25 novembre 2011

Scrittorincittà 2011

Grazie ai ragazzi e a tutti i lettori presenti, di Cuneo e dintorni.

Sono state ore piene di incontri che non dimenticherò. E anche la cucina non è niente male…

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=o6RBod6fdk0[/youtube]

Ringrazio inoltre l’insegnante che ha scritto questa lettera:

Da La Stampa 24 novembre 2011 – pagina di Cuneo

A conclusione della XIII edizione di «Scrittorincittà» ecco la testimonianza e la proposta di un’insegnante tra i numerosi incontri con gli autori e le personalità che anche quest’anno hanno animato e dato respiro culturale alla nostra città e alle nostre scuole:

Desidero evidenziare per la sua particolarità quello di venerdì 18 con Alessandro D’Avenia giovane autore e Premio Città di Cuneo per il primo romanzo «Bianca come il latte, rossa come il sangue».
Sia al mattino, sia soprattutto al pomeriggio mi ha colpito la presenza di tanti ragazzi venuti liberamente e da varie zone della provincia a conoscerlo di persona e interessati a dialogare con lui sulle domande, sui sogni e sulle paure che riempiono la loro vita e non solo i suoi libri.
Ben presto la sala B della Provincia al completo si è trasformata nella scuola ideale che non solo gli studenti , ma anche i prof ed i genitori sognano, dove ad avere il primato è il bisogno di incontrare qualcuno che si affianchi a me adolescente che cerco la mia vera identità e vocazione ed anche a me adulto che voglio vivere il compito difficile ed esaltante dell’educatore.
Prima e dopo l’incontro non c’erano solo ragazzi a chiedergli dediche personalizzate, ma anche molti genitori, qualche nonno e qualche insegnante in cerca di uno sguardo nuovo su di sé e sui propri ragazzi.
Chissà che ne è stato e che ne sarà di questa strana, ma reale attrattiva che tanti di noi hanno vissuto? E che cosa è accaduto o accadrà alla ragazza che D’Avenia ha voluto incontrare in ospedale su invito di una pediatra?
Per evitare lo spreco di risorse o « perle» (come le chiamerebbe il nostro giovane autore), ancor più preziose in tempo di crisi, perché non continuare a raccontare ad altri – anche attraverso questa rubrica – cose come queste che, come titola il secondo romanzo di D’Avenia, nessuno sa?

LETTERA FIRMATA

29 risposte a “Scrittorincittà 2011”

  1. Francesco ha detto:

    Le grandi rivoluzioni nascono sempre dal basso, prima o poi a forza di sognatori riusciremo ad avere una scuola dove si sarà veramente contenti di andare. Dove ci si sentirà persone e non numeri, dove si avrà la consapevolezza che interessiamo ai nostri insegnati in quanto persone. Continua cosi prof!

  2. laura bruna ha detto:

    La bellezza sta nelle semplici cose.Nel svegliarsi la mattina e ritrovarsi di fronte lo spettacolo della vita,è nello sguardo e nelle domande ingenue e fresche dei miei bambini a scuola,è avere il coraggio di vivere nonostante le violenze della vita.Ti dedico Feels like home di J.Groban perchè ascoltandolo ho associato il tuo ultimo libro a questo brano.

  3. ElyB ha detto:

    Mi ha colpito molto nel video quando dici che hai chiesto scusa ai tuoi alunni, non è facile per un adulto riuscire a chiedere scusa ad un alunno o ad un figlio; per noi adulti è più facile incolpare gli adolescenti dei nostri errori perchè ci hanno fatto perdere la pazienza (quante volte l’ho sentita questa frase!) o perchè i loro comportamenti ci hanno provocato e costretto ad atteggiamenti sbagliati.
    Noi adulti ci crediamo invulnerabili, attenti a non farci “metterei piedi in testa” dai ragazzini e non siamo abituati a chiedere scusa.

    • Prof 2.0 ha detto:

      Ogni tanto noi adulti dimentichiamo di essere stati adolescenti un tempo 🙂

      • ElyB ha detto:

        Già, troppo spesso, anche se non è poi passato così tanto tempo…

        • Eleonora ha detto:

          Prof. Sognatore, qui stai citando il libro preferito di Margherita, il Piccolo Principe 🙂 , o sbaglio? 😉
          “Anche i grandi sono stati bambini”. e come diceva Qualcuno, se non si diventa come bambini, non si entra nel Regno dei cieli, quel regno che dalle tue pagine si percepisce.

  4. laura bruna ha detto:

    Grazie a te,alla delicatezza con la quale ti poni a scrivere di noi donne,alla tua voglia,al tuo bisogno di parlare,di raccontare e non fermarti mai.

  5. Valerio ha detto:

    Un insegnante che scrive “un’insegnante” con l’apostrofo??? Allora anche voi insegnanti siete umani!!!!!

    Spero di poterti presto incontrare in provincia di Vicenza. Sei proprio una una bella persona.

    Un abbraccio, Valerio.

  6. Eleonora ha detto:

    “La bellezza sta nei limiti”…ho letto da poco il volume di Robert Mc Kee che sostiene esattamente la stessa cosa, e già immagino quanto sarà bella la sceneggiatura del film di “Bianca come il latte, rossa come il sangue”:)

    Bellissima la canzone di Branduradi in sottofondo: “Dopo Domenica, è Lunedì” 🙂

  7. Federica ha detto:

    La canzone di Groban è un dono.
    Grazie Laura per avermela fatta scoprire senza neanche immaginarlo.
    Grazie Alessandro perché metti in circolo bellezza.

  8. Patry ha detto:

    “in una cultura che dice che non possiamo fallire, ci ritroviamo a fallire sempre”

    alla nostra società che non investe sui giovani perchè non crede nelle nostre potenzialità o forse perchè teme la forza dell’innovazione creativa,voglio rispondere con un testo del grande prof. Vecchioni:
    E ti diranno parole rosse come il sangue,
    nere come la notte;
    ma non è vero, ragazzo,
    che la ragione sta sempre col più forte
    io conosco poeti
    che spostano i fiumi con il pensiero,
    e naviganti infiniti
    che sanno parlare con il cielo.
    Chiudi gli occhi, ragazzo,
    e credi solo a quel che vedi dentro
    stringi i pugni, ragazzo,
    non lasciargliela vinta neanche un momento
    copri l’amore, ragazzo,
    ma non nasconderlo sotto il mantello
    a volte passa qualcuno,
    a volte c’è qualcuno che deve vederlo.

    Sogna, ragazzo sogna
    quando sale il vento
    nelle vie del cuore,
    quando un uomo vive
    per le sue parole
    o non vive più;
    sogna, ragazzo sogna,
    non lasciarlo solo contro questo mondo
    non lasciarlo andare sogna fino in fondo,
    fallo pure te..
    Sogna, ragazzo sogna
    quando cade il vento ma non è finita
    quando muore un uomo per la stessa vita
    che sognavi tu
    Sogna, ragazzo sogna
    non cambiare un verso della tua canzone,
    non lasciare un treno fermo alla stazione,
    non fermarti tu…

    Lasciali dire che al mondo
    quelli come te perderanno sempre
    perchè hai già vinto, lo giuro,
    e non ti possono fare più niente
    passa ogni tanto la mano
    su un viso di donna, passaci le dita
    nessun regno è più grande
    di questa piccola cosa che è la vita

    E la vita è così forte
    che attraversa i muri per farsi vedere
    la vita è così vera
    che sembra impossibile doverla lasciare
    la vita è così grande
    che quando sarai sul punto di morire,
    pianterai un ulivo,
    convinto ancora di vederlo fiorire

    Sogna, ragazzo sogna,
    quando lei si volta,
    quando lei non torna,
    quando il solo passo
    che fermava il cuore
    non lo senti più
    sogna, ragazzo, sogna,
    passeranno i giorni,
    passerà l’amore,
    passeran le notti,
    finirà il dolore,
    sarai sempre tu…

    Sogna, ragazzo sogna,
    piccolo ragazzo
    nella mia memoria,
    tante volte tanti
    dentro questa storia:
    non vi conto più;
    sogna, ragazzo, sogna,
    ti ho lasciato un foglio
    sulla scrivania,
    manca solo un verso
    a quella poesia,
    puoi finirla tu.

    la dedico al prof. Sognatore “I sogni sono come le stelle: le vedi brillare tutte quando le luci artificiali si spengono, eppure stavano lì anche prima. Eri tu a non vederle, per il troppo chiasso delle altre luci”

  9. Strazzabosco Elena ha detto:

    Probabilmente, D’Avenia riesce a relazionarsi bene con i ragazzi proprio per la giovane età, anche se, senza dubbio, dev’essere anche una persona portata per l’insegnamento. Anche i professori più anziani dovrebbero riuscire ad instaurare questo tipo di rapporto con i propri studenti-adolescenti, cosa più difficile. Inoltre, se, come dice l’insegnante mittente della lettera, alcuni ragazzi erano venuti di propria volontà per incontrarlo, questi studenti eran forse tra gli alunni più predisposti, mentre l’insegnante deve lavorare proprio sui più recalcitranti. In ogni caso, dobbiamo complimentarci con D’Avenia-Professore, su questo, prima ancora che con lo scrittore. Forse, quand’è in classe, deve porgere attenzione a non esser visto come amico più che come insegnante, vista la giovane età: chissà se è severo? Quand’ero alunna del liceo, la nostra classe ha avuto per supplente una neo-laureata ed alcuni ragazzi la salutavano: -Ciao, Alessandra?-; troppa confidenza!

    • Prof 2.0 ha detto:

      Credo che, pur rimanendo all’interno dei ruoli di professore-alunno, noi prof dovremmo svecchiare un po’ la scuola e il nostro modo di stare in classe.
      Io sarò sempre il prof. D’Avenia per i miei alunni:)

      • marco ha detto:

        non solo voi prof,ma anche noi genitori nelle nostre case..

        • gio' ha detto:

          la Elena Strazzabosco dice alcune cose giuste, ma le dice come se D’Avenia non le applicasse… e che ne sa lei??

          che ne sa che pur con un buon rapporto di maggior “vicinanza”, non gli diano del lei e questo lo aiuti a mantenere quel minimo di quasi-distacco che ricorda a tutti chi è il prof e chi l’alunno?

          e ammesso e non concesso che siano andati a sentirlo solo gli studenti migliori (cosa assolutamente tutta da dimostrare… a fare il tifo per un libro del tipo Bianca come il latte… e per un tipo come il prof D’Avenia non si deve essere secchioni) chi ha detto che l’insegnante deve lavorare proprio sui più recalcitranti e lasciar perdere quelli che possono davvero appassionarsi al 100% al sapere e alla vita? una cosa non esclude l’altra… sarebbe bello poter aiutare tutti e sicuramente lui ci prova, ma diamine, addirittura quasi accusarlo di “dover lavorare sui più recalcitranti” è davvero un po’ fuori luogo, pur apprezzando le buone intenzioni di questa Elena…

          mah, sembra quasi mossa da invidia, se no non me lo spiego (e per fortuna non devo spiegarmelo, ma almeno qui volevo farglielo notare… magari la volta prox ci pensa due volte prima di scrivere in tal modo)

  10. Marta ha detto:

    grazie prof. perchè qui nel tuo blog e fra le righe dei tuoi libri trovo un pò “l’isola che non c’è” o meglio che c’è ma non sempre riesco a vedere.
    Come cantava Bennato:
    E non è un’invenzione”
    e neanche un gioco di parole
    se ci credi ti basta perchè
    poi la strada la trovi da te!
    E ti prendono in giro
    se continui a cercarla
    ma non darti per vinto
    perchè chi ci ha già rinunciato
    e ti ride alle spalle
    forse è ancora più pazzo di te!

  11. laura bruna ha detto:

    Mi ritorna continuamente in mente una frase del tuo ultimo libro,se ti annoi non stai vivendo abbastanza.La vita non l’apprezzi abbastanza fino a quando non sbatti di fronte al dolore,fino a quando non comprendi che ne hai solo una da vivere.Perchè lasciarsela sfuggire,vivere col rimpiando di come poteva essere,andare sempre e solo alla ricerca?Fermiamoci ogni tanto,godendo di ciò che si ha.Basta leggere un libro,ascoltare la musica,e quasi ogni dolore và via.Ascolto J.Taylor ‘you can close your eyes e sto già meglio.

  12. pamela ha detto:

    sono capitata per caso in questo blog..sono sincera, non ho letto i suoi libri ma alcuni commenti mi hanno incuriosito!e mi ha incuriosito anche la sua biografia…davvero difficile il mestiere di insegnante!appassionato di storia greca..davvero ammirevole!io al Musti ho dedicato mesi e mesi di studio e non per scelta! sarà la mia prossima lettura e le farò sapere!

  13. kiki ha detto:

    quand’è che verrai a Novara o a Vigevano???
    ciaooooo

  14. elena butla ha detto:

    ciao alessandro mi diresti un piccolo commento sul testo della vita!! “Se ti annoi non stai vivendo abbastanza. La vita non l’apprezzi abbastanza fino a quando non sbatti di fronte al dolore, fino a quando non comprendi che ne hai solo una da vivere. Perché lasciarsela sfuggire, vivere col rimpianto di come poteva essere, andare sempre e solo alla ricerca? Fermiamoci ogni tanto, godendo di ciò che si ha. Basta leggere un libro, ascoltare la musica, e quasi ogni dolore và via.”

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