11 luglio 2010

Maturità è tutto

Maturità

La scuola, la pelle, l’identità

«Maturità è tutto» e allora andiamo alla vita

 

Dopo 13 anni di scuola Mattia è arrivato al punto: la maturità. Ha 18 anni, Mattia. Anagraficamente è maturo, la carta di identità lo afferma: quel diciottenne ha il diritto di guidare, votare, andarsene di casa (se vuole). Rimane un rito di passaggio tutto italiano: l’esame di maturità. Mattia sotto sotto se lo chiede: sono io maturo? La prof di inglese (brava lei, che crede alla letteratura, alle parole) l’ultimo giorno di scuola ha seminato il dubbio, ricordando le parole del King Lear: «L’uomo deve aspettare con pazienza / il suo momento di uscire dal mondo, /come aspetta il momento per entrarci. / Maturità è tutto (Ripeness is all). Andiamo, via!».

La prof ha detto che in questi versi il termine «maturità» (ripeness), significa sia «maturazione» sia «l’essere pronti». Nella traduzione si perde il doppio valore: punto di arrivo parziale e dinamismo continuo che rende vigili e pronti a rispondere al reale. Mattia si chiede se è maturo, se è pronto: non preparato solo per l’esame, ma pronto alla vita, alla storia unica e irripetibile che è venuto a raccontare. Tutti ce lo siamo chiesti, di là dal mutare delle forme della prova. Tutti infatti ci sorprendiamo a sognare regolarmente l’esame di maturità: come ogni rito di passaggio vero, emerge nei nostri incubi, che tentano di integrare i dubbi che abbiamo (avuto) su noi stessi.

Sono pronto per entrare nel mondo? In altre parole Mattia si sta chiedendo se gli adulti, con i quali ha avuto a che fare per 13 anni a scuola, lo abbiano reso pronto. Se «maturità è tutto», Mattia controlla lo zaino di cui 13 anni di scuola lo hanno dotato e si chiede se è pronto a intraprendere la strada della vita con vera autonomia, libertà, identità o se invece ad aggirarsi per le strade del mondo sarà una personalità fragile il cui orizzonte di senso è ancora tutto da concepire e quindi deciso da mode e pressioni culturali. Cosa significa essere maturo, cosa significa essere pronto? Tutti noi vogliamo avere amici e compagni di vita «profondi» e non «superficiali»: l’uomo metaforicamente concepito sembra avere strati di profondità.

Ecco cosa è la maturità, Mattia: avere attivato in questi 13 anni gli strati più profondi della tua identità e avere maturato la capacità di affrontare tutte le situazioni con lo strato della tua identità adeguato. La tua vita intima Mattia non si evolve e decade come il corpo, semplicemente si approfondisce, si sveglia o si risveglia a qualsiasi età. Pavese scriveva che «la maturità è questo: non più cercare fuori ma lasciare che parli col suo ritmo, che solo conta, la vita intima». Se non è accaduto, Mattia, sei rimasto superficiale e la vita ti abbatterà regolarmente. Perché la vita vuole risposte. Se la tua identità non si è radicata nel profondo e non scaturisce dal profondo, Mattia, userai la pelle per rispondere ai richiami della realtà. Ma la pelle non basta. Si sfalda a contatto con la realtà. Solo lo spirito, forte e permeabile allo stesso tempo, non si sfalda.

Mattia allora si siede su quella dannata sedia rituale e guarda i suoi esaminatori e chiede loro: siete stati voi maturi a rendermi maturo? Sapete voi chi siete e cosa fate al mondo? Mi avete inserito consapevolmente nella narrazione che la storia ha costruito attorno a me? Non è questione di prendere 60, 80 o 100. Ci sono persone il cui esame di maturità verrà ricordato negli annali, che non sanno chi sono; altri passano per miracolo, ma usciti dalle mura di scuola trovano sé stessi, perché sanno chi sono e cosa vogliono.

La vita ha le sue contingenze e le sue forme più o meno adeguate alla sorprendente varietà delle esistenze. Solo chi si possiede può donarsi al mondo. La maturità è possedersi, cioè avere accettato il compito che è la propria vita ed essere pronti ad affrontare il reale con le antenne giuste per andare a caccia delle uniche tre cose che rendono la vita piena e felice, anche se faticosa: il bene, la verità, la bellezza. Mattia, «Maturità è tutto, andiamo via».

O meglio andiamo dentro, all’esame. Alla vita.

Avvenire, 22 giugno 2010

12 risposte a “Maturità è tutto”

  1. silvano marongiu ha detto:

    “È dalla terra, dalla solidità, che deriva necessariamente un parto pieno di gioia e il sentimento paziente di un’opera che cresce, di tappe che si sussuegono, aspettate con calma, con sicurezza. Occorre soffrire perchè la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne.” (Emmanuel Mounier)

    Grazie amico mio per l’aiuto che sei e la compgnia che stai facendo alla mia vita.

    Un forte abbraccio a te grande Ale.

    Tuo silvano.

  2. Aura ha detto:

    Ma se diventare maturi significa ricercare il bene, la verità e la bellezza, perché invece di essere impazienti di esserlo si ha tutti paura di superare questo fatidico gradino? Forse perché sono altre persone a giudicare il nostro livello di maturità? O forse perché questa parola genericamente richiama ad un concetto di solitudine piuttosto che di indipendenza? E comunque ognuno ha un proprio tempo di crescita interiore più o meno veloce, un pezzo di carta in cui c’è scritto che siamo “maturi” non significa molto, è soltanto indispensabile alla società, perché se non ce l’hai nessuno ti prende nemmeno in considerazione per offrirti un qualsiasi tipo di lavoro, ti esclude ancora prima di parlarti, senza nemmeno sapere chi sei.

  3. Giulia ha detto:

    Caro Alessandro,
    innanzitutto colgo l’occasione per farle i complimenti per lo splendido romanzo, che ho divorato in un pomeriggio, per il blog (sono andata a leggermi i post al vecchio indirizzo del blog), e, anche se non la conosco personalmente, ci tengo a dirle che mi sarebbe molto piaciuto averla come professore (mi sono diplomata qualche anno fa al liceo classico San Carlo), in quanto mi sembra in grado di coinvolgere e far appassionare i ragazzi a materie che a quell’età spesso risultano noiose o pesanti.
    Per quanto riguarda questo articolo sulla maturità, io ricordo che verso i 15/16 anni non vedevo l’ora di crescere, non mi piaceva la vita delle mie coetanee, spesso in discoteche e locali, ci andavo più per adeguarmi che per puro divertimento, ora invece, da neolaureata(non che siano passati molti anni) rimpiango di non essermi goduta a pieno i divertimenti dell’adolescenza, che viene una volta sola. Però mi rendo conto che riuscire a vedere le cose con occhi più maturi mi piace, sto meglio con me stessa e riesco ancora a conservare per certi momenti la frivolezza dell’adolescenza. Penso che la chiave sia appunto questo, “evolversi” crescendo, ma mantenendo sempre un po’ di spensieratezza.

  4. Gloria ha detto:

    Avrei sempre desiderato che uno dei miei professori del liceo mi guardasse negli occhi e mi dicesse tutto questo.
    Complimenti per come porti avanti il tuo lavoro.
    Gloria

  5. life ha detto:

    Caro Alessandro, ho comprato il tuo romanzo in una libreria di Gaeta . Di getto . Avevo solo due minuti . Perché proprio il tuo libro ? Perché avevo commentato tanto tempo fa qualcosa sul tuo blog, perché fai il prof come me, perché parlavi con passione del tuo lavoro. poi perché ho letto l’intervista sul mio giornale preferito Vanity Fair.
    comprato e letto,( divorato ,direi )in una calda mattina di luglio. ci ho pianto su , ho apprezzato l'”invecchiamento ” di Leo ( maturità più che invecchiamento ), ho gradito anche il riavvicinamento a Dio. Bravo Alessandro , davvero!

    nel blog ti dicevo che insegnavo lettere alle medie, ma che il mio sogno era insegnare al liceo. ci ho provato. a inseguire il sogno . avevo fatto domanda. ieri i risultati.insperati , in un periodo di soprannumerarietà e contrazioni! da oggi sono di ruolo al liceo !
    bisogna inseguire i nostri sogni .
    un caro saluto
    Life

  6. life ha detto:

    ops! refuso! “bisogna inseguire i propri sogni “! ma forse lapsus freudiano!
    Life

  7. life ha detto:

    Ps: quando traggono il film dal tuo libro?
    i miei figli ( a cui ho raccontato la trama )non vedono l’ora ! 🙂

  8. […] Articolo Originale: Maturità è tutto – Prof 2.0 Articoli correlati: – Maturità è tuttoProf […]

  9. Patrizia, Acireale ha detto:

    Peccato non poter capovolgere e dire: Tutto è maturità. A me la parola maturità fa pensare subito al frutto che matura sul ramo del suo albero.Si fa polpa e buccia e dentro seme.Lentamente, ricevendo energia e poi donandola gratuitamente. Mio figlio , il secondogenito, è alle prese con la sua maturità.
    Liceo artistico, tante idee e fuori dalla scuola tanti percorsi già avviati (corti, fumetti, prove di montaggio, musica) e quindi voti al limite della sufficienza e voglia di volare.La maturità viene strada facendo e fissarla con un numero è, a dir poco, ridicolo.Ma la scuola italiana(la solita vocina della maestra elementare che è in me)è già da un po’ che sguazza nel ridicolo.

  10. Maria Rosaria ha detto:

    Un bellissimo racconto e…non a caso l’esame di maturità che se Dio vorrà mi aspetta tra poco più di cinque mesi l’ho sognato l’altra notte.Paura,ansia,ma soprattutto mi chiedo se sarò pronta alla vita di “domani!”Si parliamoci chiaro oggi ho le miei giornate scandite dalla scuola di mattino e i pomeriggi di studio anche intensi che tutto sommato non mi pesano(tranne per inglese e matematica che poco mi piacciono),ma il giorno dopo l’esame io dovrò pensare al mio “domani”.Tutti mi dicono che sono troppa brava e quindi la mia strada è l’università ma io non mi ci vedo e il dilemma nasce poi sulla facoltà da scegliere.Le alternative all’università sono poche compreso che sono una quasi giornalista ma non sono mai stata retribuita.Ecco noi giovani siamo quelli che sognano senza retribuzione.Infondo a 18 anni e mezzo sono pronta al dopo maturità?!Grandissimo dilemma!!!:-)

  11. Sara ha detto:

    Capito su questo blog perché la mia prof di religione talvolta ci legge dei tuoi post e mi hanno aperto così tanto lo sguardo sulla vita che non potevo non essere curiosa di leggere tanto altro ancora.
    Ho 18 anni e tra poco la maturità dovrò affrontarla anch’io.
    L’esame di Stato incombe su di me insieme all’ansia e alla paura che lo accompagnano. Leggere questo post mi ha davvero fatta sentire meglio: in periodo in cui i miei familiari tendono a stressarmi con quel “60, 80 o 100” che tanto aspettano, le tue parole sono arrivate come manna dal cielo.
    “Non è questione di prendere 60, 80 o 100. Ci sono persone il cui esame di maturità verrà ricordato negli annali, che non sanno chi sono; altri passano per miracolo, ma usciti dalle mura di scuola trovano sé stessi, perché sanno chi sono e cosa vogliono.”.
    Beh, io so chi sono. So cosa voglio diventare, nel futuro a cui vado incontro.
    Voglio essere una logopedista, aiutare i bambini con problemi di linguaggio causati dalla sordità; e voglio scrivere. Scrivo da quando ne ho memoria, scrivo di tutto e ovunque, sono ispirata da qualsiasi cosa mi capiti.
    Mi impegnerò al massimo in questi mesi per il temuto esame di stato, per tentare di prendere un voto elevato, in quanto gli ammessi a logopedia sono davvero pochi e un voto alto alla maturità potrebbe essermi davvero utile. Ma lo farò per me stessa, perché so che mi aiuterà a costruirmi il futuro che voglio, non lo farò per il giudizio degli altri o la valutazione in sé.
    E quest’estate, quando l’ansia della maturità sarà passata e lo studio sarà messo per qualche settimana nel cassetto, terminerò il romanzo su cui lavoro da quasi un anno. Lo manderò ad alcune case editrici e comunque vada sarò fiera di averlo fatto.
    Perché è quello che voglio.
    Perché è quello che sono.

    Grazie Prof!

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