14 ottobre 2011

L’uomo che visse tre volte

“Ricordarsi che si muore presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per prendere le grandi scelte della vita. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore”.
Jobs è stato un grande scopritore di ciò che diamo per scontato perché crediamo di averla sempre con noi: la vita. Ed è stato inventore della vita perché ha avuto il coraggio che pochi possono permettersi: ha amato la morte, l’ha guardata in faccia senza rimanere pietrificato come accadeva nei miti greci a chiunque incontrasse Medusa. L’ha vinta come Perseo, guardandola senza guardarla, fregandola con il suo stesso sguardo: l’ha messa nel sacco e l’ha sfruttata come strategia per la vita, la più potente, la più radicale che esista. Perché alla vita se le nascondi la morte ti si ribella contro e finisce col fregarti. Invece se sai che sei nudo e lo vedi, ti ritrovi vestito soltanto di quella povertà che ti salva perché ti costringe a rispondere alla domanda che rende la vita autentica: per chi e cosa vivo?

La morte gli si è presentata in vari modi come accade nella vita di tutti noi, ma l’ha trasformata nel più fertile principio vitale: “in my end is my beginning” diceva il poeta. Fateci caso: solo chi sa morire, ha saputo anche vivere. Jobs era uno di questi. Amava così tanto perché sapeva morire e rinascere. Tutte le volte che gli è stato necessario.

Tre volte è morto Jobs. Almeno tre sono le morti che conto nella sua vita.

La prima. Molti secondo le regole di una retorica sempliciona lo hanno paragonato a Leonardo, per il suo genio e la sua poliedricità. Uno che ha creato Apple, e forse ancora di più NeXt e Pixar, è un genio. Siamo d’accordo. Ma il vero paragone con Leonardo è un altro. Più profondo, più nascosto: come Leonardo Da Vinci, Steve era frutto di una “scopata”. Sì, una relazione casuale o quasi. I due padri si nascosero, si vergognarono e non vollero riconoscere i rispettivi figli, che si ritrovarono orfani entrambi, per scelta dei loro padri, vivi e in piena salute, ma troppo egoisti per guardarli in faccia. Nè l’uno né l’altro perdonarono mai i loro padri. Passarono la vita a cercare di essere all’altezza di chi li aveva rifiutati, ne superarono ampiamente la bassezza e si innalzarono dove i loro padri non avrebbero potuto mai sognare. Ma questa morte, la prima e più radicale, perché non finale ma iniziale, li portò a creare vita più di chiunque altro viva della certezza di sapere da dove viene. Non ebbero regole perché nessun padre gliele insegnò e fecero di questa apparente debolezza il loro genio. Le regole le inventarono loro a furia di cercarle: “Ai folli. Agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, ai pioli rotondi nei buchi quadrati, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso, non amano le regole… perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero”. Non si arruolarono in marina come tutti quelli normali, inquadrati e ben avviati al gioco della vita. Scelsero la pirateria, con tutti i rischi che comportava.

Steve morì una seconda volta quando i suoi soci, quelli che lui aveva assunto, con spregiudicata furbizia lo cacciarono dalla Apple che lui stesso aveva creato. Rifiutato ancora una volta, creò con fame inestinguibile qualcosa di ancor più grande e dieci anni dopo ricomprò la Apple e la sollevò di nuovo, lanciandola nell’iperuranio (spesso deludente) del capitalismo. E ancora una volta seppe morire, ringraziare la morte e quindi vivere ancora di più, senza scendere a compromessi con la quieta disperazione di cui si accontentano molti: “allora non lo capii, ma il fatto di essere licenziato da Apple era stata la cosa migliore che potesse capitarmi. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza certezze su niente. Mi permise di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita”. Il successo rende pesanti, ci si sente al sicuro, arrivati, non si ha più fame di nulla. La povertà della morte, nelle sue varie forme più o meno cruente, ci fa leggeri, affamati, aperti: “accendi il cervello. Le nuove idee nascono guardando le cose, parlando alla gente, sperimentando, facendo domande e andando fuori dall’ufficio”. Altro che posto di lavoro assicurato. Jobs aveva il coraggio e la sapienza semplice dell’albero che si nutre delle sue stesse foglie morte. E così rinasce.

Prima della terza morte, però, mi voglio soffermare su una parentesi poco edificante. Anche lui ebbe una figlia quasi per caso, Lisa, e non la volle riconoscere. Per fortuna però la vita gli mise accanto Laurene: quando la vide Steve disse che non avrebbe mai avuto occhi per nessun’altra donna e così fu. Lei lo rese un po’ più uomo come sanno fare le donne vere: rinnovandogli il guardaroba e anche l’anima. Donandogli tre figli, lo aiutò a recuperare Lisa, accogliendola in casa e dandole il posto che le spettava: il circolo vizioso dell’abbandono e della rabbia si interrompeva, la ferita veniva curata. E per queste cose ci vogliono le donne, non basta essere geni. Divenne padre, come mai forse avrebbe sospettato potesse essere un padre. Lui che non tollerava mancanza di concentrazione, andava in totale confusione quando i figli arrivavano a fargli visita sul posto di lavoro, o gli facevano ‘ciao’ con la mano da lontano. Sorrideva e non riusciva più a riprendere il filo del discorso.

Steve è morto una terza volta quando gli hanno diagnosticato uno dei tumori più aggressivi e inguaribili. Ancora una volta ha fatto piazza pulita, riconsiderando la sua perenne nudità di fronte alla vita, mettendo nel giusto ordine le sue priorità: la famiglia prima di tutto, ma continuando a lavorare, scoprire, creare e cercare il bello in ogni piccolo dettaglio. Lui che non era mai stato brillante negli studi richiesti dal curriculum, scoprì molto di più, perché aveva chiaro che la stessa minestra non può andar bene per tutti ed era consapevole che lo studio è la radice dell’amore per il lavoro: “i miei figli non hanno imposizioni. Solo lo studio. Non si può essere ignoranti e felici”.

Amava la vita perché sapeva che non era illimitata. Poi la morte ha vinto sul suo corpo, ma fino all’ultimo ha continuato a ripetere ciò che solo un vero genio sa: “la morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita”, “essere l’uomo più ricco del cimitero non mi interessa. Andare a letto la sera dicendosi che si è fatto qualcosa di meraviglioso, è quello che conta per me”.

Neanche Steve Jobs era immortale, che ci crediamo o no, anche lui è morto. Ma la lezione più grande non sono le sue invenzioni, anche quelle passeranno, ma il fatto di essersi fidato del suo cuore fino in fondo: “Il vostro tempo è limitato, quindi non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo sanno già che cosa volete realmente diventare”.

Volle essere Steve Jobs. Grazie al cielo, ci è riuscito.

Vanity Fair, 19 ottobre 2011, pp.70-72

20 risposte a “L’uomo che visse tre volte”

  1. isacco ha detto:

    Un bell’articolo, solo una piccola precisazione nella 4º riga della seconda morte dice che lui ricompra Apple, in realtà è il contrario: Apple acquista Next e lui C.E.O. di next in qualche mese diventa C.E.O. di Apple

  2. Monica ha detto:

    “La realtà si fa chiara nell’esperienza”.
    Questo è il messaggio che troneggia per quest’anno all’ingresso della scuola in cui lavoro..
    La storia di Steve Jobs dimostra che è un messaggio ricco di verità: solo vivendo a pieno ciò che ti circonda puoi trovare la tua strada. Attenzione, curiosità e coraggio permettono di cogliere le occasioni che la vita presenta… chissà mai che una di quelle sia davvero quella giusta?!
    Se non fossi certa di tutto questo, non potrei leggere ogni giorno quel messaggio appeso sopra le porte che portano alle aule…

  3. Giovanni ha detto:

    Bellissimo 😀

  4. Martina ha detto:

    Leggendo questo articolo mi sono emozionata tantissimo, mi ha colpito sopratutto la parte iniziale. Mi sono emozionata nel vedere quest’uomo sotto l’occhio umano visto per i suoi pregi e per i suoi difetti, ma sopratutto per la capacità di non arrendersi e di saper affrontare la morte, guardarla in faccia più volte e andare avanti e fare qualcosa di molto grande, è un argomento che sento molto, perchè lo provo tutti i giorni in prima persona, nonostante la mia giovane età, eppure da un anno c’è una forza dentro di me che mi spinge a vivere e ad affrontare la vita come mi si presenta, nonostante sia dura e tormentata e nonostante molte volte non vada come voglio io, vedere un esempio del genere, vedere che un uomo che sinceramente prima che morisse non sapevo nemmeno chi fosse, morire in questo modo e accettare la morte significa che ha saputo vivere più e meglio di molti altri, e questo come è scritto all’inizio dell’articolo non è sottointeso ma è una fortuna, non è sottointeso che io in questo momento possa essere qui e possa respirare, ma è un dono che mi è stato donato e non va sprecato, tutto può essere avverso, ma si può essere felici lo stesso perchè la bellezza esiste e nonostante, io per molto tempo non l’abbia vista, e le situazioni che ci colpiscono di più e che fanno notizia sono quelle negative la bellezza c’è, solo che spesso non vogliamo vederla perchè è più facile piangersi addosso che aprire gli occhi e affrontare il mondo, ma persone del genere sono la prova che si può fare e si può vivere alla grande, basta volerlo ed essere sempre attenti a quello che ci capita, senza timore. La morte non è una cosa negativa è solo un passaggio,non è niente di più di quello che ci accade in vita, poichè la tua vita alle volte può cambiare completamente in un secondo io non ho paura della morte non c’è niente di diverso dalla vita.

  5. Angela ha detto:

    Se anche un solo ragazzo che non sa cosa farsene della sua vita, leggendo il tuo articolo, Ritornasse sui suoi passi, sarebbe la quarta vita….

  6. Patrizia, Acireale ha detto:

    Articolo …”articolato”, si è letto molto su Steve Jobs in questi ultimi giorni. Colpisce il parallelo con Leonardo e vorrei sottolineare un termine – debuttante-, ogni volta Steve Jobs è rinato e ha debuttato sulla scena della sua vita, della sua storia con una grande forza interiore, forse non legata a scelte filosofiche e religiose, ma proprio a quell’energia nascosta e segreta che ogni essere umano possiede ma che a non tutti è dato identificare e “cavalcare” per raggiungere le proprie mete e per realizzare il proprio sogno.

  7. Kalypso ha detto:

    Speravo scrivessi qualcosa su di lui. Bellissimo questo articolo…
    Ciò che ha fatto di Jobs un vero Uomo in questa vita è stato l’amore che ha donato agli altri e quello che ha speso per il suo lavoro. Ha creduto in tutto quel che faceva e possedeva quella forza necessaria per non mollare mai di fronte alle difficoltà. Lo considero un esempio da ammirare e ricordare.

    Oggi c’è bisogno ovunque di uomini “folli”…sono coloro che rendono il mondo un posto migliore.

    E tu sei un folle. =)

    Ps. Non c’entra nulla, ma l’idea che una donna vera rinnovi non solo il guardaroba, ma anche l’anima di un uomo…mi ha fatto sorridere!
    Questa frase è meravigliosa.

    Un sorriso,
    buona giornata

  8. Irene ha detto:

    in coda a un bellissimo articolo, vorrei citarne un’altro, decisamente controcorrente.
    Premetto che la figura di Steve Jobs mi ha affascinato, dopo aver visto, tramite un link postato proprio su questo blog, il suo discorso ai laureandi di Stanford.
    La sua storia, le sue idee, i suoi errori e le sue rinascite, sono cose che val la pena conoscere, perché possiedono una forza, un coraggio, una vitalità che è raro trovare oggi.
    Però mi sembra anche giusto mettere i puntini sulle i in merito alla sua genialità. E’ uno che non si è mai lasciato abbattere, che ha saputo reinventarsi e reinventare tutto ciò che già era stato e che lui stesso ha inventato, è uno che ha fatto di ogni sconfitta un trampolino di lancio, e per questo merita tutta l’ammirazione di cui lo stanno ricoprendo.
    Ma soprattutto Jobs è riuscito a fare di tutte queste qualità umane in un potentissimo strumento di mercato. Soprattutto Jobs è stato un grande, immenso imprenditore. E forse val la pena ricordarlo, prima che quella della mela diventi una religione….

    http://www.traccialibera.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1586:perche-steve-jobs-non-mi-ha-cambiato-la-vita&catid=64:web&Itemid=18

  9. Andreina Mariani ha detto:

    Ho pensato che, essendo Steve Jobs figlio di una studentessa che l’ha dato subito in adozione dopo la nascita, se invece, come purtroppo succede, avesse pensato di abortire, avremmo avuto un genio in meno a questo mondo. Chissà quanti di questi possibili geni sono stati abortiti. L’aborto è veramente una grandissima ingiustizia perchè impedisce a una persona di esprimere in questa vita tutte le sue potenzialità ed è un grandissimo impoverimento per tutta l’umanità.

  10. Vittoria ha detto:

    Grazie Alessandro per il tuo articolo su Steve Jobs. Ci mancheranno le sue parole, le sue lezioni di vita e il suo carisma; perchè Jobs era molto carismatico! Le sue presentazioni erano emblematiche non vendeva prodotti, vendeva qualcos’altro! Era un sognatore e ci ha creduto fino alla fine! E’ uno dei pochi che ha rischiato e ha preso la sua vita e ne ha fatto un sogno!
    Grazie Steve!
    Grazie Alessandro perchè ora grazie a te ho un’altro sognatore da ammirare 🙂

  11. francesca alvino ha detto:

    A volte i sogni fuori dal nostro piccolo mondo spaventano . A volte non si è in grado di attendere , non ci si vuoe stancare, non si vuole soffrire . L’altro giono un ragazzo mi disse che innamorarsi non era conveniente perchè lui non era disposto a patire . Io gli risposi che alla fine tutti patiamo per amore e credo sia la sofferenza, il dolore più dolce e bello che esista . Non esistono persone già informate sulla vita , qui ci si forma sul campo mettendosi in gioco per i propri desideri e spesso per sentire la nostra voce dobbiamo isolarci dal caos , dalla confusione giornaliera e restare soli, “nudi” , per interrogarci e capire davvero chi siamo e che posizione vogliamo avere nel mondo. GRAZIE DELLE SUE PAROLE CARO PROF. <3

  12. susanna ha detto:

    Sono capitata per caso stasera sul tuo blog, ho letto di Steve ed é impressionante. Le sue parole, quelle che dicono di non vivere la vita di un altro, sento il silenzio intorno e quelle parole che sono passato, presente e futuro. Bisogna essere sale sulla terra, vivere con il cuore tutti i giorni della nostra vita. Diamo per scontato che ci alzeremo, che andremo al lavoro o a scuola e ci lamentiamo e non ci rendiamo conto, tra il sole che sorge ed il sole che tramonta e che saluta la luna, che un altro giorno é passato. LA VITA HA IL DIRITTO DI ESSERE VISSUTA E NOI ABBIAMO IL DOVERE DI VIVERLA, COSI’ COME SIAMO, SECONDO LA NOSTRA NATURA BUONA E PIENA DI DONI SPECIALI. Grazie. Susy

  13. michela ha detto:

    Questa lettera è veramente bella devo cotinuamente ringraziarti per le cose belle che scrivi e che condividi con noi anch’io penso che si debba vivere come se si dovesse morire domani e pensare come se non si dovesse mai morire… Ma oggi non so cosa dire ad una cara e giovane amica che ho saputo dovrà essere operata. Comunque grazie di vero cuore queste lettere rinforzano l’anima. michela

  14. ALESSANDRA ha detto:

    GRANDE STEVE JOBS E GRANDE ALESSANDRO CHE INSEGNI AI NOSTRI RAGAZZI AD AVERE UN SOGNO!

  15. Antoby ha detto:

    Caro Alessandro. Si potrebbe ottimizzare questo sito per iphone? O perlomeno per cellulari?

  16. Nadira ha detto:

    LA CONOSCENZA DELLA NEGAZIONE.

    La morte è un diritto ma provo ancora gioia
    come se della morte conoscessi la negazione.
    ABU ‘L-ATAHIYA. (Poesia araba dell’epoca abbasside).

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