21 novembre 2010

Zibaldino domenicale

“A quei tempi appresi che l’uomo vede solo ciò che gli è stato mostrato: nel ghetto e nei campi di concentramento avevo visto l’egoismo e la bassezza, ma anche la generosità degli uomini. La bassezza era tanta e la generosità poca, ma la mia memoria ha custodito proprio i momenti chiari e umani la vittima superava il suo meschino egoismo e si sacrificava per il prossimo. Questi pochi momenti non si limitavano a portare luce nell’oscurità: infondevano in me la fiducia che l’uomo non sia un insetto… Ho fatto un analisi e un conto: ogni uomo che si è salvato durante la guerra si è salvato grazie ad una persona che, in un momento di grande pericolo, gli è venuta in aiuto. Nei campi di concentramento non abbiamo visto Dio, ma abbiamo visto i giusti. L’antica leggenda ebraica, che dice che il mondo continua a esistere per merito di pochi giusti, era vera allora come lo è oggi”.

A.Appelfeld, Storia di una vita, p.140

5 risposte a “Zibaldino domenicale”

  1. Marta ha detto:

    Fantastico il nuovo blog Alessandro!!! 🙂
    Grazie per tenerci sempre informati e per regalarci ogni giorno qualcosa di nuovo!!!

  2. Afavordialibi ha detto:

    […]Nei campi di concentramento non abbiamo visto Dio, ma abbiamo visto i giusti[..]Ma Dio non era nei giusti?

  3. Donata ha detto:

    Grazie prof…
    di tutto! Del suo libro, di aver oggi parlato di quest’altro libro, del suo “vecchio” blog che ho incrociato per caso e che seguo da prima che lei diventasse famoso…., del suo “nuovo” blog così rosso e bianco…, del desiderio di Bellezza che si porta dentro e che traspare in tutto ciò che scrive o trascrive…Grazie

  4. Rossana ha detto:

    Contempla l’amore
    Improvvisamente, ho di fronte l’immagine di mia moglie. Mentre inciampiamo per chilometri, guardiamo la neve o scivoliamo su lastre ghiacciate, sempre sorreggendoci a vicenda, aiutandoci gli uni gli altri e trascinandoci avanti, nessuno parla più, ma sappiamo bene che in questi momenti ognuno di noi pensa a sua moglie. Di tanto in tanto guardo il cielo, dove impallidiscono le stelle, o là, dove comincia l’alba, dietro una scura cortina di nubi: ma il mio spirito è ora tutto preso dalla figura che si racchiude nella mia fantasia straordinariamente accesa, e della quale non ho mai avuto sentore prima, nella vita normale. Parlo con mia moglie. La sento rispondere, la vedo sorridere dolcemente, vedo il suo sguardo, e — corporeo o meno — il suo sguardo brilla più del sole che si leva in questo momento. D’un tratto, un pensiero mi fa sussultare: per la prima volta nella mia vita, provo la verità di ciò che per molti pensatori è stato il culmine della saggezza, di ciò che molti poeti hanno cantato; sperimento in me la verità che l’amore è, in un certo senso, il punto finale, il più alto, al quale l’essere umano possa innalzarsi. Comprendo ora il senso del segreto più sublime che la poesia, il pensiero umano ed anche la fede possono offrire: la salvezza delle creature attraverso l’amore e nell’amore! Capisco che l’uomo, anche quando non gli resta niente in questo mondo, può sperimentare la beatitudine suprema — sia pure solo per qualche attimo — nella contemplazione interiore dell’essere amato. Nella situazione esterna più misera che si possa immaginare – nella condizione di non potersi esprimere attraverso l’azione, quando la sola cosa che si possa fare è sopportare il dolore con dirittura, sopportano a testa alta, ebbene, anche allora, l’uomo può realizzarsi in una contemplazione amorosa, nella contemplazione dell’immagine spirituale della persona amata, che porta in sé. Per la prima volta nella mia vita, sono in grado di capire ciò che si intende, quando si dice: gli angeli sono beati nell’infinita, amorevole contemplazione di uno splendore infinito…

    Davanti a .me cade un compagno; quelli che gli marciano dietro, cadono anche loro. La sentinella accorre e li bastona senza pietà. La mia vita contemplativa è interrotta per qualche secondo, ma subito dopo la mia anima si innalza, si eleva nuovamente dalla mia esistenza di internato ad un mondo sovrumano e riprende il dialogo con l’essere amato: io chiedo — lei risponde, lei domanda — rispondo io.

    Viktor Frankl, Uno psicologo nei lager, Ares, pag. 75

  5. Simona ha detto:

    “…la vittima superava il suo meschino egoismo e si sacrificava per il prossimo…”
    Siamo tutti un pò vittime e un pò carnefici lungo il cammino della vita, alla continua ricerca di un equilibrio tra luce e ombra ma, nella desolazione più grande, siamo sempre in grado di sperare. L’amore tiene accesa la fiamma della vita, anche quando tutt’intorno è notte, e ci rende liberi.
    Ho letto il tuo libro Alessandro, mi é piaciuto molto. Ho avuto la fortuna di incontrare una Sognatrice lungo il mio percorso scolastico, anche a lei brillavano gli occhi quando raccontava e ha segnato il mio cammino di “individuo unico ed irripetibile”. L’augurio è che ognuno dei nostri ragazzi, incontri un faro da cui lasciarsi illuminare.

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