6 maggio 2016

Quando l’ultimo libro letto da una persona che muore è il tuo

f2d09fc9663a441a3782b386013ba9d7Ho ricevuto la bellissima lettera di un figlio diciannovenne, che ha perso da pochissimo la madre 58enne per un tumore e, con il suo permesso, ne condivido con voi alcuni passi. Sono le persone fedeli alla propria vocazione che rendono il mondo un posto bello e se ne vanno senza rimpianti. Queste storie mi aiutano a capire che per essere felici non basta realizzare i propri sogni, se quei sogni non sono al servizio degli altri. Smettiamola con la retorica dell’auto-affermazione: questo mondo ha bisogno di persone capaci di lavorare bene e di trasformare quel lavoro in amore. Un lavoro, qualsiasi lavoro onesto, si trasforma in amore quando è fioritura di talenti (propri e altrui come conseguenza) e quando è servizio. Dio solo sa quanto questa nostra benedetta Italia abbia bisogno di persone come questa donna di cui parla la lettera.

Buongiorno Alessandro,

Sono un ragazzo di 19 anni. Ci tenevo a contattarti per dedicarti un mio pensiero. Cercherò di essere breve per non rubarti troppo tempo. Spero tu possa, un giorno, rispondermi (anche con calma).

Mia madre è morta 3 settimane fa, all’età di 58 anni. E’ stata un lotta contro il cancro dal 2011, anche quando tutto sembrava finito, tutto si ripresentava.

Lei ha condotto una vita incredibile. Credimi, non voglio raccontarti di lei come una star. Ma per me è come se lo fosse e lo sarà sempre.

Amava scoprire. Andava sempre alla ricerca di cose nuove, che avrebbero potuto aiutarla, soddisfarla. Per questo amava altrettanto viaggiare. Ha girato l’Europa intera, anche quando, in età adolescenziale, ciò non le era possibile, economicamente parlando. Lei comunque si dava da fare, ci provava e ci riusciva. In qualsiasi cosa. Era affascinata da tutte le meraviglie di questo mondo, nelle quali vedeva sempre cose che agli occhi normali sfuggivano.

Amava insegnare. Lei era una prof. Ha cominciato come supplente e ha continuato ad esserlo fino a quando siamo nati io e mio fratello. Nonostante le mille difficoltà che le si presentavano lungo il cammino, continuava e andava avanti. Per poi arrivare al liceo Classico. Era un amore talmente grande che solo una grande malattia come questa poteva impedirle di continuare a fare ciò che amava. Era una Prof. diversa dalle altre. Una Prof. con la “P” maiuscola. Non perché sia io a dirlo, ma perché sono i suoi alunni a crederlo e a riportarmelo in frasi come “sono passato da essere l’alunno da 4 a l’alunno da 8. Non che ne voglia fare una questione di voti… riguarda invece il fatto che tua mamma fosse capace di far risvegliare la passione in uno studente e questo è uno dei doni degli uomini grandi”.

E’ riuscita così ad unire due passioni: insegnare e viaggiare. Andava ovunque il suo fisico le permettesse di andare, ancor meglio se con i suoi alunni.

Amava altrettanto leggere. Leggeva in continuazione, ne sentiva il bisogno. I libri la aiutavano, le davano consigli.

L’ultimo libro che ha letto, prima che la malattia non le permettesse più di continuare a farlo, è proprio il suo: “Ciò che inferno non è”.

Qualche giorno prima di andarsene, ha consigliato a molte sue amiche la lettura di questo libro e soprattutto la parte delle “cinque cose che un uomo rimpiangerà quando sta per morire”. Si rispecchiava in tutte e cinque.

Mia madre amava vivere. Qualche giorno prima di andarsene mi ha detto “non mi lamento, ho avuto comunque una vita fantastica e ho fatto quasi tutto ciò che volevo”.

Se cinque sono le cose che un uomo rimpiangerà quando sta per morire, una sarà sicuramente quella che non rimpiangerà mai. Quella di esser vissuto. Di aver fatto parte di questo bel pianeta. Di aver amato e di esser stato amato profondamente. Se non da mille persone, da una sicuramente. Proprio come mia madre.

9 risposte a “Quando l’ultimo libro letto da una persona che muore è il tuo”

  1. NICOLA LEO ha detto:

    credo che la riflessione è ricca di una grande umanità.
    alessandro ha riscritto la vita della mamma condensandola in poche ma intense righe.è il potere del racconto,è il potere di non lasciare che la morte fisica sovrasti questa profonda verità:la vita continua perchè “si nasce per non morire più”.

  2. Monica ha detto:

    Grazie. Come è vero quel che scrivi sulla vocazione. E non so chi non lo capisca: oggi ho letto insieme ai miei studenti l’ultimo dialogo tra Federigo e don Abbondio (una vita spesa, accanto a una trattenuta – male): nessuno dei miei studenti ha avuto dubbi nel dichiarare la sua stima…

  3. Deja ha detto:

    Niente di meglio che la vita,durante la quale si possono soddisfare i propri sogni. Allora,nemmeno la morte sarà inferno. Grazie Alessandro, grazie,grazie,grazie.

  4. Marco Costanzo ha detto:

    Grazie per questo articolo. Mi sono permesso di ripubblicarne parte qui:
    https://sensodellavita.com/2016/05/07/la-vita-dignitosa-insegna-a-vivere/

    Marco

  5. laura ha detto:

    Grazie per queste testimonianze, ne abbiamo bisogno sempre, danno una carica di vita

  6. Emilia ha detto:

    Caro diciannovenne, sei un ragazzo coraggioso anche grazie alla tua preziosa mamma. Ti dedico Iris degli U2 densa di quello struggimento per una tale mancanza, ma anche di speranza.
    Grazie prof. per aver condiviso questo scritto.
    La mamma di un quindicenne, il mio “diamante grezzo” che non ha ancora trovato prof “da 4 a 8″…
    Con affetto e stima
    Emilia

  7. Cristina ha detto:

    Non capisco come funziona , non ho mai scritto su un blog .. Ma ho letto la storia di questo ragazzo e della sua mamma . Del libro che li ha aiutati . Purtroppo so quanto le parole che si leggono in determinati momenti possano davvero darci una chiave di interpretazione dell esistenza quando è terribile e incomprensibile . Si pubblicano molti , troppi libri . Pochi belli . Pochissimi utili . Questo lo è stato . È’ stato un porto . Lo leggerò con la delicatezza e attenzione che merita . E sapendo che ci troverò anche quel ragazzo con la sua mamma .

  8. Salvino Franchina ha detto:

    Quando il “caso”…. Dopo averlo comprato nello scorso novembre proprio stamattina inizio questo libro ed ora navigando su internet sono arrivato qui. Una mia amica (professoressa di lettere) mi diceva qualche mese fa che non sapeva come ringraziare due professori che avevano fatto scattare in suo figlio diciassettenne il “clic” giusto ed era partito a studiare. Spero che i miei figli prima o poi troveranno qualche professore che li guarderà negli occhi e farà scattare loro la curiosità e poi la passione. Grazie a tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.