27 maggio 2015

Lettere sulla scuola: n.5 – Il dirigente tiranno

Il giornale La Stampa mi ha affidato la rubrica delle lettere anche per questa settimana, il tema è la scuola. Ecco la quinta. Le trovate sul sito del giornale nella colonna di destra nella rubrica “Secondo me”. La rubrica dura sino a venerdì prossimo.

Egregio Professore, desidero dare un contributo costruttivo alla discussione sulla riforma della «Buona Scuola».

Le scrivo come genitore che, avendo quattro figli, ha avuto la possibilità di far parte per 16 anni dei consigli di istituto di un istituto comprensivo e di un istituto superiore. Mi faccio anche portavoce di molti altri genitori.

Ho potuto constatare di persona i molti aspetti positivi della scuola ma purtroppo anche i suoi molti problemi e le relative conseguenze negative. Vi sono molti insegnanti validi ed appassionati del proprio lavoro e li ringrazio di cuore. Purtroppo ho anche constatato che in tutti gli ordini di scuola vi è un numero non trascurabile di insegnanti demotivati e poco disponibili ad impegnarsi oppure inadatti ad insegnare poiché non sufficientemente preparati nelle materie insegnate o incapaci di comunicare in modo efficace o incapaci di mantenere la disciplina in classe o, peggio ancora, che si comportano in modo diseducativo con gli alunni.

Il dirigente scolastico attualmente non può agire in alcun modo, tranne che facendo intervenire un ispettore dell’Usr, con tempi lunghi e solo nei casi più gravi. Per le suddette ragioni c’è bisogno di cambiare l’ordinamento scolastico in modo che gli insegnanti validi siano tenuti maggiormente in conto sia come trattamento lavorativo che come stipendio, che gli insegnanti demotivati siano messi in condizione di riappropriarsi del proprio ruolo e che gli insegnanti non validi possano essere allontanati dall’insegnamento e dirottati su altra attività. Sembra cinico ed impietoso dire quanto sopra, ma si tratta del futuro dei nostri figli e quindi della società futura, che vogliamo migliore di quella attuale. Per poter agire come auspicato, occorre portare avanti quanto il progetto della Buona Scuola si prefigge: gli insegnanti validi non devono temere, mentre quelli incapaci od approfittatori (purtroppo ne esistono) non devono più essere difesi.

A giudicare e decidere non deve però essere solo il dirigente scolastico, poiché questo creerebbe le premesse per abusi anche peggiori e per giochi di potere, ma la valutazione delle capacità didattiche e comportamentali degli insegnanti deve poter essere fatta da una commissione di persone competenti appartenenti a varie componenti della scuola, ad esempio al dirigente insieme al consiglio di istituto (che comprende anche i genitori) ed al collegio docenti (in grado di giudicare la didattica).

Ho cercato di portare le argomentazioni sopra esposte all’attenzione del ministero competente e degli uffici scolastici regionali scrivendo loro negli anni passati varie lettere e compilando recentemente il questionario on-line «La Buona Scuola», ma senza riceverne finora alcun riscontro. Spero quindi che sia lei a portarle nuovamente alla loro attenzione pubblicando questa lettera.

La ringrazio sentitamente anche a nome degli altri genitori dei quali mi sono fatto portavoce.

Enrico Perotti, Torino

Gentile Enrico, purtroppo lo spazio a disposizione non consente di pubblicare la sua lunga lettera, di cui affronto la parte che, nel dibattito, suscita più reazioni. Ai dirigenti scolastici è dato un ruolo nuovo e un potere maggiore. I dirigenti sono formati secondo i criteri dei concorsi precedenti, quindi: saranno capaci di ottemperare a ciò che si chiede loro adesso? Scegliere senza derive monocratiche e/o idiosincratiche? Si chiede loro una competenza di gestione che è frutto di formazione specifica e che, nella scuola, non può né essere improvvisata, né avere i criteri di un’azienda, perché i valori in gioco non sono né facilmente quantificabili né di tipo meramente produttivo.

Ci vogliono correttivi che garantiscano trasparenza ed equilibrio, senza che questo significhi burocratizzare (cioè bloccare) la possibilità di valutare e scegliere. Lei propone la collaborazione del consiglio di istituto e del collegio docenti. Mi sembra scontato (io so benissimo da quali colleghi manderei i miei figli e da quali no, indipendentemente dalle simpatie). Ma questo basta? In classe ci sono il docente e i ragazzi. E se periodicamente coloro che occupano gli uffici ministeriali locali, invece di emanare circolari, andassero in classe a verificare la qualità della didattica? O se, a turno, lo facesse qualche docente della scuola? E che ruolo dare ai ragazzi (e genitori), primi fruitori dell’azione del docente? Siamo sicuri che sarebbero tutti pronti a vendicarsi di chi li tratta con rigore e giustizia e osannare chi li illude e blandisce? Si possono approntare questionari efficaci ed emendati da eccessi simili (nella mia scuola li utilizziamo e sono un grande aiuto per migliorare e migliorarsi, senza bisogno di stilare classifiche e liste di proscrizione).

Il Ds monocratico (mostro-tiranno ingigantito dalla fantasia di chi forse teme di essere valutato) incute giustamente paura, anche perché è lo stesso del giorno prima della riforma: occorre quindi affiancarlo con i correttivi suggeriti o altri più efficaci (e il tempo c’è). Ma ritengo necessario che si possa valutare periodicamente un docente e determinarne la mobilità o l’avanzamento in carriera con un criterio più ampio dell’attuale, che prevede l’anzianità di servizio come unico elemento di giudizio.

La Stampa, 26 maggio 2015 – link all’articolo

2 risposte a “Lettere sulla scuola: n.5 – Il dirigente tiranno”

  1. ANDREA ha detto:

    La lettera di Enrico Perotti e la conseguente risposta non hanno risolto il problema che può derivare da azioni di quel “tipo”: la denuncia da parte dell’insegnante “incapace” nei confronti della Diregente… Ho vissuto in prima persona, come genitore eletto come rappresentante di Istituto… La Dirigente usando ogni forma di controllo, richiami compresa l’USR …ha dovuto subire un processo ,anche mediatico, oltre a quello giudiziale …….e come è andata a finire? L’insegnante è rimasto dov’era con tutti i danni che ne sono derivati sul piano EDUCATIVO, FORMATIVO E PSICOLOGICO …..
    Non è quì il problema, secondo il mio modesto parere è alla fonte: la selezione degli insegnanti usando test e dinamiche psicologiche e relazionali. Grazie!

    • maria grazia ha detto:

      concordo pienamente ,vista l’esperienza personale con un collega “allegrotto ” che faceva quello che voleva , nonostante i ripetuti interventi della dirigente!!!!!Questo è un vero controsenso della scuola italiana : da un lato i dirigenti sono come il RE SOLE, mentre dall’altro ( loro e i preposti organi giudiziari ) non possono ( o non vogliono ) intervenire più di tanto!!!!Come al solito tutto dipende dalla coscienza dl singolo e dalla responsabilità personale ( vera bestemmia per alcuni….) L’Italia va avanti perchè c’è ancora “gente di buona volontà ” che viene oscurata dai venditori di fumo ……

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