16 febbraio 2013

La società che prepara il collasso

6831941226_1f9c6d46ff_bHo 35 anni, sono fortunato ed orgoglioso di essere nato e cresciuto in questo Paese, per il quale nutro ancora qualche speranza, che ricevo e alimento facendo l’insegnante.
Ma mi preparo al voto rileggendo il bel saggio di J. Diamond «Collasso: come le società scelgono di vivere e di morire», relativo alla singolare sparizione di società fiorenti che più o meno consapevolmente si «suicidano», dagli abitanti dell’Isola di Pasqua, che tagliarono tutti gli alberi dai quali traevano il loro sostentamento, ai coloni dell’Australia che importarono, con calcolo e sforzo, animali che distrussero la ricchezza del nuovo ecosistema. Rischiamo il «collasso» anche noi? Abbiamo già tagliato l’ultimo albero che poteva tenerci in vita? Abbiamo apportato correttivi più nocivi dei benefici?

L’antropologo spiega che sono quattro i motivi per cui una società determina il suo declino: non riesce a prevedere il sopraggiungere del problema, non si accorge che il problema è già in atto, se ne accorge ma non prova a risolverlo, cerca di risolverlo ma non ci riesce. Nel primo caso il gruppo prende decisioni disastrose perché il problema è talmente nuovo e imprevisto che non si sa come affrontarlo (spesso l’evento si era già verificato, ma è stato dimenticato per carenza di memoria storica…). Il secondo caso colpisce i popoli che scivolano gradualmente nel problema, che però ad un tratto supera la soglia di non ritorno e si fa evidente quando è ormai troppo tardi. Il quarto caso è quello che si verifica quando la soluzione è chiara, ma i costi e i modi di realizzazione sono troppo alti per le capacità del gruppo.

Lascio per ultimo il terzo caso perché penso sia quello che ci riguarda più da vicino. É il più frequente e sorprendente, per la paradossale non volontà di risolvere un problema evidente. Due sono gli ordini di motivi secondo Diamond: razionali e irrazionali. I primi si mascherano di una finta razionalità, ridotta in realtà a calcolo utilitaristico, e puntano a false soluzioni immediate, senza pensare alle conseguenze per il futuro. Nella maggior parte dei casi è un ristretto gruppo, al potere, ad operare queste scelte «razionali», presentate come tali, pur di mantenere lo status quo. Le conseguenze di preteso e immediato beneficio, sono in realtà devastanti sul lungo periodo (penso alla mia generazione: io dovrò insegnare a sedicenni fino a quando avrò 75 anni, prima di poter andare in pensione). I motivi che nutrono la non volontà di soluzione possono essere anche «irrazionali». I modi di vivere e vedere la realtà sono talmente radicati che il gruppo non riesce ad aprirsi a valori nuovi e si esaurisce, pur di non lasciare tradizioni rassicuranti, e questo avviene soprattutto in periodi di crisi, per paura che nuovi paradigmi aggiungano ulteriori elementi critici. E in un’Italia che invecchia, descritta dai sociologi come una «piramide rovesciata», i molti anziani gravano sui pochi giovani, non solo economicamente ma anche per la difficoltà ad aprirsi a nuove prospettive.

Per queste ragioni credo che l’Italia sia pericolosamente sedotta dal collasso del terzo tipo. Lo vedo a partire dalla Scuola, già collassata da un pezzo se non fosse per gli insegnanti che fanno più di quello che è a loro chiesto per amore del lavoro e dei ragazzi. Ma nessuno se ne occupa: ti pare che il collasso dell’educazione in uno Stato sia segno di crisi? Lo stesso dicasi per la famiglia, vera risorsa e leva economica in un Paese come il nostro. Nell’azione politica appare prioritario lo spread sul fattore umano, l’Imu sulla Scuola, le unioni civili sulle famiglie già esistenti. Mi riferisco alla mera «quantità» delle parole usate durante la campagna elettorale. Di certi argomenti invece non si parla, perché sono tali le pastoie e gli interessi in gioco che non se ne può parlare: tanto si sa già che nulla cambierà, perché nulla può cambiare a meno di non perdere consensi.

I problemi sono evidenti ma gli interessi ristretti di gruppi di potere ne frenano la soluzione, o perché occupati a mantenere il proprio potere e quello delle clientele che li sostengono, o perché incapaci di un pensiero che vada oltre l’immediato, basato su un bene comune che sappia valicare i confini della propria legislatura (se durasse più di quei due anni e mezzo necessari a garantirsi un vitalizio). Un esempio: chi avrà il coraggio di scardinare nel sistema scolastico il criterio di anzianità come unico criterio di merito (non è un caso che l’età media degli insegnanti supera i 50 anni nella Scuola statale, la più alta dei 34 Paesi dell’Ocse)? Chi avrà il coraggio di fondare l’insegnamento sul merito indipendentemente dall’età di chi insegna? Chi lo farà subirà contestazioni e perderà tutti i voti del mondo, ma fra 10-20 anni la scuola italiana forse si riprenderà, come qualsiasi sistema basato sulla socializzazione delle risorse e non delle perdite. Nessuno lo farà. Troppi gli interessi in gioco e i freni di gruppi che gravitano attorno alla Scuola parassitariamente. Per Diamond nella storia sono stati solo leader coraggiosi e perspicaci a salvare un popolo intero, perché capaci di prendere decisioni, anche contro se stessi e i gruppi dominanti, decisioni i cui frutti sarebbero stati goduti dai loro successori.

Leader che condividevano la sorte della gente allo stesso modo di uno che non arriva a fine mese: il loro fallimento era in primo luogo «il loro» fallimento. I nostri leader invece falliscono indisturbati e restano lì. Per questo non nutro molta speranza sulle prossime elezioni: i discorsi dei politici, tranne qualche rara eccezione tutta da verificare, non mirano alla soluzione del collasso, ma al mantenimento della tifoseria basata su un generalizzato conflitto di interessi. Però non smetto di sperare, grazie al fatto che il giorno dopo aver votato torno in classe, per preparare i ragazzi al collasso che gli stiamo preparando.

La Stampa, 16 febbraio 2013

20 risposte a “La società che prepara il collasso”

  1. marcosclarandis ha detto:

    Sei invitato nella nostra miniera.
    Due dei minerali preziosi che abbondano nel nostro sito:

    “La terra svuotata” di Ugo Bardi editoririuniti universitypress.
    Mecenate impotente:(dialogo)

    Finalmente con il nostro denaro
    abbiamo comprato un altro pianeta
    chi s’è comprato quello vecchio e venduto
    nessuno nessuno che proprio nessuno
    avrebbe mai potuto pagarlo
    mercante tu e tuoi siete astuti
    maneggiate come stoffe parole
    di ciottoli e vetri fate credere al volgo
    si tratti di smeraldi e di perle
    ma su di me il tuo incanto non prende
    questo spiazzo asfaltato rovente
    quel lastricato d’asbesto letale
    io so che prima delle tue tende
    dei tuoi banchi colmi di merce
    era terra fremente di vite
    belle di bellezza perenne
    viandante tu non hai nulla da spendere
    mi basta uno sguardo per darti del niente
    ma io sono mecenate potente
    in ogni luogo impera il mio logo
    prendi dalle ceste ciò che ti serve
    il tuo grazie varrà in pagamento
    se ci fosse qualcosa che serve
    a inarcare le mie labbra a sorriso
    avrei già allungato la mano
    ma tu misero venditore arrogante
    sei solo denaro stampato
    su carta o magnete
    impermanente.

    Un augurale saluto

    Marco Sclarandis

  2. Maria Cecilia_una quasi maestra fuori dalle GAE ha detto:

    Caro Alessandro, visto che si parla della scuola e vista la nostra immobile situazione ti invio questo comunicato che stiamo inviando il più possibile. Se vorrai lo pubblicherai ^_^
    Scriviamo in nome di migliaia di docenti abilitandi e abilitati in Scienze della Formazione Primaria, per ricordare a tutti, Governo in primis, che esistiamo. Noi, immatricolati negli anni accademici 2008/2009, 2009/2010 e 2010/2011, siamo stati ingiustamente esclusi dalle Graduatorie ad Esaurimento e, nonostante siano stati presentati svariati ordini del giorno, innumerevoli interrogazioni parlamentari e diversi emendamenti per sanare, secondo ragione, la nostra situazione, il Governo, i sindacati, e tutti gli organi competenti, si sono dimenticati, o hanno volutamente ignorato, chi ha seguito le regole e ha fatto sacrifici per abilitarsi all’insegnamento seguendo quella che pareva fosse l’unica via possibile: la laurea in Scienze della Formazione Primaria. In questi giorni, ci sentiamo ulteriormente abbandonati, ma soprattutto, offesi e raggirati, a causa della possibile attivazione del TFA speciale per la scuola dell’infanzia e per quella primaria. Ricordiamo a tutti che in Italia esiste il Corso di Scienze della Formazione Primaria e che la nostra laurea, quadriennale, allo stato attuale permette di inserirci ESCLUSIVAMENTE IN II FASCIA DI ISTITUTO, pur avendo seguito lo stesso identico percorso dei colleghi che sono già nelle Graduatorie a Esaurimento. Ora sembra concretizzarsi la possibilità, per tutti i Diplomati Magistrale, che negli ultimi 13 anni non si sono abilitati per i più svariati motivi (tra i quali è sicuramente presente il non superamento della prova di ingresso, essendo SFP un corso a numero chiuso, basato sul fabbisogno regionale, per evitare il non inserimento lavorativo dei laureati), di ottenere l’abilitazione con un corso di soli 8 mesi e di essere poi inseriti in II FASCIA DI ISTITUTO, come chi vi scrive. Il messaggio, forte e chiaro, che il nostro Paese, il Governo, il Parlamento, i sindacati, stanno facendo passare è questo: una laurea quadriennale, vale quanto un corso di 8 mesi, che, oltretutto, non ha nessuna selezione in ingresso. Noi non ci stiamo, e a questa vergogna diciamo NO! Non siamo d’accordo sull’attivazione di questi corsi perché non premiano il merito, perché sono una sanatoria, perché incrementano il già spaventoso numero di precari. Per evitare di essere accusati di critica sterile e non costruttiva, ci permettiamo di avanzare una proposta, a nostro parere, ragionevole: da una parte, laureati SFP inseriti in III fascia GaE e nella I di Istituto, dall’altra, inserimento dei futuri abilitati TFA in II fascia di Istituto, senza nessun inserimento in GaE. Questo dovrebbe essere il punto di partenza per permettere a tutti di lavorare e di vedersi riconosciuti sacrifici e merito. Al Governo che dice di fare i concorsi, rispondiamo che siamo d’accordo, ma solo e unicamente partendo dalla stessa base dei nostri colleghi di SFP già nelle Graduatorie ad Esaurimento. In conclusione, chiediamo, ancora una volta e a gran voce, di essere rispettati come docenti e come persone.
    Coordinamento Nazionale Docenti Abilitandi ed Abilitati per le GaE

    • Prof 2.0 ha detto:

      In bocca al lupo. Che Paese al contrario…

      • Lena ha detto:

        Ti capisco tantissimo, cara “quasi maestra”! Sono stata per 11 anni dall’altra parte inseguendo un ruolo che sembrava non arrivasse mai e capendo, strada facendo, che l’unica cosa che per lo stato contano i soldi che ti può spillare, non quanto sei formata, come persona prima ed insegnante poi, per educare ed istruire. Se paghi passi corsi abilitanti, se paghi fai corsi assurdi on line che non ti danno niente a livello professionale, ma ti permettono di comprare 3 miseri punti con cui in graduatoria superi chi è nella tua stessa situazione, ma a differenza tua non può fare questi corsi o non sa ancora della loro esistenza…e così diventa la guerra dei poveri.Mi dispiace per te, ma mi dispiace davvero anche per le persone che sono in quella graduatoria, alcune anche da più tempo di me (c’è gente che entra in ruolo dopo 27 anni di precariato ed è assurdo!).Ci sarebbe davvero bisogno di ribaltare il sistema e di costituirne uno con al centro la persona…e magari entrare nelle scuole e valutare con serietà chi è degno di occupare il posto che occupa e chi è meglio faccia un altro lavoro…ma questo è un altro discorso!

  3. Raffaella ha detto:

    “Nell’azione politica appare prioritario lo spread sul fattore umano, l’Imu sulla Scuola, le unioni civili sulle famiglie già esistenti. Mi riferisco alla mera «quantità» delle parole usate durante la campagna elettorale. Di certi argomenti invece non si parla”. E’ così vero quello che scrivi che verrebbe la voglia di correre alle barricate, come nel film “Miserables”. Ma, come si vede anche dal film, le uniche barricate su cui il popolo sorride vittorioso sono quelle “di là”. E allora mi chiedo, avendo un po’ di anni in più: cosa possiamo fare noi adulti oggi. Non tanto cosa abbiamo sbagliato ma: cosa si può fare per tornare a respirare e far respirare i nostri figli? Prorpio oggi torno avvilita da un episodio pazzesco: mio figlio Bernardo, 18 anni ha lasciato la scuola dopo la bocciatura di giugno scorso ed è stato ripetutamente beffato da artigiani che promettono contratti di apprendistato e poi ritrattano. Ha seguito un corso da fabbro ma lo stage non parte… Oggi mi chiamano dalla scuola vecchia per comunicarmi che sarà bocciato di nuovo, pur non essendosi mai iscritto, perchè “Ormai lo abbiamo messo nei registri di classe e da settembre non si è mai visto. Però se vuole può farlo ritirare”. Ora mi dico: chiamo i carabinieri o il manicomio?

  4. Carlo Oggionni ha detto:

    Questo articolo è triste. Non suggerisce nè soluzioni nè speranze. Dimentica che la situazione è il risultato delle debolezze e delle limitazioni dell’essere umano, che però è stato capace in 3000 anni di storia di toccare traguardi bellissimi.
    Soprattutto un insegnante dovrebbe essere capace non di tornare dai suoi ragazzi e prepararli al collasso, ma di far capire loro che cambiare si può. Non è facile, occorre faticare, ma si può.

    • Martina ha detto:

      ciao, scusami mi permetto di risponderti chiedendoti se tu conosci veramente Alessandro D’avenia. Perché, posso assicurarti, io che ho letto molti dei suoi articoli e l’ho sentito parlare tantissime volte, che non è affatto una persona pessimista ed ha presente molto più di molti altri i traguardi dell’uomo e la bellezza di cui è capace, ma averlo presente non significa dimenticarsi della realtà e crescere i suoi allievi nella menzogna che tutto vada rose e fiori, perché non è così, ed è giusto che sia sincero nei loro riguardi anche perché penso, che sia proprio per questo motivo che li sprona a dare il meglio di loro. Scusa l’intromissione, ma è ciò che penso.

  5. Quattrini Franco ha detto:

    E’ grazie alla mia maestra unica delle elementari che ho ben scolpito in testa il famoso proverbio cinese “Se hai progetti per un giorno vai a pescare, se hai progetti per un anno pianta il grano, se hai progetti per dieci anni pianta un albero, se hai progetti per cento anni ISTRUISCI IL POPOLO.” Ora mi viene il sospetto che siamo diventati tutti pescatori noi con la canna e i nostri politici, che sono il nostro specchio, con reti a strascico. Anche perché la pesca necessita relativamente di pochi investimenti, mentre seminare significa rinunciare a un po di grano da mangiare per non sapere se il prossimo anno ne mangeremo un po di più, figuriamoci piantare alberi o molto peggio istruire il popolo, significa investire molto di più di un po di grano e in questo momento tutti abbiamo ben poco da investire.
    il problema è che oltre che ad avere poca propensione e poco da investire non abbiamo neanche progetti in cui credere.
    Bisogna tornare progettare con progetti meritevoli e a lungo termine e investirci tutto quello che possiamo, è l’unico modo per crescere e tornare a sperare, anche perché, progettare e investire a lungo termine comporta per forza investire sulle persone e questo non può che migliorare tutta la società.
    E, di questo periodo che dobbiamo scegliere i nostri rappresentanti, non facciamoci infinocchiare da chi ci regala quattro pesci e ci risparmia persino la fatica di pescare ma ci toglie e non ci da la possibilità di seminare, di piantare di imparare e di essere migliori e migliorare gli altri.
    Ma sopratutto scegliamo persone che abbiano progetti a medio-lungo termine credibili e fattibili e investendo sulle persone che meritano.

  6. Sara ha detto:

    Perché il mio amico Andrea mi manda per email il link a questa bella pagina dicendomi che “dobbiamo fare qualcosa”? E’ domenica e sto lavorando in studio, le mie bambine a casa. Sto lavorando sull’ennesima causa inutile promossa da un djset di farabutti. Voglio un giudice che giudichi, visto che è pagato per quello, e li punisca pesantemente. So già che non lo troverò. Andrea, fratello, cosa vuoi che facciamo quando a scuola le maestre ti dicono che per sistemare l’aula biblioteca hanno scritto una lettera nel lontano 2007 (E poi? basta? Dovere esaurito con l’invio di una lettera?). Quando sei pronto a comprare dieci ipad per far partire un progetto di informatizzazione e loro ti rispondono no grazie, che poi se no vi aspettate che li usiamo veramente (eh già, non come i portatili che vi abbiamo comprato e giacciono inutilizzati in magazzino). Ciao ciao Italia, punto a sopravvivere ed è già molto, dato che l’alternativa sarebbe il suicidio.

  7. maria grazia ha detto:

    sono un’insegnante delle superiori e mi rendo conto, ogni giorno di più, che la società sta collassando allegramente e senza nessun ritegno . Mi sembra di essere sul Titanic, circondata da persone che ridono, scherzano e si illudono che tutto vada bene. Quando sono a scuola mi sembra di essere in trincea , a combattere da sola contro tutti: gli alunni che non si impegnano in modo adeguato, i colleghi che si nascondono dietro inutili sofismi per superare la delusione e l’amarezza,i genitori che ,pur di avere un inutile diploma , fanno i sindacalisti dei figli…..

  8. Vittore Nicora ha detto:

    Bravo, condivido tutto e, come tu oggi insegni, io che vendo fiori continuerò a farlo, nonostante la burocrazia cerchi di impedirmelo, perché andando incontro al collasso, chi vuole abbia una bellezza a cui guardare.
    Saluti e auguri per la sfida in classe.

  9. virginia sangalli ha detto:

    Caro collega, non ti far contagiare dalle passioni tristi proprio adesso e invita i tuoi studenti maggiorenni a riflettere sui legami sociali, sulle dinamiche che dalla propria classe si ripropongono all’esterno, una riflessione (ricordi Don Milani) sul mondo “fuori” oltre che sul mondo che hanno dentro al cuore, ad occuparsi di politica, ad imparare ad informarsi in questa giungla internettiana e ad andare a votare con un briciolo di consapevolezza, inseguendo il proprio ideale e scoprendo che può anche essere il sogno di altri.
    una prof

  10. Sara ha detto:

    Ho riletto diverse volte il tuo ultimo post, pensando al nostro Paese, ai diversi contesti nei quali declinare la succitata decandenza.Sai che penso?Nel nostro Paese, oltre a far finta che l’evidenza non esista o derubricare con una battuta di spirito molte situazioni davvero critiche mettendole in sordina, manca un fondamento,il RISPETTO.
    Il rispetto per la RES PUBBLICA, per i vicini, per le persone in generale, per chi è onesto, per chi non smette di credere…I più badano al proprio tornaconto, si lamentano di tutto e tutti ma, sistemato il proprio orticello, il resto non conta(anche se va a rotoli).La gente si arrabbia se viene toccata sul personale sennò, lascia che le cose vadano..alla deriva.
    Ci sono tante e tali situazioni di ingiustizia che per fare un elenco esaustivo, finirei domani.E non smetto d’indignarmi.Perchè in questo paese c’è anche tanta gente per bene.
    Ci sono sprechi, e non si capisce perchè chi deve tirare la cinghia o scadere siano immancabilmente la sanità e la scuola, mentre nei palazzi si continua a gozovigliare senza sosta(alla faccia della res pubblica).Si parla di lotta al clientelismo ma, guardacaso, ci si scontra con esso ogni giorno( e “se per caso conoscessi qualcuno..” fa sempre comodo.
    Sembra che dopo ogni scandalo si faccia finalmente pulizia, dopo pochi mesi tutto torna come se nulla fosse.E dopo 20 anni trovi sempre le solite facce(haimè) arcinote.Come diceva qualcuno “questo è un paese per vecchi”, purtroppo.Ma non vecchi dai quali apprendere saggezza(magari!), vecchi attaccati alla propria tasca e senza messaggi di speranza o di cambiamento reale.
    Io mi chiedo spesso se le cose potranno mai cambiare in Italia;l’unica risposta che mi sono data è sì a CONDIZIONE che cambi la mentalità miope e furbetta, che vanga soppiantata da una mentalità lungimirante e costruttiva intrisa di rispetto.
    Altrimenti la vedo dura.Non so come(forse perchè sono ottimista per scelta) la speranza non la perdo, almeno per ora.

  11. Martina ha detto:

    In questi mesi che hanno preceduto le elezioni ho letto tante volte articoli che invitavano ad usare il cervello per assegnare il proprio voto e credo che gli strumenti ormai tutti ce li abbiano, ma il problema è proprio quello che hai appena sollevato: vi è una differenza pazzesca tra chi vota e chi è candidato sopratutto di interessi, è davvero molto difficile dare un voto corretto e capire chi, tra i tanti, ci sta prendendo in giro un po’ meno degli altri. Questo mi provoca moltissimo, perché voglio fare l’insegnante anche io e voglio insegnare anche io lettere ed ogni giorno mi convinco sempre più che sia una pazzia, ma allo stesso tempo ho la conferma che sia il lavoro adatto a me e che è quello che voglio fare nella vita ( martire? masochista? chiamatemi come vi pare, ma la vocazione è un po’ più complicata di così). Non so quando entrerò in classe e che circostanze troverò so solo che do il mio voto partendo principalmente da questo con la consapevolezza che vorrei davvero poter votare persone diverse e che vorrei davvero l’opposto di quello che i nostri politici ci propongono. Ma ho 20 e non mi voglio rassegnare, so bene che anche nel mio piccolo posso fare la differenza e continuerò a cercare di farla. =)

  12. Martina ha detto:

    In questi mesi che hanno preceduto le elezioni ho letto tante volte articoli che invitavano ad usare il cervello per assegnare il proprio voto e credo che gli strumenti ormai tutti ce li abbiano, ma il problema è proprio quello che hai appena sollevato: vi è una differenza pazzesca tra chi vota e chi è candidato sopratutto di interessi, è davvero molto difficile dare un voto corretto e capire chi, tra i tanti, ci sta prendendo in giro un po’ meno degli altri. Questo mi provoca moltissimo, perché voglio fare l’insegnante anche io e voglio insegnare anche io lettere ed ogni giorno mi convinco sempre più che sia una pazzia, ma allo stesso tempo ho la conferma che sia il lavoro adatto a me e che è quello che voglio fare nella vita ( martire? masochista? chiamatemi come vi pare, ma la vocazione è un po’ più complicata di così). Non so quando entrerò in classe e che circostanze troverò so solo che do il mio voto partendo principalmente da questo con la consapevolezza che vorrei davvero poter votare persone diverse e che vorrei davvero l’opposto di quello che i nostri politici ci propongono. Ma ho 20 e non mi voglio rassegnare, so bene che anche nel mio piccolo posso fare la differenza e continuerò a cercare di farla. =)

  13. Enrica ha detto:

    Piuttosto che di questa retorica del merito che ha un po’ scocciato parliamo di investimenti nell’istruzione e nella scuola pubblica iniziando a tagliare tutti i fondi alle scuole private paritarie! aticolo 33 della Costituzione “senza oneri per lo Stato”!!!

  14. Giuliana ha detto:

    ….but the good that was in them ever, is in them yet, and a noble people may be, one day, raised up from these ashes.

    Let us entertain that hope!

    And let us not remember Italy the less regardfully, because, in every fragment of her fallen Temples, and every stone of her deserted palaces and prisons,

    she helps to inculcate the lesson that the wheel of Time is rolling for an end, and that the world is, in all great essentials, better, gentler, more forbearing, and more hopeful, as it rolls!

    C. Dickens

Rispondi a Martina Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.