mio chiamo Kety Bacolini (Kety, proprio come la canzone degli Pooh, “Piccola Kety”…mi hanno chiamato così per quella! Ho un’origine ‘musicale’… )
    un caro saluto

  12. kety Bacolini ha detto:

    Ciao, insegno all’ITIS “Marconi” di Forlì,
    dopo aver letto il tuo libro mi piacerebbe poter organizzare un incontro con l’autore nella mia scuola. Siamo un gruppo di insegnanti interessati (il docente di religione, la docente di geografia e di italiano e io, insegnate di sostegno)
    potresti dirmi se per te è possibile? Magari così potremo scambiarci i contatti per organizzarci
    ….grazie

  13. kety Bacolini ha detto:

    Gentilissimo professor D’Avenia,
    ti scrivo da “collega” a “collega” (quindi spero non ti dispiaccia se ti dò del “tu”). Sono una tua coetanea nonché professoressa di Storia e Filosofia anch’io, con la specializzazione nel sostegno scolastico. Insegno da tre anni in Romagna.
    Ti volevo ringraziare per il tuo libro.
    Che dire? L’ho divorato! Si legge benissimo, è scorrevole, mai noioso. L’ho finito in due giorni e intendo rileggerlo soffermandomi sulle pagine che mi hanno colpita di più. Ogni buon libro, secondo me, va riletto più di una volta e vale la pena paragonarlo con la vita, farci un ‘lavoro’ personale sopra, perché ogni buon libro lascia un segno e in qualche modo ti cambia. Ecco, devo dire che il tuo libro, in certo modo, mi ha cambiata. E’ un libro che ha un’anima. Dice cose vere con semplicità (forse perché la verità è semplice). Arriva direttamente al cuore! Parla dell’amore con una finezza assoluta, mai volgare, mai banale…E’ puro. Parla degli aspetti più alti dell’amore, più puri e universali per questo tutti ci si possono riconoscere, non solo i giovani ma anche gli adulti. Questo libro ha il coraggio di dire la verità (come Beatrice).
    Grazie perché nel tuo libro parli della vita e affronti le cose più sofferte di essa in modo dignitoso e realistico, senza perderti nel cinismo o nello scontato. Sai parlare in modo disilluso ma tenendo viva la speranza, sai trasmettere la bellezza dell’esistenza umana, sia che si tinga di “rosso” sia di “bianco”. Sai cogliere la bellezza e l’utilità di tutti i colori dell’esistenza. Per questo non posso fare altro che ringraziarti. Farti i complimenti sarebbe poco. Grazie perché sei uno dei pochi che non parla dei giovani ma parla ai giovani. Si percepisce che vivi un rapporto ‘educativo’ con loro. Non sarebbe affatto male se si riuscisse ad organizzare un “incontro con l’autore” nella mia classe. Purtroppo il tempo è limitato, lo so. Io spero comunque che tu legga il mio messaggio. Ti lascio la mia mail personale (ketimi@libero.it), perché sarebbe molto bello se tu fossi disponibile a incontrarci e a parlare del tuo libro con i ragazzi della nostra scuola (ITIS di Forlì). Grazie ancora per avermi ricordato che nella vita lascia il segno chi ha il coraggio di desiderare, ascoltare il cuore, porsi delle domande, lasciarsi provocare dalla realtà e ricercare la via della felicità e della verità.Grazie di tutto.
    un caro saluto

  14. StefanoN ha detto:

    Omero, Dante e Shakespeare non sono arrivati fino a noi grazie alle presentazioni pop di qualcuno. Alcune storie si danno forza da sole, tutto qua. E a me sembra che molte di queste che oggi vivono nelle riserve scolastiche siano destinate ad essere rimpiazzate.

  15. sonia ha detto:

    Dopo aver letto un’intervista su vanity fair, mi son detta che questo libro volevo e dovevo leggerlo assolutamente. Sono un’animatrice di giovanissimi e da quell’intervista mi sembrava che nel libro ci avrei trovato il mio mondo, il mondo dei ragazzi che mi sono affidati.
    Devo dirlo, però: all’inizio ero scettica e ho subito dichiarato a me stessa “ecco un libro furbo”.
    Un libro che vuol far leva sui sogni, sulle frasi ad effetto e mettiamoci allora l’amore impossibile, l’amore non ricambiato, il dolore e il gioco è fatto.
    Ma dopo poco quella furbizia che tanto acutamente avevo scovato e da cui sarei rimasta immune si è dissolta. E si è aperta in me una convinzione: questo libro è un invito a ricordare, per chi ha la mia età.(34)
    A ricordare come mi sentivo quando avevo 15 anni e non sapevo cosa volevo, ma sapevo che avevo bisogno di un sogno. Quando confondevo i sogni e pensavo che quello che inseguivo sarebbe stato per la vita, e invece no.
    Quando poi all’improvviso capisci che non importa quale sia il tuo sogno, perchè ciò che più conta è banalmente vivere una vita che ti piace, ma che ti piace così tanto che forse è essa stessa il tuo sogno.

    Sono un’ottimista, sono una persona che crede, che spera, che ama… e che troppo spesso si dimentica di essere così.
    Grazie Alessandro per avermelo ricordato con le tue parole.

    girasonia

  16. Elena Mentasti ha detto:

    Non so da dove cominciare, la prego di perdonare la confusione.
    volevo ringraziarla.
    non so se sarò in grado di affrontare la sua provocazione. sono orgogliosa, testarda e troppo convinta di non avere bisogno di nulla perché il segno che le sue parole hanno tracciato in me rimanga indelebile.
    liceo classico, e ora studio alla facoltà di scienze dell’antichità. motivo della mia scelta l’aver avuto una persona che mi ha insegnato a chiedermi sempre cosa c’entra quello che studio con me, con la mia vita.. e il conseguente amore per il latino e il greco, dalla grande umiltà che insegna lo studio preciso della grammatica alle grandi domande che insegnano gli autori.
    non credo che leggerò più i classici senza l’eco delle sue parole nella mente, senza collegare tutto a Leo.. a me.
    Ho 21 anni, di sofferenze fino alla bestemmia e di gioie fino al pianto. credo che si possa riassumere in poche righe:
    “caligaverunt oculi mei a fletu meo quia elongatus est a me qui consolabatur me. videte omnes populi si est dolor similis sicut dolor meus.”
    è il mio brano preferito, un responsorio pasquale, un’armonizzazione magnifica..mette di fronte a una disperazione totale, causata dal distacco di una persona cara, amata.. ma “resurrexit, sicut dixit” (dal Regina Coeli). E che altro dire..? Leo ha ragione, lei ha ragione, io sono stata per tanto tempo un’imbecille e la vita va avanti. Si ama, si soffre, si vive. la gioia sta nel senso della sofferenza. e non si finisce mai di capire e di ricevere perdono.
    Non la conosco, non l’ho mai sentita parlare. Eppure mi ha insegnato così tanto..!
    E mi ha richiamata all’Essenziale.
    Grazie
    Elena

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