18 dicembre 2010

Cecilia, chiunque tu sia

Ieri serata in compagnia di genitori e alunni della seconda scientifico per il musical dei Promessi Sposi, in una Milano coperta di neve. Genitori, studenti, prof: la scuola così com’è.

Musical non all’altezza delle aspettative, senza toni accorati, tutto troppo gridato, con rare accensioni: una fra tutte. La scena della madre di Cecilia. Solo il grido del nome Cecilia apriva una voragine di senso e nonsenso sul palco e fuori dal palco.

Poi oggi, per strada, le urla di un uomo. Il solito alterco automobilistico? Mi affaccio. No.

Sono le urla lacerate di un padre: “Cecilia, voglio rivedere i miei figli. Cecilia sono i miei figli”.

Cecilia bambina o madre, ti prego, non tormentarmi più.

Chiunque tu sia.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=aWWSt-yrQFM&feature=related[/youtube]

11 risposte a “Cecilia, chiunque tu sia”

  1. cecilia ha detto:

    Mi chiamo Cecilia: vorrei che il mio nome avesse il segreto potere di tormentare dolcemente qualcuno…qualcuno in particolare.

  2. Filippo Minonzio ha detto:

    Ma perchè hai fatto finire il libro in quel modo?! Non mi piace affatto!

    Per il resto è molto bello e ormai sono sicuro… vorrei un prof modello 2.0!

  3. Chiara ha detto:

    Poche parole, uno scorcio di vita, un racconto di sentimento.
    Grazie prof, un bel post.

  4. Marta ha detto:

    Avevo visto il musical dei Promessi Sposi su Rai1 a settembre e mi aveva colpito proprio la scena della mamma di Cecilia, nella quale, a mio parere, emerge tutto l’amore e il sentimento di una madre che perde la propria bambina….
    Musical Sublime!

  5. Cecilia Saioni ha detto:

    CI saranno migliaia di Cecilie in Italia.. le scrive una di queste. Una ragazza semplice, una studentessa impegnata, una frequentatrice del liceo classico. Una persona fragile forse, che ha trovato la forza nella propria debolezza. Un’adolescente che aspira a quell’affetto incondizionato che è tutto, e che è tutto ciò che manca.. che in una giornata infinta ha trovato una speranza in queste poche righe, in quel video, in quelle urla strazianti di una madre che ama la figlia.. quella ragazza è qui, a fermarsi dal correre mentre fugge da sme stessa, sola – con un piede accanto al cuore- a riflettere sulla sua vita, cercando in quel mare immenso, che rimane sempre lo stesso mutando in continuazione, nel mare profondo e illimitato dei propri pensieri; cercando di trovare in migliaia di onde, milioni di onde tutto quello che ha perso, credendo che da qualche parte, in fondo al cuore o in cima al mondo, esistesse ancora quell’istante perfetto in cui il battito del cuore va in armonia con il respiro del mondo, in cui ognuno ha il diritto di cercare la propria felicità.
    E la piacevole sensazione di smarrimento, quando si capisce che non si può trovare tutto quello che si è perso, che la vita continua e che non sta a noi sorreggere il mondo, ma solo farne parte..
    E il ritrovarsi, il sapere che niente è cambiato in migliaia di onde, milioni di onde..
    E lì, in quell’istante infinito e perfetto, lungo una breve eternità.. è in momenti come questo che capiamo chi siamo, che possiamo guardare la realtà con occhi diversi,trovavo un pezzetto di noi riflesso nel mondo circostante (un pezzo di pace e di serenità.. il riflesso dell’infinito, del sorriso di Dio) e che sappiamo ringraziare le persone che non ci hanno mai abbandonate, che hanno creduto in noi quando per primi non credevamo in noi stessi: è lì. Dove “l’infinito sceglie la sua lacrima..”

    grazie perchè per una fortuita casualità l’ho capito soltanto ora..
    grazie.. da una delle tante Cecilie, che ha trovato conforto in una speranza che ha il sapore di certezza, per un qualche mistero.. o un miracolo, a volte.

  6. Afavordialibi ha detto:

    La morte di una bambina,un legame che prima si frantuma,poi incattivisce.
    Spaccati di vita che tormentano,ma poi insegnano:la vita è anche morte;nella vita ci si può perdere.
    Due frasi pesanti,due volte pronunciata la parola “vita”.Può sembrare crudele,ma provassimo a vederli proprio al microscopio,capiremmo che la mamma della bambina prima o poi si riprenderà e la signora separata capirà che un padre è essenziale e lo farà salire,anche solo per i figli.Capiremmo che è vita soprattutto il dolore,a vederne di più di queste scene e certo non di meno,comprenderemmo pienamente che il passaporto per un esistenza piena è l’assoluta consapevolezza di una rinascita certa.

  7. monica ha detto:

    “Il dolore e la sventura sembrano il modo migliore perché il mondo si prenda cura di te”: ogni tanto mi è capitato di rileggere queste parole nel tuo sito, e non mi sembrava di capirle mai bene. Ma ora il post me le ha chiarite di più. Per esempio: dolore e sventure ti costringono a chiederti per cosa val la pena davvero vivere; costringono ad andare più a fondo di quel livello a cui ci saremmo comodamente arrestati.
    Il problema è se qualcuno è in ascolto di questa domanda di senso (come tu per quei due genitori). Come diceva anche in una sua poesia Par Lagerkvist:
    “Non c’è nessuno che ode la voce invocante nelle tenebre; ma perché la voce esiste?”…

  8. ceci ha detto:

    Questo post mi ha colpito, è stato una freccia che mi ha trafitto il centro del cuore, forse perchè anch’io sono una delle tante Cecilie d’Italia e mi ritrovo un po’ nelle parole di Cecilia2, forse perchè i Promessi Sposi mi hanno segnato nel bene più di quanto io voglia ammettere.

  9. Roberta ha detto:

    Piansi quando al liceo lessi di Cecilia. Ora che sono mamma non mi piace pensare a quell’episodio. E’ troppo doloroso se il viso di mio figlio si sovrappone a quello di lei. Scappo. Forse perchè ho già la mia dose di dolore da sopportare. Dopo un pò si diventa più forti. Poi saturi, come i recettori studiati in Scienze. Il dolore satura. Invidio chi riesce a far sgorgare dal proprio dolore nuova vita. Io oggi, stremata e amareggiata,mi fermo. E davanti a quel padre posso solo dire: spero riabbracerai i tuoi figli.Certezze non ne ho.

  10. ha detto:

    Ieri sera ho assistito allo spettacolo di Natale delle classi III media della scuola che frequesta mia figlia dal titolo: “Dove c’è verità nasce bellezza”

    La preside ci ha introdotto alla serata spiegando a noi genitori il perché di questo gesto:
    “molti di noi sono rimasti aprticolarmente colpiti che oggi, nel 2010, il Santo Padre abbia consacrato una Cattedrale (la Sagrada Familia) frutto del lavoro di molti uomini, simbolo di legame tra Natura, Fede e Lavoro, fonte di conversione. Da questo con i ragazzi abbiamo riflettuto su ciò che ha animato questo evento”.

    Riflessioni dei ragazzi, lette dai ragazzi, canti rigorosamente in latino, cantati dai ragazzi (tutti) composti, con la divisa, con una precisione sorprendente… Una serata che ha saputo suscitare nel cuore di molti il perché del costruire (Dio dona a ciascuno di noi il grande compito di costruire nella propria vita perché siamo partecipi alla realizzazione del Suo Creato), il come (con materiali da lavorare, pietra da cui trarre sculture, calcina che lega…), una serata che ha saputo dire a noi genitori che i “nostri ragazzi” se stimolati sono in grado di compiere cose “grandi”.

    Un grazie quindi ai loro professori che, come te Alessandro, nonostante l’irruenza, la confusione e la non disciplina che spesso accompagna i gesti di questi nostri ragazzi, vanno oltre e credono ogni giorno in loro tanto da saperli capaci di grandi cose, capaci di una serata come questa.

    Stella splendens in monte ut solis radium miraculis serrato exaudi populum.

    Concurrunt universi gaudentes populi
    divites et egeni grandes et parvuli
    ipsum ingrediuntur ut cernunt oculi
    et inde revertuntur gracijis repleti.

    Principes et magnates extirpe regia
    saeculi potestates obtenta venia
    peccaminum proclamant tundentes pectora
    poplite flexo clamant hic: Ave Maria.

    Prelati et barones comites incliti
    religiosi omnes atque presbyteri
    milites mercatores cives marinari
    burgenses piscatores praemiantur ibi.

    Rustici aratores nec non notarii
    advocati scultores cuncti ligni
    fabri sartores et sutores nec non lanifici
    artifices et omnes gratulantur ibi.

    Reginae comitissae illustres dominae
    potentes et ancillae juvenes parvulae
    virgines et antiquae pariter viduae
    conscendunt et hunc montem et religiosae.

    Coetus hic aggregantur hic ut exhibeant
    vota regratiantur ut ipsa et reddant
    aulam istam ditantes hoc cuncti videant
    jocalibus ornantes soluti redeant.

    Cuncti ergo precantes sexus utriusque
    mentes nostras mundantes oremus devote
    virginem gloriosam matrem clementiae
    in coelis gratiosam sentiamus vere.

    Traduzione:
    Stella splendente come raggio di sole sul monte racchiuso tra i miracoli, esaudisci il tuo popolo.
    Tutti i popoli in festa accorrono: ricchi, poveri, potenti e piccoli, e qui entrano per vedere con i loro occhi e tornare pieni di grazia.
    Principi e magnati di stirpe regia vengono per ottenere perdono per il loro potere terreno e battendosi il petto proclamano i loro peccati, ed in ginocchi esclamano: Ave Maria.
    Tra questa folla si unisce per esibire voti e quindi ringraziare la Vergine, per poi lasciare questo luogo con gli occhi splendenti di tutte queste ricchezze, e ciascuno, libero dal male, ride e scherza.
    Tutti dunque pregano, uomini e donne, purificando il nostro cuore imploriamo devotamente la Vergine gloriosa madre di clemenza; perché sappiamo che in cielo davvero Ella è fonte di grazia.

  11. Cecilia ha detto:

    non ho capito l’articolo.

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