11 aprile 2016

Zibaldino: attesa, stupore & un lunedì qualunque

I.

10991515_1059515694092043_6588338194107873254_oIl tramonto era rimasto incastrato dietro al cielo lattiginoso di un aprile incostante. Lei fissava l’orizzonte in cerca di qualcosa che ne spezzasse la monotonia. Dall’orizzonte nasce sempre qualcosa o qualcosa muore: dipende tutto da come si affronta il sole. Non ci sarebbero state stelle in quella notte per orientare pensieri e desideri. Solo il vento le proteggeva il viso con i capricci che faceva coi suoi capelli. Sempre aspettiamo qualcosa o qualcuno e non sappiamo se tutto congiura a nostro favore o contro di noi. Posso aver fede in questa malinconia, reliquia d’infinito abbandonata nel cuore da qualche Dio distratto? Si chiedeva nel silenzio. E aspettava, da sola.

ph. di Manuela Kalì

II.

12916084_1716097845338867_4983253088886722662_oNella cura delle cose di questo mondo ci si scopre più figli che orfani.

ph di Marta D’Avenia

III.

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Elogio di un lunedì qualunque

Oggi mi è capitata una supplenza di un’ora e me la sono giocata come sempre: vediamo cosa imparo in un’ora da ragazzi che non conosco e probabilmente non vedrò più. Così mi sono fatto raccontare i loro momenti di “rapimento” nel corso di questi anni. I momenti in cui si sono sentiti a casa, perché paradossalmente il richiamo del mondo reale li ha rapiti e riportati dentro loro stessi facendoli esclamare: questa è casa, questo è come vorrei abitare il mondo. Uno di loro mi ha parlato dello sci alpinismo e il contatto con il silenzio della montagna, una di loro del deserto in Mauritania dove ha passato alcune notti, un altro mi ha parlato dei Lençóis Maranhenses, le “Lenzuola” dell’area desertica di Maranhão in Brasile, dalla caratteristica sabbia bianca che si riempie di pozze di acqua piovana purissima e che si affaccia sul mare. I ragazzi cercano il contatto con una natura che racconta l’infinito e con la sua bellezza schiacciante richiama ad una purezza al tempo stesso vergine, indomabile e pericolosa. Il lunedì è un giorno per molti pesante, io invece sono uscito da quella classe come loro si sono sentiti in quei luoghi: mi sono sentito a casa. Con i ragazzi e con i loro cuori malinconicamente assetati di infinito e di purezza, io mi sento a casa.

Ne ho approfittato per raccontare loro che la stessa cosa accadde a Leopardi e quel giorno divenne poeta: “Quando io vedo la natura in questi luoghi che veramente sono ameni e in questi tempi specialmente, mi sento così trasportar fuori di me stesso, che mi parrebbe di far peccato mortale a non curarmene, e a lasciar passare questo ardore di gioventù e a voler divenire buon prosatore e aspettare una ventina d’anni per darmi alla poesia” (G.Leopardi, Lettera a Giordani, aprile 1817 – 18 anni)

4 risposte a “Zibaldino: attesa, stupore & un lunedì qualunque”

  1. antonio ha detto:

    Ciao Alessandro. Ben tornato !!! 😉

  2. Titty ha detto:

    La settimana scorsa mi è capitata una sostituzione in una classe che non conoscevo.Sono entrata ,ma,in pochi hanno risposto al mio buongiorno:molti erano coinvolti in una accesa discussione.Un ragazzo particolarmente agitato mi ha chiesto,utilizzando il nostro dialetto come lingua madre,”professoressa ma si può portare il coltello a scuola?”
    alla mia ovvia risposta ha continuato indicando un compagna” se lei non lo avesse portato ,io non avrei potuto lanciarlo in faccia a lui”.
    “Lui” era un suo compagno da tempo(ho saputo in seguito) vessato dal suo comportamento da bullo……
    Non sono riuscita a parlare di Leopardi……mea culpa!?

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