Le orecchie dei libri
Una canzone di Simon e Garfunkel, The Dangling Conversation (la trovate in fondo all’articolo), che lo stesso Simon paragonava a The Sound of Silence, racconta l’impossibile conversazione di due amanti che non si capiscono più. I due, in una luce crepuscolare come il loro amore, leggono poeti diversi e lasciano il segno sui loro libri: And we note our place with bookmarkers / That measure what we’ve lost. Sono due versi geniali che definiscono il segnalibro come ciò che allo stesso tempo ferma ciò che si è e ciò che si è perso. Le pagine che segniamo nei libri indicano ciò che siamo stati, siamo e vorremmo essere. I segnalibri – anche quelli 2.0 che postiamo – fermano, nel presente, il passato e il futuro. Potreste costruire un’autobiografia raccogliendo i passi segnalati dai vostri segnalibri. Mi sono divertito a farlo con uno dei libri che ho amato di recente e ne è venuta fuori un’interessante radiografia dell’anima, perché, se i libri ci danno le parole per l’invisibile che ci portiamo dentro e ci aiutano così a farlo nostro e a viverlo, i segni che lasciamo nelle pagine ci mostrano la nostra storia: ricordi, amori, sogni, desideri, progetti, dolori, sfide, paure, speranze, rimpianti…
Per farlo c’è chi piega l’angolo in alto della pagina, creando la cosiddetta “orecchia”. Io non temo di farlo perché ritengo che i libri abbiano orecchie proprio dove abbiamo imparato finalmente ad ascoltare noi stessi attraverso parole di altri. C’è chi segna le pagine con una matita o con colori diversi, come se il testo intercettasse zone diverse della nostra fisica interiore, come gli strumenti che traducono lo spettro della luce in base al calore. C’è chi si serve di segnalibri improvvisati, come quadrati di carta igienica, scontrini, biglietti dell’autobus, fissando la pagina con elementi effimeri del vivere quotidiano, rendendoli essenziali a contatto con l’essenziale. C’è chi usa segnalibri parlanti, raffinati, significativi, che non ledono la pagina ma rimandano a parole inseparabili dal contesto in cui sono incastonate. C’è chi invece non segna nulla, perché ritiene che la memoria sia l’unico segnalibro valido, magari impara quel passo a memoria, par coeur o by heart (come si indica più efficacemente la volontà di non dimenticare).
Mi ricordo il caloroso ringraziamento di un padre che aveva letto uno dei miei libri dopo la figlia, che glielo aveva prestato: aveva di nuovo avuto accesso all’anima di una figlia divenuta taciturna.
Insomma dimmi come usi i segnalibri e ti dirò chi sei, sei stato e sarai.
Forse i due amanti della canzone per tornare a comprendersi dovrebbero smetterla di leggere ciascuno il suo libro e appropriarsi delle parole che l’altro ha voluto segnalare, perché non riusciva più a pronunciarle a voce alta: chissà, magari, così potrebbero ritrovarsi, riscoprirsi, ripartire da dove sono naufragati.
Sono proprio le parole che loro non riescono a trovare ad averli trovati, la loro unica scialuppa di salvataggio.
Gioia, dicembre 2017 – PDF
Ciao Prof.
Innanzitutto, ti auguro un 2018 di cose belle.
Sono curiosa: qual è il libro che hai amato di recente, ma di cui non scrivi il titolo?
Grazie.
Take care.
Giordana
“Come diventare vivi” di Giuseppe Montesano. 😉
Anch’io l’ho amato. Ma mai quanto ” Ogni storia è una storia d’amore”.
Prof 2.0 credo, che metterò ”un’ orecchia” anche su questo articolo. Un’orecchia virtuale, uno screenshot. O magari lo riscriverò, come quelle righe,che vorrei sottolineare con colori diversi, ma che per evitare di “maltrattare” il libro, ricopio in un piccolo quaderno. Un quadernino che amo rileggere, cosi per ricordare ciò che in fondo altri dicono al posto mio ! Lo nascondo perché so che potrebbe dire molto di me,proprio come il libro letto dal papà di cui ci racconta. Io che tra le mie virtù,non posso sicuramente inserire la pazienza, ho deciso di riscrivere ciò che mi “colpisce” forse per imprimere nella memoria, qualcosa di più di semplici parole ben scritte,ma attimi di esistenza ,che inevitabilmente, mi porteranno a sottolineare altre righe, di un altro libro, scritto da chi sa quale autore,che per sensibilità,esperienza ed un altro milione di virtù sa leggere tra le righe della vita, restituendomi parole,che non riesco a trovare.
La informo caro prof 2.0 Che lei nel mio quaderno,c’è più di una volta. Magari se avessi avuto la fortuna di essere una sua alunna, avrei avuto bisogno di un quaderno molto più grande. Grazie
caro prof. di recente sono stata del tutto rapita dal fascino indescrivibile che provo di fronte ai libri usati. Ultimamente mi sono ritrovata ad acquistare dei libri su Libraccio. Mi avevano detto che arrivano del tutto integri e quindi mi sono detta ..perché no? Ho provato una strana ma piacevole sensazione quando ho scoperto in alcune pagine commenti, frasi, anche solo semplici segni, scarabocchi e sottolineature lasciate dal precedente possessore del libro. Non sapere niente di lui o di lei …..e venire ugualmente in contatto con ciò che hanno suscitato in lui quelle righe …con i Frammenti del suo discorso amoroso.. ….Da allora non mi aspetto più che i libri arrivino integri….
I miei libri sono pieni di orecchie e orechiette, e da metà pagina in giù, le suddette si guadagnano gli angoli a fondo pagina! 🙂
Caro prof e collega, insegno italiano a Budapest al’università e vorrei invitarti a una lezione con i miei studenti. Che te ne pare? Una l’hai già anche conosciuta a Torino e mi ha portato un tuo libro con tanto di dedica! Grazie 🙂
Cara Betty, grazie mille. Puoi farlo attraverso il mio sito, dove trovi il modulo da compilare nella sezione eventi e contatti. 🙂