8 giugno 2011

La pasta delle cose – Una pietra

La pasta delle cose sono le storie

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=3o5uo46yN88[/youtube]

34 risposte a “La pasta delle cose – Una pietra”

  1. Laura ha detto:

    Bellissimo racconto. Mi ha commosso. I dettagli sono sempre quelli che fanno la differenza. E chi non sa coglierli non sa guardare. Da una semplice pietra si può ricavare una cattedrale, una testata d’angolo, un piccolo sogno.

  2. Manuela ha detto:

    Cosa dire se non che i miei occhi si sono inondati di lacrime dopo aver ascoltato il racconto di questa piccola grande storia…grazie!

  3. marco ha detto:

    3 visioni diverse della vita,eppure tutti e 3 fanno la stessa cosa…incredibile…come si nasconde dietro le stesse azioni una motivazione profondamente diversa che cambia la quotidianita’…

  4. doroty ha detto:

    Salve prof!le ho inviato una e mail!spero ci conceda un’intervista:)

  5. Marta ha detto:

    Tre modi di affrontare la vita.
    Tre modi di voler cambiare il mondo, di sognare.
    Bellissimo, grazie!!

  6. Monica Poli ha detto:

    Grazie per queste storie che ci aiutano a costruire la nostra cattedrale, ogni giorno.

  7. Mariarita Maimone ha detto:

    E’ come se vedessimo tre inquadrature di una stessa immagine ma girate a diversa distanza:
    il primo spaccapietre non va al di là del proprio naso,vede la fatica, il sudore, non vi attribuisce significato;
    il secondo ha un campo visivo un po’ più ampio vede un pochino oltre la superficie delle cose;
    il terzo vede il progetto finale, sa che i sacrifici che fa adesso non sono persi, non daranno frutto nell’immediato ma solo a progetto finito, ad opera compiuta…se anche noi sapessimo fare altrettanto con la nostra vita! 🙂

  8. antonio ha detto:

    in bocca al lupo per sabato sera !

  9. Chiara ha detto:

    Ognuno di noi fa parte di un progetto più grande: anche la più piccola cosa che facciamo, la cosa più umile,riveste una sua importanza.

  10. Stefania ha detto:

    Bellissimo! Ricordo il mio prof di Psicologia dell’adolescenza all’Università di Pavia che, quando raccontava il suo lavoro tra gli adolescenti delle scuole pavesi, definiva questi ragazzi come cantieri di cattedrali medievali, dove pare regnare il disordine tra i materiali per la costruzione, ma una volta terminati tali lavori…oh, che splendidi capolavori!!! Un bravo educatore, un bravo insegnante dovrebbe essere lo scalpellino che costruisce una cattedrale!

  11. Afavordialibi ha detto:

    Insomma… tocca lavorare sodo soprattutto sulle guglie, quelle più affillate e appuntite che rendono l’opera d’arte più maestosa e imponente.
    A lavoro concluso però, la cattedrale potrebbe essere visitata da turisti distratti, più attenti a scattare foto con i flash che ad ammirare la bellezza degli intarsi;magari nella fretta non alzeranno neanche gli occhi, per osservare il punto più alto, quello che è costato più fatica.
    Allora, a quel punto, toccherà ripensare a quei giorni, in cui sotto un sole cocente, si cercava di dare forma ad una pietra.

  12. Anna ha detto:

    è l’amore per la vita e per le cose belle che nutrono il nostro spirito a spingerci ad affrontare con ottimismo e passione ogni impegno o fatica…
    Queste sono le persone che vivono in pace con il mondo e con Dio.

    • antonio ha detto:

      non hai un manuale ? 😉

      • Anna ha detto:

        Il mio manuale sono i viaggi.
        Nel mio piccolo cerco sempre di nutrirmi d’arte, di meravigliarmi sempre per qualcosa, di viaggiare per uscire dal tran tran quotidiano e aprendo bene gli occhi capire, come dice Armstrong in una sua celebre canzone, che: “Il mondo che bello che è!”.
        Il viaggio come esperienza che ti linfa di buone energie, che ti rende migliore e più vicino a Dio perché ci ricorda che l’universo è troppo bello e sorprendente per essere frutto del caso. E noi, figli di quell’essere supremo che ha concepito così tanta bellezza, dobbiamo avere chiaro il diritto ad essere qui, a guardarci bene attorno, ad essere coscienti dell’importanza che rivestono le piccole cose perché afferrarne la sostanza, possederle e goderle intensamente ci rende immensamente positivi, ci fa capire che questa vita e questo mondo sono la cosa più bella che abbiamo.Visto che invecchierò, morirò e finirò da qualche altra parte mi pare quanto meno doveroso prestare: il mio tempo, le mie gambe e la mia testa a ricevere, in tutta la sua interezza, la bellezza che ci ha donato Dio attraverso la natura e quella che molti uomini ispirati da lui hanno creato per noi. Ecco dunque il mio consiglio: VIAGGIA!

  13. Monica ha detto:

    E’ come dici tu, perché il nostro lavoro è proprio l’aspetto più faticoso e concreto di esprimerci: esprimere noi, nel nostro carattere e soprattutto nel nostro ideale.
    Anche il tuo volto nel video, mi sembra, dice questo: altrimenti, nonostante gli occhi arrossati (per i temi? O il nuovo libro…?) non avresti detto ciò che hai detto…

  14. ElyB ha detto:

    E tu? Quante pietre hai dovuto spaccare prima di accorgerti di aver costruito una cattedrale bellissima?

  15. levio ha detto:

    spacca…

  16. Giulia ha detto:

    Ok, ok. E’ una bellissima riflessione la sua.
    Mi dà la carica, mi spinge ad andare avanti negli studi…Ma poi, come sempre, la spinta si esaurisce ed io torno a farmi le stesse domande.
    Sono sempre andata bene a scuola.
    Credevo di essere brava, di essere “avanti”.
    Poi inizio l’università, indirizzo “Lettere Moderne”, e mi accorgo di non sapere leggere decentemente un testo.
    Ma come, io aspirante insegnante…Ridotta ad impiegare ore per leggere poche pagine di libri.
    Ho sempre letto come un trenino, pur avendo iniziato le letture “serie” tardi (verso i 16 anni)…Non mi facevo tante domande, leggevo e basta.
    Adesso, col fatto che la letteratura la studio analiticamente, non posso fare a meno di leggere e domandarmi ad ogni riga cosa abbia capito…Arrivando puntualmente alla conclusione di non aver capito niente.
    Ho dimenticato i libri che ho letto in passato.
    Ho creduto che continuando a leggere classici, piano piano tutto si sarebbe rivelato più facile…Ma ogni giorno che passa credo sempre più di essermi sbagliata.
    Immagini il dolore, la ferita bruciante: amo le parole, amo la letteratura…E non ho più la capacità di raggiungerla.
    Mi sento come un’odierna Martin Eden, che però non evolve mai.
    Vedo intorno a me persone sempre più preparate di me: persone che leggono velocemente e capiscono tutto di tutto.
    Ed io spaesata, ogni volta che apro un libro…Come ho fatto a ridurmi in questo stato? Perchè i libri hanno smesso di parlarmi?
    Perchè mi sembra di non capire?
    Come ho fatto a “tornare indietro”?
    E soprattutto: sono davvero tornata indietro, o prima mi ero semplicemente illusa di trovarmi a buon punto?

    Inoltre, posso farle una domanda che da sempre vorrei fare ad un insegnante?
    Lei, quando legge, capisce sempre tutto?
    O anche i prof fanno fatica, qualche volta?
    O siete tutti nati con la camicia?
    (Qui è la rabbia con me stessa che parla: la rabbia di sentirsi sempre inadeguata).

    La ringrazio anticipatamente per la risposta.

    • Prof 2.0 ha detto:

      Cara Giulia, ma non ti è venuto in mente che la tua è la prima tappa di un viaggio di maturazione?

      • Giulia ha detto:

        Grazie per la risposta!

        Sì, mi è venuto in mente.
        Ma quando non te lo senti dire dall’esterno, quando sei costretta a ripetertelo da sola, quando nessun altro sembra provare queste difficoltà…Qualche dubbio affiora.

        Quindi, secondo lei…Dovrei semplicemente continuare, piantandola di credere di non valere?
        E’ davvero tutta una questione di crescita e di autostima?

  17. Maddalena ha detto:

    “Una volta aveva lavorato in una cattedrale… a Exeter. All’inizio lo aveva considerato un lavoro come gli altri. Si era molto irritato quando il mastro costruttore gli aveva fatto notare che il suo lavoro non era adeguato; sapeva di essere molto più accurato della media dei muratori. Ma poi aveva capito che i muri di una cattedrale dovevano essere perfetti perché la cattedrale era la casa di Dio, e anche perché era un edificio tanto grande che la minima inclinazione dei muri, la minima irregolarità potevano renderlo pericolosamente fragile. Il risentimento di Tom aveva lasciato il posto a un interesse affascinato. La combinazione del progetto enormemente ambizioso e dell’attenzione implacabile ai minimi dettagli aveva aperto gli occhi di Tom alle meraviglie del suo mestiere. Dal mastro costruttore di Exeter aveva imparato l’importanza delle proporzioni, il simbolismo dei numeri e le formule quasi magiche per calcolare la giusta ampiezza di un muro o l’angolo di un gradino in una scala a chiocciola. Erano cose che lo incantavano, e si stupiva che molti muratori le giudicassero incomprensibili.”
    (Ken Follett, I pilastri della terra, Oscar Mondadori, 1^ edizione Best seller 1996, pag. 20)

    Ciao
    Mi chiamo Maddalena, ho 55 anni.
    Ho insegnato Italiano, storia, ed. civica e geografia per 28 anni in una scuola sec. di 1° grado.
    Da 4 anni sono dirigente scolastico in un Istituto Comprensivo di scuola primaria e secondaria di 1°grado.
    Ogni anno, ad apertura dei lavori del Collegio docenti d’inizio anno (a settembre), lancio una provocazione/proposta ai miei docenti.
    Quest’anno ho utilizzato il brano qui sopra riportato, paragonando il lavoro del docente al lavoro di costruzione di una cattedrale e i docente a Tom (il protagonista carpentiere).
    Ho fatto leggere dalla mia vicepreside il brano, accompagnato da immagini della Sagrada Famiglia di Barcellona, con la speciale intuizione delle “catenarie” di Gaudì.
    Mi sembra di cogliere un nesso con la tua storia della “pietra”.
    A presto
    Maddalena

  18. marta ha detto:

    bellissime queste parole…spaccare pietre…con la fatica il dolore e la stanchezza,cadendo e rialzandoci,piangendo e amando,avendo paura e curiosità…è questo che facciamo soprattutto noi ragazzi ogni giorno…spaccare pietre per costruire la nostra vita e la scuola dovrebbe aiutarci…
    http://www.youtube.com/watch?v=VsZnXJDLB7M marta

  19. Sarah ha detto:

    Invece di mettere una pietra sopra ad ogni cosa che non ci piace, guardiamo questa povera pietra…Affrontiamo gli ostacoli! Da un semplice nulla può nascere tanto!
    Grazie per questo racconto!

  20. Raffaella ha detto:

    Perchè tutte le cose portano scritto: più in là…
    In questo caso anche “più in su”!

  21. ro ha detto:

    non è importante quello che fai ,ma come lo fai.
    Prof hai mai visto “facing the giants”?

  22. Patrizia, Acireale ha detto:

    Sono i dirigenti scolastici come Maddalena le pietre sulle quali costruire,giorno dopo giorno, le nostre scuole, le nostre storie e il nostro futuro.
    Non sono moltissimi i dirigenti con questa forza costruttiva, ma quando si è lavorato fianco a fianco per anni, nelle aule, con una persona speciale come penso sia Maddalena e poi, questa persona ,con un concorso veramente sudato, è arrivata a dirigere una scuola primaria, questa scuola,non importa se in un angolo della Sicilia, ha cominciato a crescere, come una cattedrale (parola che nasce da “cattedra” luogo deputato per raccogliere intorno a sè chi ha voglia di capire, imparare).Cosa c’è di più comune di una pietra?
    Cosa c’è di più straordinario di una cattedrale?

  23. Samantha ha detto:

    Assolutamente bellissimo… Spero di incontrare nel mio cammino da studente professori stimolanti come te… per ora ce ne sono stati pochi! Ma la speranza è l’ultima a morire…

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