7 febbraio 2012

200 anni e non sentirli

Oggi C.Dickens compie 200 anni. Uno che conosceva la dura arte del romanzo: arte di chi sa usare gli occhi, prima che la penna, e le orecchie, prima che l’immaginazione. Proprio questo dimostrano le parole che chiudono il diario che scrisse nel 1846, ricordando il suo viaggio in Italia di due anni prima:

Hearing the Italian tongue for the last time on this journey: let us part from Italy, with all its miseries and wrongs, affectionately, in our admiration of the beauties, natural and artificial, of which it is full to overflowing, and in our tenderness towards a people, naturally well-disposed, and patient, and sweet-tempered. Years of neglect, oppression, and misrule, have been at work, to change their nature and reduce their spirit; miserable jealousies, fomented by petty Princes to whom union was destruction, and division strength, have been a canker at their root of nationality, and have barbarized their language; but the good that was in them ever, is in them yet, and a noble people may be, one day, raised up from these ashes. Let us entertain that hope! And let us not remember Italy the less regardfully, because, in every fragment of her fallen Temples, and every stone of her deserted palaces and prisons, she helps to inculcate the lesson that the wheel of Time is rolling for an end, and that the world is, in all great essentials, better, gentler, more forbearing, and more hopeful, as it rolls!

Pictures from Italy

Nell’udire per l’ultima volta la lingua italiana in questo viaggio: separiamoci dall’Italia, con tutte le sue miserie e i suoi torti, con affetto, ammirandone le sue bellezze naturali e artificiali, di cui è colma sino a traboccare, e con tenerezza verso un popolo dalla natura ben disposta, paziente, e d’indole dolce. Ci sono voluti anni d’incuria, oppressione e malgoverno per cambiare tale natura e mortificarne lo spirito; gelosie meschine, fomentate da gretti Principi per i quali unione era distruzione e divisione forza, sono state un cancro alla radice della identità, e ne hanno imbarbarito la lingua; ma la bontà che è sempre stata  in loro è ancora presente, e da queste ceneri potrebbe un giorno rinascere un popolo nobile. Nutriamo tale speranza! E non guardiamo all’Italia con poco rispetto, poiché, con ogni frammento dei suoi Templi in rovina e in ogni pietra dei suoi palazzi abbandonati e prigioni deserte, ci aiuta a imprimere nella mente che la ruota del Tempo si muove verso un fine, e che il mondo è, in tutte le sue componenti essenziali, migliore, più nobile, più indulgente e più ricco di speranza di come non si muova!

Impressioni d’Italia

 

10 risposte a “200 anni e non sentirli”

  1. paola ha detto:

    Occhi, orecchie, ironia e cuore… Un attimo di raccoglimento per la piccola Sissy Jupe, bimba pura e innocente nei suoi (e nostri)”Hard Times”: evviva i cavallini sulle pareti, abbasso gli allievi-secchioni-che-imparano-solo-a-memoria, senza metterci l’anima, e i Gradgrind che vogliono ciechi e ottusi adepti, e non teste pensanti.
    Grazie professore, non sbagli un colpo…

  2. Claire ha detto:

    Leggendo questa pagina di diario sembra che Dickens abbia lasciato l’Italia solo qualche giorno fa!

  3. SILVIA SEMPERBONI ha detto:

    La bontà che è sempre stata in NOI è ancora presente. Ho da poco sentito la storia di una coppia che ha adottato 5 figli, di cui 2 con gravi disabilità. E ho pensato a quanto c’è di buono, e nobile, e gratuito, e puro, intorno a noi, senza fare rumore, ma dando molto frutto. Quel frutto di cui tutti poi godiamo. E mi si è accesa una fiammella di speranza dentro… Silvia S.

  4. Laura ha detto:

    Sicuro che Mr Dickens non l’abbia scritto pochi giorni fa?
    Sembra tanto odierno.
    E’come un maestro che dice all’allieva Italia: “Ha tutte le capacità, meraviglie e bellezze, ma non le mette in pratica.”

  5. Eleonora ha detto:

    Grazie mille, caro Prof. Sognatore, per ricordarci il compleanno di un grande romanziere come Dickens, che ci rammenta, con queste sue parole sull’Italia, che paiono scritte oggi, di coltivare la speranza. Una settimana fa circa dicevi che la speranza è una cosa piccola, che possiamo sperare nel futuro proprio perchè non ci è chiesto di “salvare il mondo”, ma di fare ciò che è alla nostra portata. Grazie, perchè anche con questo post aiuti a sperare 🙂

    Ps: ho ricominciato oggi a rileggere “Bianca” 🙂

  6. Monica ha detto:

    Aspetto con impazienza che dalle ceneri risorga quel popolo nobile…

  7. MoriGirl95 ha detto:

    Veramente bellissimo…

  8. Mariapia ha detto:

    Prof,
    scoprire un professore del genere è qualcosa di veramente fantastico. Già conoscevo i suoi libri, ma scoprire il blog (che è sempre qualcosa di più personale) è stata una sorpresa fantastica. Frequento un Liceo Scientifico e leggere i suoi articoli mi fa venire voglia di avere dei professori così amanti della vita, delle cose che insegnano, ma sopratutto, dei libri e di ciò che quest’ultimi possono trasmettere.
    Forse non è un commento molto inerente all’articolo, ma volevo dirle ciò. In più l’articolo è fantastico. E spero che un giorno l’Italia si renderà conto della fantastica nazione che è e un giorno rinasca dalla ceneri la nostra nobiltà!
    Complimenti ancora Prof 2.0 😀

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