18 aprile 2011

Auguri mamma

Ci sono cose che solo una madre e un figlio sanno. Di quelle non parlerò. Fanno parte di ciò che rende un uomo uomo o un uomo meno di un uomo.

C’è però un rito che voglio ricordare e di cui ti sarò sempre grato. È una cosa piccola, ma ha dentro tutto. Quando iniziai il liceo e affrontavo le versioni di latino e di greco, spesso mi incagliavo tra le secche del lessico da scegliere o gli scogli di una sintassi che non tornava mai. Così si consumava quel rito serale. Mi avvicinavo al divano dal quale distrattamente guardavi la televisione, mentre facevi mille altre cose. Non credo tu abbia mai guardato un film per intero in vita tua. Sei figli sono un colossal continuo che non ammette distrazioni… Portavo il libro di latino o di greco, i rispettivi vocabolari e leggevo la traduzione ad alta voce. Ma prima ancora che io leggessi tu partivi e traducevi sul momento, quando non ricordavi qualcosa intervenivo io a suggerire un significato (spesso sbagliato perché trovavo termini che non c’entravano nulla…) e allora andavi avanti. Non insegnavi quelle materie. Le ricordavi dai tempi del liceo, durante il quale, me lo hai raccontato tante volte, in una classe di sette o otto ragazze, eri interrogata quasi tutti i giorni e ricordavi ancora i paradigmi a memoria.

Io a volte non avevo bisogno di quel rito, te lo rivelo adesso. Magari ero riuscito a capire da solo la versione (evento comunque non frequente, soprattutto per il greco), ma volevo che tu mettessi in ordine tutto. Come hai sempre fatto: dagli armadi ai dolori, dalle torte alle vite. Mi dava pace, mi toglieva la paura delle interrogazioni. C’era calma in quel rito, c’era l’ordine del mondo e c’era un dialogo silenzioso fatto di fiducia e sfida. Ripetevi sempre che era facile, soprattutto il greco, che amavi di più. Per me niente era facile, ma mi fidavo. Così ho cominciato ad amare anche io il greco e poi l’ho scelto per laurearmi, dottorarmi, insegnarlo. C’è stato un momento in cui cominciavo a saperne un po’ di quelle lingue, ma venivo lo stesso, a ripeterti quello che avevo fatto.

Tradurre o controllare la traduzione era il rito con cui tu e io mettevamo a posto il mondo, anche quando il mondo attorno a noi era nel caos e tu sai perché. Quelle versioni, quella sintassi riordinata, quei cum narrativi, quegli ablativi e genitivi assoluti, quelle interrogative indirette erano il codice che una madre e un figlio avevano trovato per dirsi, che nonostante tutto, sarebbe andato tutto bene, nelle traduzioni come nella vita. Forse a volte la traduzione non era perfetta o rimaneva oscura, ma sapevamo, tu più di me, che quel testo aveva senso, anche se io non lo capivo del tutto e magari a volte qualcosa sfuggiva anche a te. Il mondo aveva un senso. Non sempre noi lo capivamo, ma ci fidavamo di questo e tu mi aiutavi a fidarmi del mondo, perché potevo fidarmi sempre di te, di quel rito. Per questo forse ti chiami Rita, perché mi hai insegnato che la vita non è facile, non è comprensibile spesso, ma l’eleganza è sempre possibile, la fiducia è sempre possibile, la compagnia è sempre possibile.

Anche se noi non lo capiamo, un senso c’è, sempre. Ci vogliono i riti, avrebbe detto il Piccolo Principe alla volpe. Sono quello che ci salva quando le cose fanno naufragio. Tu me li hai insegnati e continui a farlo. Sono sicuro che un giorno farai lo stesso quando arriverò impreparato all’interrogazione finale, ci sarai tu ad aiutarmi, ancora una volta.

30 risposte a “Auguri mamma”

  1. Roberta ha detto:

    Caro Alessandro, come mamma ti ringrazio.
    I riti ci salvano quando attorno tutto crolla. Ci salvano davvero. Mettere a letto mio figlio e leggergli una favola mentre forse mio nonno morirà…mi sta salvando, ancora una volta.
    Abbraccio, se me lo permetti, la tua mamma Rita. Una madre così cresce uomini che sapranno restarci accanto nelle difficoltà. Le loro compagne non resteranno sole mentre chi amano sceglie di fuggire. Una mamma così cresce uomini in grado di restare. Grazie.

  2. Mariaelena ha detto:

    I riti sono le nostre certezze, come la telefonata di mia madre ogni giorno alle 16.00, se il telefono non squilla chiamo subito arrabbiata e la rimprovero bonariamente, ma lei serafica risponde che non se n’era mica accorta… i suoi capelli sono ogni giorno più bianchi e i suoi gesti più lenti… ma la sua telefonata è l’ordine delle mie giornate…
    grazie a tutte le mamme…
    grazie Alessandro perchè mi hai permesso di parlare di lei!

  3. Niriam Goldstein ha detto:

    La passione per il greco e latino, mio figlio Agostino, l’ha ricevuta dal padre. Anche per lui è stata una specie di iniziazione. Suo padre gli leggeva da piccolo pagine di Orazio, Plauto, Omero in metrica, lui ancora non capiva, ma ne è rimasto affascinato. Al liceo aveva voti altissimi solo in quelle materie. Si è laureato e oggi le insegna ad un liceo e fa lavori di critica sull’ars poetica di Orazio. Questo per dire che certe passioni sono quasi istintive o mediate dall’amore di chi ti sta vicino e te le comunica con entusiasmo. Anche se è stato un papà a risvegliare tutto questo, io ne sono orgogliosa e, dato che io e Paolo(il papà) siamo sposati da 40anni, con lui ho condiviso tutto! I nostri 4 figli, i tre nipotini, le sue passioni!

  4. Laura ha detto:

    Che dire. Mi hai commosso. Anche perchè hai citato il libro del piccolo principe ed il passo del rito tra lui e la volpe.
    “Che cos’e’ un rito?” disse il piccolo principe.
    “Anche questa e’ una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe. “E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.”

  5. silvia ha detto:

    Il mio rito sono le molte parole con mio padre. Le molte parole non dette noi nostri interminabili silenzi a pranzo e a cena. I nostri interminabili silenzi quando, ogni lunedì mattina si sveglia alle 5 e mezza e mi accompagna a prendere il treno per l’università e mi dice “fame un squillo che so che te se rivada”.
    I suoi interminabili silenzi quando vorrei che mi chiedesse come sto, ma puntualmente non me lo domanda.
    I suoi interminabili silenzi quando ho la sensazione che preferisca ascoltare una notizia al tg che me.
    Ma nonostante tutto questi silenzi mi danno sicurezza, perchè in fondo so C’E’ sempre. E i suoi gesti rudi, valgono molto più delle parole non dette.

  6. Laura ha detto:

    Grazie! Le tue parole mi hanno restituito la voglia di recuperare il mio rito con la mamma, quel lungo abbraccio prima di andare a dormire nel quale senza dirsi nulla, in realtà, ci si diceva tutto. Fatiche gioie e problemi della giornata erano condivisi e superati…Stasera non mi perderò quell’abbraccio.

  7. rita d'avenia ha detto:

    e poi dicono che il greco è una lingua morta!!!
    Mi pare che ci sia abbastanza vita…

  8. Paola ha detto:

    ho vent’anni e queste parole mi hanno fatto sentire un brivido lungo la schiena pensando alla mia mamma…piena di riti !! Amo questo blog sempre di più !

  9. Kalypso ha detto:

    “Due cose al mondo non ti abbandonano mai, l’occhio di Dio che sempre ti vede e il cuore della mamma che sempre ti segue”.
    La mamma è una rosa, lei è l’unica al mondo capace di comprenderti anche dai silenzi. Commoventi le tue parole. Tantissimi auguri alla tua…gioisco con voi. Ciao

  10. antonella ha detto:

    anch’io ogni mattina, puntuale come un orologio, telefonavo alla mia mamma. Lei attendeva quella chiamata, che rispondeva, a volte con affetto, altre, specie quando la sua mente cominciava ad intorpidirsi, con ansie e tensioni. Ora la mia mamma non è più in grado di ascoltarmi, ma ancora mi aspetta e cerca la mia mano per infiniti abbracci.

  11. Angela ha detto:

    Sarebbe bello che anche i miei figli, quando arriveranno alla tua età, ricordassero così i nostri momenti dell’oggi, ma ho poche speranze.
    Mal sopportano i miei “valori”, per loro cose di altri tempi.
    Buona Santa Pasqua!
    Angela

    • Prof 2.0 ha detto:

      Tutto quello che semini darà frutto. A suo tempo…

      • maria rita ha detto:

        … a volte sei certa di aver seminato, ma se è sopraggiunta la tempesta che ha spazzato via il seme o spogliato la pianticella? Quanti “figlioli prodighi” possono esserci al mondo?

  12. Cecilia ha detto:

    bellissimo!
    il rito. la messa della domenica. “fate questo in memoria di me”. così non dimentichiamo. così ogni cosa prende il suo significato! e noi siamo sempre più felici.

  13. valentina ha detto:

    Ancora una volta grazie!
    E te lo dico da mamma che spera che in tutti i piccoli gesti che faccio-preparare la colazione per i bimbi, portarli a scuola o all’asilo, fare i compiti o colorare e giocare, raccontare una favola per accompagnarli nella notte-i miei figli possano capire l’amore che ci lega. E se anche in una versione questo può capitare, il mio cuore ha ancor più speranza

  14. irritata ha detto:

    mammamia..ma quando ci parlerai di qual cosa che non è perfetto in te.. nella tua vita..
    un qualcosa che proprio non ti va giù..che non riesci a sopportare ci sarà?..
    ci sarà un momento che proprio non capisci..non risolvi..
    ..ma verrà mai il momento in cui sentiremo uscire da quella tua bocca un lamento,un vacillamento,un timore..uno smarrimento..qualcosa che non riesci a comprendere..a fare..
    booo sembra che vivi sempre in compagnia di speranza,fiducia,meraviglia,slancio,chiarezza..

    • Prof 2.0 ha detto:

      Questo post è pieno di incertezze. Mi spiace che tu non lo colga. E comunque vivo in compagnia di quelle cose che dici e se ho da lamentarmi lo racconto a chi può ascoltarmi, non certo qui.
      Bello tu abbia scelto “irritata”, è proprio il contrario di Rita…

  15. quella di prima ha detto:

    che pespicace che sei non ti scappa nulla..
    il contrario.
    l incertezza la colgo;
    in quel bambino che andava dalla sua mamma per essere rassicurato..per attingere sicurezza.
    ma il punto vero è che tu avevi da chi andare e da chi aveva cio per cui andavi..
    e questo non è così irrilevante..
    visto che per molti le domande restano domande
    a cui non viene trovata risposta..e diventa così molto molto più difficile trovarle..
    maa comunque avvolte sarebbe bello sentirti vacillare..
    sentire il rumore di un dubbio,di un incomprensione..di qualcosa di irrisolto
    e invece il problema è che non vacilli o almeno non lo dai a vedere sempre ancorato a questa pienezza
    ..ma ci sarà qualcosa che ti rimane li..a cui proprio ti fermi ci sarà?
    lo immagino che le tue inquietudini le vai a dire a chi vuoi ma visto che parli sempre della vita parlare di essa è anche porre i suoi irrisolti quesiti..i tormenti che ci immergono..

    • Prof 2.0 ha detto:

      Cara “Quella di prima”,
      hai ragione. Mi spiace se il mio raccontare la positività e l’ottimismo fa sentire esclusi e magari feriti. Accolgo il tuo suggerimento e ti ringrazio. Qualche ombra in più rende la luce più vera!

      • Angela ha detto:

        …….Per favore, continua a raccontare note positive, sono cosi’ rare….
        la quotidianita’ e’ fatta da telegiornali e reality show, e sono così deprimenti…..

  16. capita!! ha detto:

    no non feriti..
    ma la sai la storia della Gioconda?
    a forza di dire bella bella ..di vantare la sua bellezza strardinarietà unicità e di echeggiare il mito,finì per diventare antipatica a molti e quando venne rubata dal louvre molti esultarono,fra cui anche il grande behrens,finalmente se ne erano sbarazzati.
    è comunque rimasta l’icona della pittura… la sostanza non la può oscurare nessuno..

  17. Roberta ha detto:

    Caro Alessandro,
    ho letto con attenzione le osservazioni a te mosse da “irritata”. Non entro in merito. Ma ci tengo molto a dirti una cosa. Leggendo i grandi complimenti che ti postano in bacheca (meritatissimi ci mancherebbe…) mi sono scoperta più volte a pensare “Poverino, schiacciato nella tenaglia dell’ammirazione, mai libero di mostrarsi per com’è.” Cioè un giovane uomo, ho più o meno la tua età, che ha scelto di testimoniare la luce ma che certamente ha, come ognuno di noi, angoli di buio. Tutti a rivolgersi a te, a chedere conforto e tu intrappolato là dentro. Ma testimoniare la luce non vuol dire viverci 24h/24h. Parlare di una madre che è stata luce nel mare della vita non vuol dire non aver mai rischiato di annegare. Parlare di come si sopravvive ad un dolore non significa non averne provato. Cara “irritata”, dietro la speranza ci sono dubbi e percorsi sofferti, dietro un messaggio di luce c’è un cammino tortuoso. Ognuno ha il suo. Alessandro ha avuto una madre come la signora Rita…ma quali altre cose magari non ha avuto? Il suo libro parla di questo. Di un cammino, di un percorso attraverso prove dolorose. Ognuno ne percorre uno. Liberamente o meno. E leggendo ciò che Alessandro scrive non si possono non scorgere normalità, paure, dubbi e poi, certamente, risposte. Risposte umili che parlando di luce nulla tolgono all’ombra che accompagna ogni vita.

  18. olga ha detto:

    come sempre illuminante.
    mettere apposto, in ordine una versione è come fare rodine nella vita e ci riusciamo solo con le persone in cui riponiamo fiducia.
    il finale “l’interrogazione finale” mi ricorda la poesia di Ungaretti “per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano. In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all’eterno…”
    buona Pasqua

  19. Antonella ha detto:

    Ciao Alessandro,ancora una volta sei riuscito a commuovermi,le tue parole vanno dritte al cuore,è pane quotidiano per vivere.Sono una mamma che ha vissuto un’esperienza speciale con il suo bambino e so quanto la speranza faccia la differenza ,quanto salvi sempre e comunque. E’ proprio come scrivi tu,a volte i risultati possono sorprenderci. Ancora oggi quando guardo mio figlio negli occhi credo che nella vita tutto è possibile.
    Un sincero augurio di Buona Pasqua,Antonella.

  20. Ariel ha detto:

    Eh, sì, i riti sono quei piccoli gesti quotidiani a cui difficilmente rinunceremmo! Anch’io al primo anno correggevo pomeriggio per pomeriggio la versione di Latino con mia madre, la chiamavo per ogni dubbio, e lei, nonostante non facesse Latino da anni ormai, ricordava significati, paradigmi, declinazioni.. Dall’anno scorso è un po’ cambiato, anche perché per vari motivi, lei passa molto tempo fuori, e “mantenere” quel rito è difficile, anche se è triste non farlo.. E devo anche dire che, nonostante io mi impegni come prima (ammettiamo ovviamente che le cose vanno via via complicandosi), il mio caro 9 dei primi due anni adesso non c’è più!

    Come sempre, grazie Alessandro 🙂

  21. Claudia grottoli ha detto:

    Caro professore ho letto il tuo libro e ho pianto dalla prima parola all’ultima, per la commozione che il dono della vita ti suscita e che tu caro professore riesci a far emergere nel cuore del lettore. Mio figlio richiama molto il protagonista del tuo libro e il rito che tu avevi con tua mamma , mio figlio lo ha avuto fino qualche mese fa , mio figlio con me con le versioni di greco e latino. Ora però tutto ciò si è interrotto perchè luca ( mio figlio) desidera essere indipendente ma in compenso abbiamo dei nuovi riti in cui Lui mi racconta cose divertenti che lo riguardano ma credo che lo faccia proprio con l’intento di mantenere saldo il legame con la sua mamma perchè, tutto ciò gli dà forza per affrontare il mondo e a me nel frattempo regala la certezza che Luca sa che la sua mamma è lì per lui donatagli dal Signore solo per Lui.

  22. ila ha detto:

    Oh che meraviglia! Questo post non lo avevo ancora letto… Sembra una poesia scritta in prosa! E quanta affezione!

  23. Anna ha detto:

    Grazie,e’ bellissimo. Sono una mamma che tante sere in cucina tra i piatti da asciugare e la colazione della mattina da imbastire traduce (almeno ci prova…) la quotidiana versione di greco/latino con la figlia liceale, ascolta le fasi della guerra dei Trent’anni, o i miti di Platone, secondo i timori della giornata (successiva). Be’ non so se lei lo viva con quella profondità e quella gratitudine, ma e’ comunque un momento prezioso perché nella calma serale tra un paradigma e l’altro si mette davvero ordine alla giornata passata e alle emozioni più ingarbugliate ; per restare in ambito saintexuperiano (…) e’ sempre il tempo dedicato alla tua rosa che la rende (vicendevolmente) così importante.

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