21 ottobre 2012

Amore e potere non sono poi così distanti

Conosco quel quartiere e quella via. Conosco la scuola di Carmela, uno dei licei classici migliori di Palermo, nel quale l’anno scorso ho incontrato gli studenti e chissà che non ci fosse anche lei, Carmela, con quel suo viso pulito, sereno, pieno di sogni, dilaniati e dissanguati dal fendente di chi, per spiegare l’accaduto, dice: «Ho perso la testa». Non avevo dubbi. Ma il punto è che quella testa non c’è mai stata. Non è stata persa. Piuttosto nessuno ti ha aiutato a entrarci dentro.

La violenza è dentro ciascuno di noi e in questo non siamo diversi da Samuele. Tutto le volte che l’uomo non accetta di averla in se stesso, la esteriorizza, la proietta sugli altri. Così è sempre stato e sarà, da Caino e Abele a Samuele e Carmela. Come spiega il grande antropologo René Girard, la violenza e il capro espiatorio (la sua vittima) sono un meccanismo da cui l’uomo non può liberarsi da solo e, infatti, proprio per salvarsi dall’autodistruzione costruisce attorno alla violenza le regole del sacro (i comandamenti) e del profano (le leggi), per arginarne (non risolverne) il deflagrare. La vittima perfetta, oggi più che mai, è la donna, innalzata da photoshop a icona di perfezione irraggiungibile e quindi a oggetto da dominare. Nella storia, per tentare di liberarsi dalla violenza che ha dentro, l’uomo ha sempre cercato di distruggere il nemico inventato all’occorrenza come bersaglio, quando invece di proiettarla fuori, questa violenza dovrebbe riconoscerla dentro se stesso e guardarla con coraggio, per poterla sgretolare da dentro, grazie a quella pietas (il riconoscimento della dignità altrui e propria), sempre più debole nella nostra cultura.

Come recuperare la pietas, l’empatia per l’altro?
Purtroppo l’incapacità di dare senso alla propria vita porta inevitabilmente a cercarne la soluzione nel consenso. Il consenso dello sguardo altrui. L’altro viene investito di una carica di assoluto che si spera possa redimere e salvare la propria mancanza di identità: dal grande fratello con il suo occhio senza pietà, alle relazioni (di lavoro, d’amore…) senza pietà. Perdere il consenso dell’altro, significa perdere in qualche modo se stessi. Senza l’altro non si è più nessuno. Questo porta all’ossessione in cui lo stesso Samuele è precipitato, con sms e minacce, precedenti al suo raptus. La sorella di Carmela, Lucia, sua ex-ragazza per lui aveva una colpa senza remissione possibile: essersi portato via Samuele, non solo se stessa, interrompendo la loro relazione. Samuele, forse, si sentiva qualcuno solo grazie o a spese di quella ragazza, non voleva tornare nel nulla di prima. La beffa blasfema dell’amore, come l’ha definito perfettamente ieri su queste colonne Mariella Gramaglia, è il potere, il controllo, il dominio. L’amore dice «per me è bello che tu esista» e accetta anche di non essere ricambiato, magari. Il potere invece dice «è bello che tu esista solo per me» e con tutti i mezzi è pronto a nutrirsi dell’altro, pur di sopravvivere, senza alcuna pietà.

Ma perché arrivare alla follia della distruzione dell’oggetto amato o dell’autodistruzione di sé? Sono storie che assomigliano alle mantidi che decapitano il partner dopo l’accoppiamento o alle falene che trovano la morte nella luce che le attira. Non siamo falene né mantidi, abbiamo l’anima, ma assomigliamo a mantidi e falene quando l’anima si svuota. Dove manca il senso da dare alla propria vita, si pretende che siano le cose e le persone a determinarlo, dall’esterno, generando dipendenze e schiavitù di ogni tipo, che spesso culminano in un’overdose che distrugge o chi dipende o ciò da cui si dipende, o entrambi. È la ferrea e drammatica logica degli amori che non liberano.

Samuele ha rovinato la vita di due famiglie e la sua. Il bilancio finale non sembra razionalizzabile, ma io testardamente ho bisogno di provare a trovarne uno, per arginare il dolore della morte di una ragazza che poteva essere una mia alunna, per non ripetere gli stessi errori. Chiunque, se è stato scaricato, vorrebbe costringere l’altro a tornare (e magari userebbe la violenza fisica o psicologica, tanto fa male, se non si vergognasse di averlo anche solo pensato): il «funerale» di una storia d’amore viene rimandato tanto più quanto più quella storia d’amore dava senso ad un’esistenza personale priva di autonomia ed equilibrio.

Dico sempre ai miei studenti di «mettersi» con se stessi, prima che con un ragazzo o una ragazza, altrimenti useranno l’altro per riempire i propri buchi e non per amarlo. Sono storie d’amore con il conto alla rovescia e spesso ad esserne vittime sono proprio le ragazze (più raramente i ragazzi), disposte a passare sopra uno strattone, uno schiaffo, una minaccia, pur di non perdere quell’amore che le protegge dalle loro debolezze, con le quali invece imparare a convivere anche da sole.
È una dinamica interna all’amore, quella di poter regredire a «potere», e da questa possibilità non ci libereremo mai, se non cresciamo in autonomia e in cultura. E non è facile per nessuno, a partire da chi scrive.

Vorrei dire, soprattutto ai ragazzi che leggono queste righe, che un solo episodio di violenza in una relazione è un avvertimento: peggiorerà. L’unica cosa da fare è trovare il coraggio per troncarla, subito. L’altro non sarà salvato, cambiato, dall’amore: è quasi sempre un’illusione. Chi ha compiuto una violenza una volta, lo farà di nuovo. Ho ricevuto il racconto di una ragazza che, dopo aver rischiato di morire per le percosse ricevute dal suo ragazzo, ha accettato la proposta di lui: sparisco dalla tua vita se non mi denunci. Lei per paura di subire altro male, ha detto di sì. Quel ragazzo ora è la fuori a ripetere il giochetto con la prossima vittima.

Samuele è un ragazzo come tanti. Per lo più un sacco vuoto, muscoli da mostrare su Facebook e poca anima, un vuoto riempito momentaneamente da una ragazza più piccola e matura di lui, che magari sperava di cambiarlo. Ma poi lo aveva lasciato.

Il nichilismo affama le vite di un senso impossibile da trovare, e le nutre di risentimento, da scatenare contro la vittima più debole. E in una cultura maschilista ed erotizzata come la nostra, la donna è la vittima sacrificale perfetta, per redimersi dal vuoto in cui galleggiamo. Forse possiamo stupirci se a Mr. Grey, il personaggio più amato nelle classifiche librarie nostrane, sia possibile dire tra gli applausi: «Devi sapere che appena varchi la mia soglia per essere la mia Sottomessa, io farò di te quello che voglio. Devi accettarlo e desiderarlo… Ti punirò quando mi ostacolerai. Ti addestrerò a compiacermi»?

La Stampa, Domenica 21 ottobre 2012

50 risposte a “Amore e potere non sono poi così distanti”

  1. Cristina Z. ha detto:

    Chissà quanta gente compra quel libro, lo legge, lo trova piacevole e interessante. Addirittura formativo.
    Chissà quanta gente poi, sentendosi così profondamente “cool”, lo passa ai propri figli.
    Chissà quanta gente, oggi, si chiede perchè possano ancora accadere certe tragedie. E si risponde sollevata, assolvendosi. Confortata dalla propria illuminata modernità.
    Chissà quanta gente non si rende conto di essere mezzo di diffusione di una cultura dove la realizzazione passa attraverso il dominio, dove l’affermazione di sé passa attraverso il possesso.
    C’è però tanta altra gente che insegna ai figli come la vera forza passi attraverso il dominio di sé e il rispetto dell’altro.
    Che insegna alle figlie che l’amicizia e l’amore hanno valore se nascono e crescono in un rapporto alla pari, solo se si è capaci di guardarsi negli occhi.
    Tanta altra gente che forse meriterebbe un po’ più di rumore.

  2. alessandra gentili barelli ha detto:

    Io da genitore mi chiedo: che tipo di educazione è stata data a questo ragazzo? Che modelli ha avuto in famiglia ? Tragedie come queste lasciano davvero rifflettere su quello che respirano e vivono i nostri ragazzi ; la violenza , i sopprusi sui piu deboli , il bullismo, fino a d arrivare ad omicidi collocati nell’ambito di flirt da liceali , veramente assurdo!
    Dove diavolo sono i genitori..?
    I ragazzi diventano quello che la famiglia gli ha insegnato , potranno vedere qualsiasi bruttura, senza pericolo di emulazione , se il loro punto di riferimento ,la loro famiglia ,è ben saldo . Quando sono abbandonati a se stessi e non hanno una linea da seguire.. si lasciano andare agli istinti più bassi che l’uomo ha insiti dentro di se.

    Se i ragazzi respirano amore e bellezza ,saranno capaci a loro volta di donarli , se respirano dominio , soppraffazione, violenza , saranno capaci , purtroppo ,solo di volgere anche i sentimenti in violenza.
    L’amore ?… Povero Amore…

    Alessandra

  3. Marta ha detto:

    Lo spavento, la paura, lo sgomento che c’è dietro a queste notizie è davvero grande. Ci si chiede come sia possibile tutto ciò, come un ragazzo possa arrivare a uccidere per quell’amore che gli riempie la bocca, le parole e forse il cuore. Un amore malato, un amore che sfocia nell’odio, nella violenza, nell’aggressione.
    Un coraggio immenso quello di Carmela che non ha pensato due volte di proteggere la sorella con il suo corpo. Uno scudo sicuro e di sangue. Un gesto eroico, ma che non bisognerebbe nemmeno porre davanti a una ragazza di quell’età. Ora spero che Carmela stia bene, lassù, ma pensare che poteva esserlo anche qui, insieme ai suoi coetanei, alla sua famiglia, magari insieme al suo amore, che avrebbe saputo rispettarla in ogni cosa e momento.
    Le tue parole di “«mettersi» con se stessi, prima che con un ragazzo o una ragazza” non sono mai state più importanti.

  4. maria rita ha detto:

    Mettersi con se stessi… purtroppo non è sufficiente dirlo, una ragazza deve provarlo…ora mia figlia l’ha capito, ma dopo amori per riempire vuoti o insicurezza trasformati in violenza e frustrazione, dopo un inaspettato distacco in cui io ho affermato: “Dio esiste e mi ama!” cosa è rimasto nel suo cuore?
    Una grande disillusione, ma la certezza che l’amore è per condividere una esperienza positiva, per costruire un progetto insieme… O è così o resta davvero da “mettersi con se stessi”: cosa fondamentale per dare senso alla propria vita e incontrare l’Altro, seguendo il proprio destino.
    Grazie, Ale, bellissimo articolo!

  5. Paolo ha detto:

    “Vorrei dire, soprattutto ai ragazzi che leggono queste righe, che un solo episodio di violenza in una relazione è un avvertimento: peggiorerà. L’unica cosa da fare è trovare il coraggio per troncarla, subito. L’altro non sarà salvato, cambiato, dall’amore: è quasi sempre un’illusione. Chi ha compiuto una violenza una volta, lo farà di nuovo.”

    Sono un ragazzo, capitato su questo blog quasi per caso. Ho letto con curiosità questo post e ne condivido la maggior parte del contenuto, ma sono rimasto molto colpito da alcuni punti, in particolare la frase che ho appena citato.

    Penso, prima di tutto, sia curioso come tu sappia estrarre da un caso particolare una legge universale. Purtroppo, anche in questo caso, è sempre più debole nella nostra cultura l’attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio. Certo come scrivi poche righe sopra “la violenza è dentro ciascuno di noi” e questo non va dimenticato, ma da lì a dire che un atto di violenza è sempre solo l’avvertimento di un peggioramento credo passi una grossa differenza.

    Penso poi sia ancora peggio la seconda parte della tua frase, cioè il fatto che secondo te un episodio di violenza non potrà mai essere un caso separato e l’amore non può salvare l’altro.
    Ti salvi con un “quasi”, ma il tuo giudizio è tagliente e senza pietà.

    Io credo sinceramente, piuttosto, che sia l’amore a vincere. L’amore di Carmela in particolare.
    E Samuele? Chi può dire se potrà essere salvato? Io non mi arrogo il diritto di farlo, e tu?

    • Prof 2.0 ha detto:

      In assoluto sono d’accordo con te. Ma quello è il piano del dover essere. Sul piano dell’esperienza purtroppo preferisco essere stupito dai fatti, piuttosto che vedere l’ennesima ragazza picchiata e muta. E dopo 12 anni di insegnamento la misura è colma. Il mio non è pessimismo. Dell’amore mi fido, se leggi i miei post lo scoprirai. La pietà non è sentimentalismo. E auguro a tutti quelli come Samuele di essere salvati dall’amore.

      • Gianluca ha detto:

        Anch’io come Paolo ero rimasto colpito da quella frase così lapidaria e apparentemente pessimista.

        Riflettendoci e leggendo le risposte in effetti ho pensato che una ragazza o un ragazzo adolescente non può assumersi la responsabilità di “redimere” qualcuno attraverso l’amore: deve ancora formarsi, crescere, rafforzarsi, anche nella capacità di amare, e in quella di dare il giusto peso alle cose.

        (Resto comunque convinto che la frase sarebbe meglio riformularla, esplicitando i passaggi emersi dal confronto con Paolo)

        • Silvia O. ha detto:

          Un/una adolescente certamente no: deve prima “formarsi, crescere, rafforzarsi … mettersi con se stesso”, insomma (mi sembra di risentire l’eco della “Lettera al giovane poeta” di Rilke: già mentre li leggevo quest’estate, questi passi mi hanno lasciata un po’ in dubbio se condividerli o no).
          Ma un adulto?! Può assumersi questa “responsabilità di redimere l’altro attraverso l’amore”? Deve farlo? O è un compito troppo grande anche per lui? Ci penso da insegnante: è la Domanda che mi accompagna continuamente nel mio lavoro, specie quando sono insoddisfatta dell’andamento di certe mie lezioni. Mi chiedo sempre, a fine giornata: ho fatto tutto quel che potevo per trasmettere amore, interesse, curiosità, passione … insomma, senso e bellezza? E di fronte a quei ragazzi più difficili da “conquistare”, spesso distratti o “casinisti”, mi chiedo sempre: fino a che punto dipende da me, dalla mia capacità/incapacità di interessarli e coinvolgerli? A che punto, invece, diventa questione della loro libertà? O, semplicemente, accettare che il “risveglio del loro interesse” potrà scattare in un altro momento o con qualcun altro che noi sia io? Qual è, insomma, il confine tra eccessivo scrupolo e menefreghismo? Anche leggendo questo articolo, il primo pensiero che mi è saltato in mente è: quanti genitori, insegnanti, adulti, educatori ha incontrato Samuele capaci di dare dignità alla sua vita, di riempirgli di senso il suo vuoto?
          Per concludere, io credo fermamente che l’amore salvi: io per prima posso affermare per certo di essere stata salvata, ripetutamente, da amicizie, da incontri, da maestri … da persone “giuste”. Ma è pur vero che “amore” e “omertà” sono due cose ben diverse: forse, è più un atto d’amore denunciare, opporsi, ribellarsi, troncare, piuttosto che sottomettersi, tacere, coprire.

      • Lena ha detto:

        Insegno alla scuola primaria e in dieci anni ho visto tanto e continuo a vedere sempre di più e sempre peggio anche tra i piccoli. Nella mia esperienza personale poi ho avuto la fortuna di vedere tante persone “salvate” dall’ Amore,persone che hanno scelto liberamente quell’Amore perché hanno incontrato sulla loro strada chi quell’Amore l’ha scelto prima e cerca di incarnarlo. Nessuno può fare e dare più di quello che ha ma sono sicura che la cosa più grande e più bella che ognuno di noi può fare è scegliere di amare di un Amore grande, di un Amore vero…

    • Monica ha detto:

      Nessun gesto è una condanna eterna e chiunque può cambiare strada, a patto che accetti di riconoscere l’errore e compiere un percorso.
      Il gesto violento (fisico e psicologico), tuttavia, interrompe un legame, perchè ne spezza la fiducia e il rispetto e, implicitamente, comunica all’altro di essere inferiore e manifesta la volontà di appropriarsene e manipolarlo come fosse un giocattolo.
      Scandalizzarsi per la violenza è sano, ma non significa non considerare il contesto in cui è maturato il gesto, non significa giudicare e non significa negare negare pietà e comprensione a chi ha compiuto il gesto. L’amore è per tutti, basta lasciarsi raggiungere da esso e accoglierlo nelle forme in cui si manifesta.

  6. E’ un post molto interessante, l’ho letto tutto d’un fiato.
    Mettersi con sé stessi significa non volere qualcuno accanto per forza, solo perché ci si sente soli. Bisogna prima capirsi e misurarsi, bastarsi. Morire dentro e soffrire perché non si ha qualcuno che determini la nostra importanza per lui/lei.
    E, dopo morti per questo, risorgere. Risorgere grazie a qualcuno che assolutamente sinceramente e spontaneamente sappia regalarci queste sensazioni con la sua presenza e il suo amore.
    Difficile percorso, quello della costruzione di un vero amore, e sicuramente le basi non si hanno quando le famiglie sono troppo impegnate a risolvere problemi esistenziali. Un figlio, un individuo in crescita non ha una guida e schizza in qualsiasi casuale direzione.
    Grosso rischio…

    • Prof 2.0 ha detto:

      Il punto è proprio quello che dici tu, la famiglia. Ma la famiglia è diventata una monade chiusa. Da sola non ce la fa, ma non vuole aprirsi. Come mai?

      • Monica ha detto:

        Forse per diffidenza? Per sfiducia? O per timore di inadeguatezza di fronte ai modelli proposti, per cui bisogna rientrare in canoni di presunta perfezione. O ancora perchè siamo in un’epoca in cui vengono continuamente imbastite tavole rotonde sull’argomento e i vari “esperti” sfoderano la loro bella teoria da manuale, che sembra non contemplare l’ipotesi di un errore, un’imperfezione e non considerare che la famiglia si costruisce giorno per giorno, non si acquista il pacchetto pronto. E forse, in questo panorama, tante famiglie si vergognano e non sanno a chi rivolgersi.

      • Cristina Z. ha detto:

        Perchè non è una monade.
        Tutto è fluido, tutto è relativo.
        Molte famiglie sono diventate gruppi di persone che vivono insieme finchè dura.
        Non ci sono certezze, non ci sono verità.
        In questo contesto cosa e come si può costruire per se stessi, per gli altri, per i propri figli?

  7. Monica ha detto:

    Sono da sempre convinta che fare il male sia immediato, più facile, mentre per fare il bene bisogna pensarci e volerlo. E non mi stancherò di ripetere che un grosso errore dei nostri tempi sia eliminare l’insuccesso, il fallimento, il rifiuto dalle vite dei ragazzi e impedire così che si confrontino con “l’altra faccia della luna”. Si può affrontare e vincere solo ciò che si conosce.
    E comunque, in questi fatti vedo anche tanta solitudine e di questo siamo tutti responsabili.

  8. TANIA VEZZOLI ha detto:

    Carissimo Prof D’Avenia, inizio questa mail facendole i complimenti per i suoi libri e per il suo lavoro. Erano anni che non avevo il piacere di conoscere una scrittura raffinata, sofisticata e allo stesso tempo fresca e brillante come la sua. Ho letto con molta attenzione il suo articolo riguardo all’ennesima tragedia accaduta a Carmela e alla sua famiglia. Condivido appieno quello che ha scritto. Negli ultimi anni ho lavorato in ambito educativo con gli adolescenti e con adulti in situazioni di disagio grave e credo che quello che è assente nelle generazioni attuali sia la mancanza di tolleranza alla frustrazione. Fin da piccoli i bambini vengono accontentati in tutto e per tutto senza dover fare il minimo sforzo per raggiungere un obiettivo. Si arriva a considerare le persone come oggetti da possedere, perchè “più hai, più sei”…Ciò che manca sono il rispetto e l’amore per se stessi. Solo quando si sono acquisiti questi valori fondamentali e imprescindibili si può pensare di essere sufficientemente forti da poter amare qualcuno accettando di lasciarlo libero, non possederlo. Invece di continuare a chiedersi il perchè delle cose sarebbe forse meglio andare avanti e chiedersi come ci si può migliorare.
    La ringrazio di cuore per la ventata di speranza che porta con il suo lavoro, con i suoi scritti e per come riesce a tenere alto il livello culturale della scuola e della nostra generazione.
    Tania Vezzoli

    • Prof 2.0 ha detto:

      Grazie, Tania. Il tuo intervento aggiunge un aspetto che io non ho trattato nell’articolo e ne arricchisce la prospettiva. Buon lavoro e grazie per le tue parole.

  9. Maria ha detto:

    “Come recuperare la pietas,l’empatia per l’altro?”:disprezzando la propria vita nel senso di non dargli alcun valore perchè essa non può essere comprata ma soltanto donata.Possiamo non “farla regredire a potere” imparando a donarla per Amore in ogni minuto della nostra vita(solo in questo modo) e “arginare l’autodistruzione”di noi e di chi ci sta intorno.
    Che significa donare la vita?
    Oggi mi sono commossa quando il Tg2(?)ha intervistato una ex insegnante di latino e greco di 92 anni(!)che la domenica cucina per i poveri a Torino e con naturalezza al giornalista che le domandava del perchè faceva tutto ciò alla sua età ha detto”chi perde la propria vita,la trova!”.
    “Il nichilismo che nutre le vite di risentimento e rabbia”non l’ha scalfita perchè non ha una vita da difendere…l’ha donata!E quando ti doni con Amore non hai più paura di nulla!Chi non lo fa( e siamo la maggioranza) vive o al riparo o possedendo gli altri nel vano tentativo di”dare senso alla propria vita” ma in questo modo non l’avrà mai e quando ciò si estremizza abbiamo purtroppo questi tristi fatti di cronaca
    Don Pino Puglisi si è consegnato al proprio assassino con un sorriso,ha perso la propria vita?Per chi crede no anzi sen’è guadagnata un altra con la conversione dell’uccisore per chi non crede il bilancio è almeno in pareggio se non contiamo lo scuotimento collettivo delle coscienze…Samuele ha tenuto stretta la sua vita in ogni istante anche quando diceva di amare la sua ragazza ma di Amore non c’era nulla…
    “La sirenetta ” di Andersen secondo me spiega un pò che cosa significa amare davvero .Il principe non si innamora di lei:ama un’altra.La sirenetta ha la possibilità di ritornare nel suo Regno dov’era una slendida principessa uccidendolo.Si avvicina al fresco talamo nunziale ma non ha il coraggio di ammazzarlo,fugge e si getta in mare ma invece di diventare spuma come le aveva detto la Strega diviene un angelo che veglierà sul principe e la sua bella sposa .Per amore lei aveva rinuncato a tutto:all’affetto della famiglia,al suo mondo bellissimo,alla sua voce melodiosa.Aveva “disprezzato” la sua vita di prima per amore del principe e pur non conquistando il suo cuore guadagna l’immortalità :da persona mortale ad angelo!Forse se si leggesse questa fiaba ai bambini(si leggono ancora?)e non la telenovela che ne ha fatto la Disney potremmo incominciare a parlare dell’amore come dono di sè e non come dominio sugli altri
    PS:la sirenetta salendo al cielo era la Bellezza:”il volto sereno di chi ha sofferto”!…spero di aver scritto bene quello che penso(al liceo ero un disastro nei compiti di Italiano)

  10. Antonio ha detto:

    Caro Alessandro, condivido tutto l’articolo ma c’è una parte che vorrei capire meglio, facendo prima una domanda.
    Quando scrivi che al minimo atto di violenza (credo intesa entro il giusto confine perchè, ad esempio, un litigio può essere cosa normale, ma anche questo avrebbe in sè la forma di una violenza) bisognerebbe troncare subito ogni legame senza sè e senza ma, ti riferisci alla sola violenza nei confronti della propria amata/o oppure, in maniera assoluta, anche alla violenza verso chiunque altro?
    Ossia: l’orrore inequivocabile è il fatto che la violenza sia verso chi ami, o proprio il concetto in sè di violenza?
    Spero la domanda non sembri stupida, per me non lo è.

    • Prof 2.0 ha detto:

      Caro Antonio, nell’articolo io parlo di violenza fisica all’interno di una relazione amorosa. Evidentemente a nessuno di voi è capitato di vedere una cicatrice su una ragazza, dovuta a percosse del fidanzato… La violenza fisica in generale è solo l’insieme più grande della violenza ai danni della persona che si ama.

      • Antonio ha detto:

        Grazie per la risposta. Sono d’accordo con tutto. Vorrei solo giustificare la mia domanda: nella società in cui viviamo esiste già un ribrezzo istintivo verso ogni forma di violenza, mentre ciò che non esiste, in quest’epoca improntata nel relativismo, è un ribrezzo verso il male, perchè non lo si riconosce più e si confonde indifferentemente con tutto il resto.
        Un atto violento, nei dovuti limiti, può anche avere un fine di bene, se lo scopo a cui è mirato è quello di evitare che una persona cara prenda inconsapevolmente una cattiva strada (ad esempio), o quello di smuovere una situazione terribile. Eppure di questi, non essendo visibile lo scopo ma solo l’atto, ci si scandalizza immediatamente.
        Io sulla mia pelle ho vissuto il male di un perbenismo che maschera l’apatia e il peccato, la presa in giro, l’assenza di ogni vero bene: il falso. Di questo male, che fa più male di qualsiasi schiaffo o pugno perchè ammazza la coscienza, nessuno si scandalizza perchè nessuno lo vede.
        Temevo che il tuo messaggio potesse prestarsi anche ad essere interpretato come un manifesto del perbenismo, inteso in modo così generalizzato, ma cosa che non credo fosse nei tuoi intenti.
        Un saluto e grazie ancora.

  11. Paola ha detto:

    Nessuna tra le ragazze/donne che hanno commentato è sorto il dubbio “ma perchè tanto successo a quell’idiozia di libro su M. Grey??” (conoscendone il soggetto). Primo in classifica; le donne hanno totalmente stravolto i loro desideri e abitudini privati; si parla già di film; “ciclone Grey”… Ci battiamo tanto contro la violenza sulle donne e poi mezzo mondo sogna di poter diventare schiava sessuale, deviazioni comprese??? ma la coerenza??

    • Jessica C. ha detto:

      Più che altro perché il successo del libro ha riguardato le over 30, ma penso che sia più che altro una piccola punta dell’iceberg di questo problema. In Italia avvengono cento omicidi ogni tre giorni in cui la vittima è spesso la donna e purtroppo Carmela è stata una delle tante vittime di questa violenza che, sì è insita nel DNA dell’essere umano, ma dilaga senza freni apparenti. Questi omicidi li classificano come “omicidi passionali” e io mi indigno ogni volta perché la passione e l’amore non portano a colpire con un coltello, ma con le parole e con i gesti di ogni giorno in cui la coppia costruisce i propri progetti per il futuro e la certezza di essere in due, senza perdere la propria individualità e la propria personalità. Quello non era amore, era pura ossessione dove il motore era l’incapacità di accettare la fine di una relazione e il terrore di ritrovarsi nella solitudine a fronteggiare le proprie paure e i propri vuoti interiori senza l’altra metà. Conosco tante coppie di ragazzi che stanno sempre insieme, sempre appiccicati quasi in maniera morbosa e io mi chiedo spesso se è amore o paura della solitudine, di restare da soli senza amici e fidanzati e purtroppo la maggior parte delle coppie che conosco vertono quasi sempre nella seconda risposta. E presumo che se non si incominci dalla famiglia a trasmettere quei valori in cui l’amore è si fare dei progetti insieme, ma anche saper non perdere la propria persona e avere fiducia nella persona che stiamo accanto senza sfociare in “un’amore malato” in cui il partner è solo un oggetto da appartenere per paura di perderlo, credo che sprofonderemo sempre di più in questi terribili fatti di cronaca.

      • Jessica C. ha detto:

        Chiedo ancora scusa per il mio disturbo, ma ho trovato una citazione che secondo me dice in poche frasi le ragioni per cui si manifestano questi fatti. Carmela ti chiediamo scusa per non averti protetto abbastanza dalla follia umana. «I due poli del falso amore: “appiccicarsi” e “lasciar cadere”. Il vero amore invece è fatto di scambi vitali; è, insieme, discreto (l’amore non si appiccica) e sicuro (l’amore non abbandona)» Gustave Thibon

  12. Rosangela ha detto:

    Fear is all around and that’s really sad and frustrating. In Brazil, violence has been even something banalized both for people who are quite conformed about impunity and the fail justice we have here. Last month, a student of mine was brutally murdered because of a simple arguing. The thing is like one cannot say anything when feels offended, otherwise he/she dies. This is ridiculous! Our world is now called real intolerance and despair. Horrible!

    And what a pity many women are really interested in such jerks like Mr Grey. It seems a so repeated thing, a sick man looking for all kinds of sexual experiences, till be reveled as a psycho, full of traumas?! All we have to feel for him is strong pity, but yes, I agree that this kind of men are getting very common nowadays and that’s dangerous if a woman really doesn’t know exactly what she wants, mainly for young girls who, like the protagonist in the book, can’t fight certain things off or separate reality from fiction. That’s twice horrible!

  13. Giovanni ha detto:

    Solo grazie, Alessandro, per questa riflessione che hai voluto condividere su un (purtroppo non l’unico) evento così agghiacciante.

  14. Cinzia ha detto:

    Questa storia, come tante altre rispecchia la totale assenza di “società civile”. Uso quest’espressione forte perché non so come spiegare il vuoto e la deresponsabilizzazione di tutti gli adulti, di tutte le figure preposte alla formazione, sino alle più alte Istituzioni siano inadeguate al compito. Non parlo solo dei genitori, della scuola, dei mass media, con la conseguente tendenza a condannare qualcuno per qualcosa. Guardiamo la realtà. Qui non è solo un problema di adolescenti che credono nell’amore che salva, è un problema che attraversa anche l’età adulta e tutti i servizi territoriali assenti. Quante famiglie in difficoltà e parlo anche di quelle normative, cioè che tutte le famiglie affrontano, come la nascita di un figlio o un cambiamento nella famiglia fruiscono dei servizi del territorio come un Consultorio? Quante persone pensano di poter parlare dei propri problemi senza vergognarsi per una difficoltà? E’ un problema culturale molto forte. Non lascia spazio alle imperfezioni, non lascia spazio all’errore o al fallimento e questo non è un problema degli adolescenti è un problema della nostra società, degli adulti, delle priorità e dei giudizi che diamo. La cultura ci permette di avere valori di tolleranza, rispetto, cure. La realtà cosa ci offre? Tolleranza? Rispetto?Cura per la persona? O si dice che i genitori devono essere presenti però poi devono lavorare entrambi per sopravvivere. Si dice che bisogna rispettare le regole però sono gli adulti stessi che ogni giorno al tg ci dicono che si può anche non fare. Si dice che c’è la crisi ma abbiamo bisogno degli oggetti per essere felici (abbiamo oggetti di valore allora anche noi abbiamo un valore). Insomma di che cosa ci stupiamo? Se il bambino impara ciò che vede fare prima di ciò che gli si dice, allora non mi posso stupire del fatto che gli esseri umani sono trattati come “oggetti”. Non può essere un discorso di disagio giovanile, è un discorso di incoerenza della nostra società a tutti i livelli.
    E poi l’amore che salva… di amore che c’è in un modo così egoistico e possessivo-compulsivo di vivere i legami e le relazioni?Dovrebbe esserci invece una comunità che coopera al fine di creare reti integrate di servizi Reali e Competenti con gli strumenti culturali di cui disponiamo, con atteggiamenti non giudicanti delle persone ma tutti facenti parte di una comunità responsabile e aperta al miglioramento e alla cura, nella quale le famiglie si sostengono e sono una risorsa sociale importante, insieme alle altre agenzie formative. Diversamente, se ai nostri alunni insegniamo che basta il profitto, che bisogna superare gli altri ed essere superiori, se non ci occupiamo dei bisogni reali delle persone, dei percorsi di vita ma solo delle imposte da pagare… Tutto questo rimarrà solo scandalo e buon argomento dei talk show. Allora, come siamo ormai abituati, rimarranno solo una vittima e un carnefice, il buono e il cattivo, il giudizio e il giudicatore, parole e la morte di qualcun’altro. Siamo tutti responsabili di questa perdita di senso e responsabilità verso noi stessi e le future generazioni.

    • DIana ha detto:

      sono d’accordissimo. Purtroppo molti non si affidano a consultori e simili perchè spesso le strutture invece che aiutare portano via e basta il figlio minore anche se si tratta di soli problemi economici. E magari resta nascosto il caso (migliaia veramente) dove moglie e figli sono sotto le minacce di un familiare o dove il minore è minacciato…

  15. Rosanna ha detto:

    Non conosco quel ragazzo, ovviamente, nè sono nella sua testa. Ma credo che anche per lui valga una frase che ho coniato di fronte ai comportamenti di alcuni adolescenti con cui lavoro: “Con genitori così non servono cattive compagnie”.
    Com’è possibile che la madre sappia solo dire “è un bravo ragazzo, non è un killer”? Stamattina leggendo queste sue dichiarazioni mi sono venuti i brividi. Forse se avesse ucciso un cane, sua madre si sarebbe indignata un pò di più. Che infinita tristezza!

  16. Denni ha detto:

    Prof condivido quello che scrive nell’articolo. Ma non è sempre facile ribellarsi, andare contro a ciò che è stato amore. Ho 17 anni come Carmela e credo che ne per me, ne per i miei coetanei sia facile troncare una relazione in cui si “crede” per un atto di violenza che però invaghiti dall’amore non sembra più tale. Forse manca la maturazione giusta, la forza adatta a prendere decisioni come quella di lasciare il ragazzo. La ringrazio perché questo articolo mi fa aprire gli occhi e capire che ci sono diverse realtà. Ci sono realtà in cui prendere una decisione dura è per un futuro migliore. Grazie ancora prof.
    Denni .

  17. Raf ha detto:

    Deve essere insegnato a scuola. Deve entrare nei programmi. Hai ragione, chi è violento una volta lo sarà di nuovo, e andrà peggiorando. Una violenza che esploderà non appena la vittima, il capro espiatorio, a tale violenza tenterà di opporsi.
    E il rispetto per se stessi: non si può insegnare ma se ne può parlare, almeno per gettarne i semi. Purtroppo non possiamo aspettarci che lo facciano le famiglie, non sempre. Troppe figlie imparano dalle mamme che uno strattone ogni tanto può capitare.

  18. DIana ha detto:

    Mr Grey disse anche ad Anastasia che era lei a detenere il potere. Insomma sono due storie diversissime.. Parliamo di debolezza umana e di erotismo consenziente in mura private. Il peggio è se chi ama questo erotismo costringe.
    Purtroppo capita sempre più spesso..
    Non ci si conosce, non si risolvono i propri problemi, si spera lo faccia l0altro, si vive in vetrina..E spesso la famiglia è assente. A riprova “è un bravo ragazzo”:
    Se mio figlio farà qualcosa del genere io eviterò di pronunciarmi per non dire parole pessime e suo padre starà distante perchè non gli basterebbe correre.

  19. Giulia ha detto:

    <> (U.GALIMBERTI, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Feltrinelli, Milano, 2007, 41)

    Il problema a livello programmatico è la scissione tra razionalità e affettività della nostra epoca postmoderna. L’attuale visione dell’Uomo genera incapacità di riflettere sulle emozioni, che rende schiavi di sé stessi, che fa anteporre la soddisfazione dei bisogni al bene dell’altro. Abbiamo perso le “ragioni del cuore”, la razionalità degli affetti. I ragazzi non conoscono la bellezza, pur faticosa, dell’attesa agapica, ma solo il godimento del possesso erotico.
    Dobbiamo recuperare una visione integrale dell’uomo, andare contro le scissioni commerciali e pubblicitarie da un lato, tecniciste ed emotiviste dall’altro. Dobbiamo educare alla pienezza di una vita fatta di cuore e ragione intrecciati.

  20. Stefania ha detto:

    Mi chiedo se riuscirà un giorno il mondo a diventar privo di gente come lui, quel Samuele che ha preferito togliere la vita a un’altra piuttosto che cercare la sua che non è mai stata vera e pura vita. Non ha mai conosciuto se stesso e spera di ritrovarsi negli altri. Samuele ha rubato l’anima di una famiglia, ha segnato il destino di una comunità e lo ha fatto perché privo di un’educazione, di principi e di valori. La donna non è un gioco da giocare. Vorrei che molti lo capissero. Che dice, caro prof. D’Avenia, riusciremo a sconfiggere questi uomini che, in fondo, sono e saranno sempre soli?

  21. GabrielleB. ha detto:

    Grazie Alessandro per queste parole, che come sempre riescono ad illuminarmi e mi inducono a riflettere!
    Ho solo un punto poco chiaro: “Mettersi con se stessi, prima che con un ragazzo o una ragazza, altrimenti useranno l’altro per riempire i propri buchi e non per amarlo.” Il fatto che qualcuno ci ami non significa che ci ami “difetti compresi”? E non significa anche che serva da ‘collante’ per le nostre crepe?

  22. luciana pasetto ha detto:

    caro prof, che dire? Abbiamo molti tra i genitori di oggi che “non si accorgono” dei loro figli, “è un bravo ragazzo..” già, gli hanno dato tanti oggetti, li riempiono di vuoto (?!?)ma sono veramente distanti in tutti i sensi e delegano, delegano finchè a volte, e comunque troppo spesso, succede l’irreparabile. Vorrei tanto essere ascoltata seriamente a scuola durante certi colloqui ma io sono “solo” l’insegnante di religione..meno male che i bambini capiscono puntiamo su di loro

  23. sara ha detto:

    L’amore libera, l’ amore fortifica. L’amore vero non potrà mai indebolire. Eppure succedono vicende come queste,incomprensibili. Il tuo articolo è giusto (non so chealtro termine usare) perché denuncia e sprona nello stesso momento. Quindi dobbiamo prendere spunto da riflessioni come queste per ritrovare il significato del vero amore, senza illusioni. Vorrei anche dirle Grazie per tutte le riflessioni che ci offre con i suoi libri e articoli. Sono preziose in questa società.

  24. MANU ha detto:

    Complimenti!

  25. fra ha detto:

    Ormai mi chiedo perché ogni giorno la gente uccida per futili motivi… non è possibile che l’umanità sia diventata solo una fiumana di sangue… spero veramente che tutto questo finisca presto…
    quando l’uomo si ricorderà che siamo tutti figli di Dio e che egli ci ha creato per amarci tra noi non per distruggerci tra noi…

  26. Loredana ha detto:

    Salve..sono quasi coetanea di Carmela 16 anni. Appena ho letto la notizia sono rimasta sconvolta e allo stesso tempo stupita. Stupita perchè doveva essere Lucia ad essere uccisa e invece Carmela si è messa in mezzo per difendere la sorella è ci è rimasta secca(scusate il linguaggio non molto raffinato). E mi stupisco perchè al mondo d’oggi c’è molta insensibilità delle persone: quante volte lasciano delle persone svenute o sanguinanti a terra senza chiamare il 118 o vedono qualcosa e non vanno a denunciare per paura? Invece Carmela è stata coraggiosa,ha difeso la sorella nonostante quel pazzo fosse armato difronte a lei.
    Rimango sconvolta perchè dall’inizio del 2012 sono morte 100 e dico 100 donne per femminicidio(nuovo ternine coniato per indicare le uccisioni delle donne da parte degli uomini). Com’è possibile tutto questo ancora? Oggi ne abbiamo parlato insieme ad altri ragazzi e uno ha detto che forse sarebbe il caso di far capire a questi “uomini” che le conseguenze sono gravi mentre dopo un po’ di carcere si lasciano di nuovo liberi. Io sono d’accordo con lui e con lei,signor D’Avenia. Perchè è vero,prima di mettersi con se stessi che con gli altri.
    Arrivederci.
    Loredana Matarrese,Brindisi

  27. CHI@ chi@ ha detto:

    Caro Alessandro, sono la tua più grande fan. Premettendo che… poverina la ragazza!!!!!!!!!! Sono daccordissimo con il tuo articolo! è bellissimo. é x questo che sono una tua fan. Quando mi è stato regalato il tuo libro pensavo fosse noioso… Invece, leggendolo ho capito che è vero che non si può giudicare un libro dalla copertina. Primo 6 grande e ti adoro!!!!!!!!!!! Secondo… mi chiedo come vadano i lavori per il tuo film!!! Spero di ricevere notizie al più presto perchè per vedere il tuo film farei non ore, ma giorni interi di coda!!!!!!!!!!!!!!! Facci sapere quanto uscirà il film!!!!!!!!!!!!! X me è urgentissimo saperlo!!!!!!!!!!!!!!!!!! 6 GRANDISSIMO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ed anche il tuo libro è GRANDISSIMO e BELLISSIMO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! AMO IL LIBRO BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE!!!!!!!!!!!!!!!!! FAMMI SAAPERE TI PREGO CON IMMENSO AFFETTO CHI@

  28. Roberta ha detto:

    Ragazzi posso essere considerata una deficiente ma c’è una cosa k non mi è chiara e chiedo per favore se qualcuno me la può spiegare meglio…. Grz.. Cosa vuole dire pietas??? In questo contesto…

  29. Emanuela ha detto:

    Parlo da genitore, ma anche un pò da figlia.
    Se insegnamo ai nostri figli a diventare adulti, a saper stare in piedi da soli, senza bisogno di stampelle o dell’altrui approvazione, casi del genere non se ne verificheranno.
    Sono assolutamente d’accordo con la tua affermazione che si deve amare una persona per ciò che è, non per ciò che colma nei nostri vuoti.
    Far crescere, educare, far diventare adulti significa anche e soprattutto questo. Deve farlo la scuola, devono farlo i genitori. Non ci sono alibi, nè scuse dietro cui nascondersi, pena incontrare sul cammino un altro Samuela

  30. Elena ha detto:

    Caro prof, “mettersi con se stessi” è un ottimo motto..difficile,ma ottimo. E sopratutto è vero. Si prova un grande vuoto quando “l’altro” è solo un tappabuchi delle nostre mancanze. Io L’Amore non l’ho incontrato ma lo leggo negli occhi dei miei genitori. Nonostante le mancanze,i difetti e i “buchi” di entrambi,il loro amore è iniziato per sintonia,tenerezza,gioia…non per prendere qualcosa dell’altro. Quando si ha “bisogno” dell’altro è segno che c’è qualcosa che non va. Le relazioni migliori sono quelle che,secondo me, donano qualcosa che guarisce,lambisce,cura e fa risorgere DOPO che un amore nasce. Non si ama il proprio dottore,si ama perché si ama,punto. Spero che solo osservando,sia giunta a capire questa cosa come vera,perchè io ci credo.E spero di non credere in una chimera…lei che pensa,prof?

  31. Kj@r ha detto:

    secondo gli inquirenti non c’è stato nessun raptus di follia,ma un’azione premeditata. Samuele sarebbe sceso da casa con l’intento di uccidere. Lucia lo aveva lasciato dopo una relazione di sei mesi, nata su Facebook e finita prima dell’estate. L’assassino però dice di avere ucciso Carmela «per sbaglio», perchè «Lucia si è riparata con le mani» e la sorella si è frapposta tra i due nel tentativo di difenderla. Ma pare che l’autopsia faccia supporre uno scenario differente. Credo che vendetta sia l’arma peggiore, perchè tira in ballo persone che non hanno assolutamente a che fare con tutto ciò che succede. é ciò che Samuele dice sia successo con Carmela; lui voleva uccidere sua sorella, ma lei si è messa in mezzo!!!! Forse, se l’amava ancora, Non la voleva neanche uccidere, la voleva solo ferire. FORSE. O fprse, no. Dopo aver lasciato le due ragazze nel sangue ha avuto il coraggio di scappare via, di andarsene. La ragazza non sa ancora della morte della sorella giusto???? Poverina; se io fossi lei, quando verrei a sapere che mia sorella è morta non mi vendicherei ì, come invece ha fatto lui dopo essere stato mollato!!!!!!! Povera Carmela, mi auguro che adesso riposi in pace!!! POvera Lucia, rimarrà sfregiata e senza una sorella, magari anche col senso di colpa, che non dovrebbe essere senso di colpa, ma in questio casi… Tu vivi la tua vita come meglio puoi, e poi arriva un pazzo e ti ammazza!!! NON ci sono PAROLE. Ma sono certa che Carmela, ora che è morta, è viva più che mai nei cuori di tutti coloro che l’anno amata e continueranno senz’altro ad amarla. Nel cuore e nella mente, il suo ricordo rimarrà vivo.

  32. rosaria ha detto:

    …continuano a chiamarlo “amore criminale” quando è semplicemente CRIMINALE chiamarlo amore.

  33. Valentina ha detto:

    questo articolo mi ha fatto riflettere un sacco!!
    Nella mia facoltà (studio medicina)esiste un’associazione di studenti che cerca di organizzare occasioni di formazione medico-scientifica ma anche (e forse è questa la cosa più bella)incontro, informazione, dibattito, laddove l’università non può arrivare (comprensibilmente, perchè in fondo l’ obiettivo degli accademici è fornirci la migliore preparazione possibile in un campo in cui le conoscenze sono di una vastità spaventosa, almeno ai miei occhi di giovane studentessa che guarda con un po’ di paura al suo futuro di professionista). Però noi vogliamo anche ricordarci che non siamo solo reazioni biochimiche ma che c’è un contesto sociale, strettamente legato alle problematiche delle persone che incontriamo tutti i giorni nelle corsie dell’ospedale.L’uomo si fa del male da solo molto più di quanto gliene faccia la Natura..
    Grazie Alessandro! grazie perchè ricordi sempre agli studenti di essere protagonisti attivi! Grazie! Perchè so in prima persona quanto questo sia importante, lo so perchè l’ho scoperto solo in questi anni e spero invece che tanti altri ragazzi Vivano veramente la loro quotidianità (e quindi anche i loro studi) con entusiasmo!
    Scusate se non c’entra molto con i vostri commenti e discussioni, ma organizzando con i miei amici la conferenza che si terrà domani nella nostra università (sul tema Donne e Violenza) non ho potuto fare a meno di rileggere questo articolo.
    E insomma io voglio dire crediamo nei tanti ragazzi che non accettano tutta questa violenza
    scusate l’intrusione 😉

  34. Sara ha detto:

    “Dico sempre ai miei studenti di «mettersi» con se stessi, prima che con un ragazzo o una ragazza, altrimenti useranno l’altro per riempire i propri buchi e non per amarlo”.
    Hai proprio ragione Prof, me lo devo ricordare!

  35. Nadira ha detto:

    Amore e potere non sono poi così distanti: è proprio vero anzi io penso che il confine che passi tra amore e potere sia una linea sottilissima e alquanto sfumata. Sono perfettamente d’accordo con lei per quanto riguarda il fatto che la violenza sia in tutti noi e più spesso dovremmo ricordarci che l’essere umano era,è e sarà sempre un animale: è questa la nostra natura. Ho anche apprezzato molto il concetto del mettersi prima con se stessi e poi con un’altra persona. Non sono d’accordo però per quanto riguarda la vicenda di Carmela e Samuele e più precisamente quando lei dice che la sorella di Carmela (Lucia) serviva solo per colmare le lacune di Samuele; non sono d’accordo con quello che dice principalmente per un motivo. Infatti, secondo me, l’amore è il modo migliore per conoscerci, ci fa confrontare con l’altro e quando ci troviamo denudati delle le nostre sicurezze, senza più le maschere che negli anni ci siamo costruiti solo allora possiamo conoscerci; scavare nella nostra anima, analizzarne ogni frammento e accettare le debolezze che cela e poi, quando si conosce se stessi, bisogna conoscere l’altro. Bisogna far combaciare i due animi: le debolezze di uno devono combaciare con i punti di forza dell’altro. È questo l’amore; è amore quando le debolezze di uno si annullano con le forze dell’altro, quando i due animi combaciano e si fondono l’uno con l’altro. Nessuno è perfetto da solo e solo con un’altra persona si raggiunge la compiutezza. È un po’ come lo Yin e lo Yang che, oltre a rappresentare il bene ed il male, rappresentano l’uomo e la donna perfettamente uniti e il nero che c’è nel bianco rappresenta l’uomo che resta nella donna così come il bianco che c’è nel nero rappresenta la donna che entra nell’uomo, anche l’amore è così: due persone che si uniscono per sostenersi a vicenda . Questo non vuole naturalmente essere una giustificazione per Samuele il quale probabilmente ha amato anche la sorella di Carmela ma l’ha amata di un amore malato; voleva imporle le sue regole averla solo per sé difenderla da tutto e tutti ma non è riuscito a difenderla da se stesso, dalla sua morbosa gelosia, dal suo amore malato e soffocante. Purtroppo, nella relazione marcia della sorella, Carmela non c’entrava niente però quella sera si trovava lì e ha avuto il coraggio di sacrificarsi; Carmela è morta per amore ma non per colpa dell’amore malato di Samuele ma per colpa dell’amore genuino che nutriva per la sorella: l’ha amata così tanto da permettersi di farle il dono più grande e costoso che poteva darle: la vita.

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