29 gennaio 2012

Leggere non ha l’imperativo

Prima dell’articolo di oggi vi ricordo che martedì alle ore 18 al teatro San Carlo di Milano, in via Morozzo della Rocca 10, ci sarà una presentazione di “Cose che nessuno sa”: ingresso libero, fino ad esaurimento posti! Ci vediamo.

***

Qualche mese fa in una mia classe cadeva la scadenza di lettura di un libro di racconti di Dino Buzzati (del quale ricorre il 40° anniversario dalla morte). Si tratta di una classe di terzo anno e la raccolta “Il colombre” mi sembrava una tappa obbligata nel percorso di letture del triennio, soprattutto perchè l’ultimo racconto della raccolta si sposa perfettamente con il viaggio dantesco appena iniziato con l’Inferno. Infatti l’ultimo della raccolta, abbastanza lungo rispetto agli altri è un viaggio immaginario nella metropolitana di Milano, nella quale il giornalista Buzzati viene inviato perchè qualcuno sostiene che lì, alla fermata Amendola per la precisione, sia stata trovata una porta che immette, manco a dirlo, all’inferno. Così il nostro giornalista e scrittore scopre una Milano infernale, tale e quale a quella in cui vive. Per un milanese la curiosità dovrebbe essere più alta, a questo punto…

La scadenza era arrivata e ho presentato ai ragazzi un compito a sorpresa, perchè avevo maturato alcuni sospetti sull’effettiva lettura, che in genere lascio libera o comunque verifico in modo meno invasivo. La maggior parte dei ragazzi mi ha consegnato il foglio bianco e si è beccato un due che farà media. Naturalmente per la lezione successiva hanno ricevuto il compito di leggere il libro (poco più di 200 pagine, da leggere in quasi un mese) e svolgere due temi al riguardo.

Sono momenti del mio mestiere che non amo molto, ma so anche che mi è chiesto di essere forte e mettere alla prova la lealtà e la responsabilità dei ragazzi, soprattutto a fronte del fatto che la lettura in oggetto era stata ben preparata e motivata. Non si trattava di un libro assegnato e basta, ma una scelta frutto di un percorso, che affondava le sue radici nella lettura, con questi stessi ragazzi, di un racconto tra i più belli di Buzzati e che i ragazzi avevano amato molto in prima: “Il colombre”. La storia di un ragazzo in cerca o in fuga dalla sua vocazione, irrimediabilmente perduta per essersi lasciato guidare nelle sue scelte soltanto dalla paura, prima di suo padre e poi sua.

Non è mai stata facile la sfida della lettura a scuola, oggi meno che mai, con la concorrenza di media che, rispetto alla pagina scritta, possono offrire emozioni più forti e un coinvolgimento sensoriale completo, rispetto alla buona vecchia immaginazione, sempre più anchilosata dall’eccesso di immagine a cui siamo sottoposti. E senza immaginazione si diventa passivi anche nella vita: credo sia uno dei fronti aperti dal punto di vista educativo, ma non è di questo che voglio parlare.

Per le letture occorre quindi un forte lavoro di motivazione, ma anche questo può non bastare. A volte i risultati sono talmente esigui che ci si sente sconfitti e si ha voglia di smettere di lottare. Ma poi penso che questa è l’epoca della vita in cui un solo libro (letto anche solo per obbligo), può far scattare quel meraviglioso clic, che apre la mente ai segreti della lettura come educazione di un cuore più intelligente con le momentanee e consapevoli fughe dalla realtà per poi tornarvi con più fame e sensi più aperti, capaci di vederla e goderla, al contrario della passività a cui abituano le immagini.

Forse avrei dovuto leggere qualche riga di un racconto ad alta voce come faccio spesso, interrompendolo al momento di massima tensione e non semplicemente incuriosirli con le mie parole intorno all’inferno milanese di Buzzati.

Però in un tema di qualche giorno fa una ragazza, che aveva rispettato la scadenza di lettura, ha scritto che quei racconti pieni di mistero e magia l’avevano costretta più volte a fermarsi, a riflettere, a immaginare e chiedersi cosa ne era stato del mistero nella sua città e nella sua vita. Questo l’ha spinta a porsi quelle mille domande, che solo la buona letteratura sa provocare, perché la buona letteratura (e lettura), è uno dei pochi modi che abbiamo per origliare noi stessi.
Noi professori non possiamo più dare i libri che abbiamo letto al liceo, non possiamo più fidarci del fatto che sia un compito da svolgere, ma dobbiamo trovare nuove strategie, adattate ad ogni classe, ma mai rinunciare alla testimonianza viva di una voce che racconta.

Con un papà amico che non sa come motivare la figlia dodicenne alla lettura, abbiamo deciso di provare la lettura ad alta voce da parte del papà in un rito settimanale delle durata di mezz’ora. Ha funzionato, la figlia adesso non vede l’ora del momento della lettura condivisa e comincia a chiedere libri…

La lettura oggi più che mai ha bisogno di testimoni, non basta più neanche il buon esempio, tanto meno l’obbligo: quello non è mai bastato… Infatti leggere, come amare e sognare, non ha l’imperativo.

Rubrica Per chi suona la campanella – dicembre 2011

A proposito di libri condivido con voi un video che mi è stato segnalato da una lettrice.

[vimeo]http://vimeo.com/35404908[/vimeo]

56 risposte a “Leggere non ha l’imperativo”

  1. Marta ha detto:

    E’ vero, leggere i libri che ci vengono assegnati a scuola non è sempre un piacere, soprattutto se i titoli in questione sono grandi classici.
    Io ho sempre divorato libri, tanto da leggerne uno alla settimana, in questo ultimo periodo, ma da qualche tempo trovo una piacevole sfida riuscire a leggere anche i libri che mi assegna la mia prof. Un modo per conoscere qualcosa di più di un mondo non sempre svelato, e magari accorgersi di qualche somiglianza con libri letti liberamente, senza che nessuno me ne avesse dato l’ordine.

  2. Annalisa ha detto:

    Mi capita spesso in classe, alla scadenza del compito di lettura mensile, di essere avvicinata dai ragazzi che, con soddisfazione e cercando la mia complicità (sono insegnante di sostegno, una sorella maggiore ai loro occhi), mi mostrano la recensione trovata in rete. E allora mi viene in mente una proposta di Pennac: piuttosto che la classica recensione, il compito sia imparare a memoria una pagina a scelta o un paragrafo da recitare, da interpretare davanti ai compagni. Magari nel ripetere più volte quelle parole i ragazzi finiranno per assaporarle davvero, come una caramella (una mentos? 😉 o magari le vedranno “splendere”… restandone affascinati. Ne parlerò alla mia collega che conosce bene la farina del sacco dei nostri piccoli mugnai!

  3. Graziella ha detto:

    Sono Graziella, insegno informatica in due istituti tecnici e in una succursale un po’ particolare: il carcere di Bergamo.
    Ho letto il tuo primo libro appena pubblicato,e mi ha aiutato molto nella relazione con i miei alunni “normali”, ci scambiamo le frasi su fb ect.
    Nelle scorse settimane, non so dirti il perchè, ho ripreso il tuo libro e me lo sono infilato nella borsa che utilizzo andando in carcere, ripensandoci ora credo che volessi avere con me qualcosa di bello, in un posto che di bello non ha molto! Nei lunghi corridoi infilavo la mano nella borsa e me lo accarezzavo.
    Alla fine della lezione, mi si avvicina F., un alunno originale se così si può dire, l’opposto di un alunno modello, penso che nella sua vita non ci sia stato posto per un libro…mi si avvicina e mi chiede se potevo consigliargli un libro, un libro che mi fosse piaciuto. Ho infilato la mano nella borsa, ho preso il libro e glielo ho affidato, devo dire che mi è costato molto, sono gelosa dei miei libri, ma non potevo perdere l’attimo.
    Sono trascorsi quindici giorni.
    Il libro non l’ho più visto, ma lui mi ha guardato con occhi felici e mi ha detto nel suo italiano strano “Sai mi è proprio piaciuto!”.
    Sono contenta per più motivi:
    1- ha letto un libro
    2- nessuna collega, nemmeno quella di italiano ci era riuscita
    3- gli è piaciuto
    4- sono sopravvissuta anche senza libro!

  4. Giulia ha detto:

    Sei bravo Alessandro, condivido quello che pensi e i tuoi libri mi hanno davvero emozionata…sarebbe stato un piacere averti avuto come professore di lettere al liceo! Forse, all’epoca, sarei riuscita a leggere più libri di quanto abbia fatto!

    Giulia

  5. Simona C. ha detto:

    La lettura ad alta voce è quella che mi ha fatto appassionare di più al gusto dei libri e poi della musica. La voce di mia madre che cantava (un po’ stonata in verità) e che leggeva fiabe, filastrocche e racconti, ce l’ho ancora fissa nella memoria. Spero di tramandare la stessa passione alle mie figlie: chissà!

  6. Sara Melchiori ha detto:

    Per me la lettura è più della vita…è la mia energia e quando leggo un libro sono più serena con gli altri, ma ci sono periodi in cui la voglia di leggere si affievolisce e mi sento strana, come se mi mancasse qualcosa.
    Sono in seconda superiore al liceo classico e più di qualche volta mi è capitato di dover leggere un libro come compito assegnato dalla professoressa e in genere si trattava di commedie o classici: proprio quelli che alla mia età non si ha la minima voglia di leggere, ma nonostante questo scarso interesse quando inizio a leggere non riesco a fermarmi e mi rendo conto che l’ipotetica mancanza di lettura di quel libro piuttosto di quest’altro mi avrebbe fatta crescere con una grande mancanza riguardo la conoscenza e il sapere generale, perchè un libro è prima di tutto il SAPERE.
    Questa è solamente la mia esperienza, e il mio pensiero a riguardo. So che molti non la penseranno come me, ma leggere mi ha insegnato a portare avanti le mie idee, anche se non sono condivise, e a farle rispettare.

  7. Monica ha detto:

    La mia professoressa di francese, al liceo, ci faceva recitare (in francese) la parte del libro che ci aveva più colpito…le sono grata ancora oggi per avermi appassionato e divertito con questo sistema!
    Così come sono affascinata dalla lettura creativa!
    La lettura è un mondo troppo grande per essere trascurato o affidato a chi non la sa presentare con il dovuto riguardo.
    A scuola, tuttavia, questa faccenda dell’obbligo la penalizza pesantemente, io stessa non ho mai provato simpatia nei professori che imponevano letture a loro gusto e devo dire che quando ho scelto, una volta finita la scuola, di leggere libri che a scuola erano letture obbligatorie (sotto minaccia di un 2 🙂 ) ho scoperto letture emozionanti…forse anche la lettura, come altro nella vita, ha i suoi tempi e ogni libro giunge quando è il suo momento…

  8. Paola ha detto:

    Leggere per me è sempre stata una necessità, un’esigenza imprescindibile come respirare. Non so come si sia sviluppata questa passione talmente è impastata nella mia natura. Sin da piccola era un desiderio struggente e una gioia indescrivibile, come il gioco all’aria aperta con gli amici. La mia casa era piena di libri, di ogni forma e colore. Bastava coglierli, come mele da un albero. Non era sufficiente aspettare che cadessero per scoprirli. Molte volte ho proprio scalato gli scaffali per raggiungerne uno in alto, che mi faceva l’occhiolino come per sfidarmi. C’erano inoltre libri che hanno saputo attendere che io maturassi per poterli leggere, li guardavo così enormi e difficili potendoli soltanto annusare e accarezzare. Certo la scuola non sempre aiuta, ma grazie hai libri imposti nel mio percorso scolastico ho scoperto classici che lentamente, lettura dopo lettura, mi sono entrati nel cuore. Rileggo più volte un libro, come un amico che nel tempo mi parla con sfumature insospettate. Mi commuovo a pensare come il cuore e i desideri miei siano così simili a quelli descritti da autori così lontani nel tempo e nei luoghi. Ora la sfida è quella di essere madre e di far cogliere quanto gustosa possa essere una pagina. Senza togliere la fatica del leggere, la fatica dello starci, degli occhi pesanti, che bruciano ma non smettono di correre e scorrere tra le parole. Perché il paesaggio scoperto è talmente personale che nessuno al nostro posto può colmarci di immagini e profumi da toglierci il fiato.

  9. MADDALENA ha detto:

    Condivido pieamente ciò che hai scritto..prorpio in questi giorni ho vissuto un’esperienza analoga con i miei studenti in merito alla lettura del libro “La notte”….ho fatto la “classica domandina infame”, proprio riguardante l’ultima facciata…..Generalmente prpongo una “rosa” di libri da leggere a scelta, ma poche volte funziona. Sono rari i casi di chi ama leggere, soprattutto tra i miei studenti dell’istituto tecnico. Una situazione positiva però c’è stata con la mia seconda lo scorso anno…e sai quando??? quando hanno letto il tuo libro!! Sentirsi dire:”Prof, non andavo a cene…ero troppo preso a leggere di Leo!”…sai com’è?? una soddisfazione grande per me, ma il merito è tutto tuo!!

  10. Marisa ha detto:

    E come la mettiamo con i Diritti del Lettore di Pennac? 😉

  11. Emma ha detto:

    “….leggere, come amare e sognare, non ha l’imperativo”

    Quanto hai ragione Alessanro!!!!!!!! E quello che scrivi non è mai nè scontato nè banale!

    emma

  12. Beatrice ha detto:

    Buonasera prof, questo suo articolo mi ha subito incuriosita, dato che durante i miei anni scolastici ho sempre avuto delle “discussioni” con i miei professori di italiano che insistevano a farmi leggere dei libri.
    Illudevano noi ragazzi dicendo che leggere è magnifico, leggere è sognare, leggere è vita… inizialmente nessuno ci credeva, nemmeno io che adesso divoro libri.
    Ovviamente non sono mai riusciti a far amare la lettura a nessuno, assegnavano libri noiosi, poco interessanti e antichi, dandoci la mitica “data di scadenza”.
    Quello che mi sono sempre chiesta, e che ho chiesto a loro, è:
    1_Perchè obbligarci a leggere dei libri da noi poco graditi? Credo che la lettura sia una passione libera, ognuno deve aver la possibilità di scegliere il proprio gusto e i propri libri.
    2_Perchè darci un tempo limitato per leggere? Anche in questo caso leggere è libero, ho bisogno del mio tempo, dei miei spazi di pensiero e riflessione.
    3_Perchè non dare una vasta possibilità di libri da leggere, invece di limitarsi a uno?

    Ma soprattutto, ciò che mi piacerebbe fargli capire, è che sicuramente non faranno amare la lettura ai loro allievi con quei libri, ci vuole qualcosa di più affascinante, di più coinvolgente…
    Qualcosa un po’ più rosso *__*

  13. Eleonora ha detto:

    Caro Prof. Sognatore,
    grazie per questo altro articolo tanto bello perchè tanto vero :)) Sì, leggere è come sognare, non ha l’imperativo.
    A proposito di libri, ho visto questa sera il film “Centochiodi” di Ermanno Olmi,sul rapporto tra libri e vita. A un certo punto, il protagonista dice: “Un caffè con un amico vale più di mille libri”. Devo ancora riflettere su questo bellissimo film e lasciarlo risuonare in me, ma mi pare tratti di un Prof. che non è soddisfatto dalle risposte che i libri gli danno, così li “inchioda”. Tu hai visto questo film? Cosa ne pensi?
    A me ricorda e invita al giusto equilibrio che ci deve essere tra libri e vita: perchè essi siano vita, questa va cercata in essi, occorre leggerli per meglio conoscere se stessi, come scrivevi tu, ma poi non fermarsi lì, bisogna saper andare (anche se è molto più dura) oltre, per realizzare nella vita gli insegnamenti di quei libri (il passaggio, in un certo senso, che garzie a Stella compie il Prof. in “Cose che nessuno sa”).
    I libri, per come tu inviti i tuoi alunni a leggerli e tutti noi qui sul blog, sono davvero un aiuto per la vita, quel qualcosa che insegnano ad amarla di più.
    La vera poesia, la vera letteratura, non serve, forse a questo?

  14. Anna Orcese ha detto:

    …il video mi ha commosso e non è così facile strapparmi una lacrimuccia o farmelo confessare…. il tuo articolo poggia sul dolore antico … la mancanza di amore per la lettura… quand’ero bimba ero anche molto malata e non esisteva la TV, stavo sola nel mio lettino, i fratelli a scuola, mamma e papà al lavoro, trascorrevo ore e ore con i miei compagni libri e la mia stanza si trasformava magicamente…. mi piaceva tanto e tanto scrivevo… ma poi la vita e lo stato di necessità mi hanno rubato il tempo per questo amore e talento e vedo soltanto numeri dalla mattina alla sera, numeri che rispetto perché mi hanno dato pane e semplicità, ma essi da soli senza fantasia e senza cuore, non sono pane vero e a volte impoveriscono le nazioni come sta accadendo…..

  15. Federica ha detto:

    Sono una mamma sempre di corsa, alle prese con lavoro, faccende domestice, due figli piccolini (5 e 6 anni), uno dei quali bisognoso di attenzioni supplementari, molto attiva in parrocchia e diocesi.
    La mia priorità sono però i miei bambini (e mio marito, con cui condivido fatiche e gioie familiari) e la loro educazione a 360°.
    Far apprezzare loro la lettura è uno dei miei obiettivi primari (da accanita giovane lettrice, che mangiava 6 libri in 10 giorni di vacanza al mare). Chiaramente i bambini sono piccoli, ma apprezzano moltissimo la lettura ad alta voce. Devo aggiungere che, per scelta, non abbiamo la TV. Si guarda qualche dvd sul pc, ma non in modo sistematico. Così la sera, dopo cena, c’è una mezzoretta di tempo per leggere le avventure di Tea Stilton, o quelle dei personaggi della Melevisione.
    La più grande mi chiede sempre un capitolo in più (pur di non andare a letto). Ora vuole leggere il titolo e cerca di seguire le parole. Non vedo l’ora che riesca a leggersi una piccola storiella da sola.
    Il mio intervento per dire che la lettura ad alta voce, e la TV spenta, sono una miscela incredibile. Mia figlia preferisce i libri ai DVD.
    Serve anche molto accompagnarla in biblioteca: io scelgo il mio libro, lei sceglie il suo e lo fa segnare sulla sua tessera.
    Chiaramente devo “perdere” del tempo per lei, tempo “investito” più che perso. Arriverà il momento in cui mi godrò il mio tempo seduta sul divano con il mio libro accanto a lei che sfoglia il suo, ritardando sempre di più l’ora della “nanna”.
    PS. Mi è piaciuto molto “Bianca…” (non sono ancora riuscita a procurarmi “Cose che nessuno sa” perchè è sempre molto richiesto nella nostra biblioteca). Mi piace come parli di Dio ai giovani e mi piace il tuo sguardo positivo sui giovani (belle la figura del papà, ma anche come emerge la coppia di genitori, e, naturlamente, l’insegnante).

    • Prof 2.0 ha detto:

      Cara Federica, spero che molti leggano il tuo commento. Ti ringrazio e dai una carezza ai tuoi piccoli da parte mia.

  16. Gio ha detto:

    Mi sa che ogni giorno abbiam bisogno di buoni testimoni, per ogni frangente della vita 😉

  17. Patrizia, Acireale ha detto:

    Ho letto un po’ di tempo fa che il Pil di una nazione è collegato ai livelli di lettura dei suoi abitanti. Leggiamo, leggiamo che magari lo spread si abbassa e diventiamo tutti più acuti e lungimiranti per scegliere , quando sarà, una nuova e onesta classe dirigente e politica.E a proposito di lettura, ho appena riletto quello che ho scritto e penso che sia proprio una delle solite utopie da lunedì sera.Magnifico il video dei libri volanti.

  18. Valeria ha detto:

    Ciao Alessandro,
    anch’io lavoro a scuola, non insegno, ma mi occupo di quell’interstizio vuoto tra cattedra e banchi, tra casa e scuola: faccio la psicologa, curando tutto ciò che ha a che fare con i fallimenti e i successi della trasmissione del sapere, didattica compresa.
    Prima di arrivare qui -come ovvio- sono stata una studentessa.
    Durante il mio tempo tra i banchi, il libro mensile e la famigerata scheda libro erano un must ed io detestavo leggere!
    L’odio è cominciato da subito, con la fatica ad imparare a leggere, con gli esercizi di lettura nel dopo scuola -mi fermavo a scuola fino alle 18, perché i miei tornavano tardi dal lavoro- su libri le cui illustrazioni non mi piacevano. L’esercizio meccanico della lettura è migliorato, ma il piacere no.
    Alle medie un libro al mese, così pure al liceo. Così ho conosciuto Pirandello, Mann, Buzzati, Poe, Svevo, Foster, Ginzburg… Erano gli anni senza internet, gli anni dei bigini, gli anni -anche i tuoi- in cui se volevi copiare dovevi andare in biblioteca a fare una ricerca e tanto valeva leggersi il libro…
    Non mi sono divertita, ma, ex post, non posso ritenere quella fatica inutile; il mio guadagno non è stato solo in cultura, bene prezioso che dà soddisfazione anche quando non premiata da lauti guadagni -sic!-, ma in piacere crescente nella lettura.
    Per quello forse ho dovuto aspettare un po’, ma ora non c’è nulla che mi doni svago e riposo quanto un buon libro, scritto bene… e la paziente e lenta scelta del nuovo titolo in libreria.

    Con questo non dico che sia corretto massacrare fanciulli e ragazzi con obblighi e schede libro; è chiaro che la lettura debba innanzitutto essere un piacere, perché, in quanto chiave d’accesso alla maggior parte dei “saperi”, deve conservare attrattiva. Ma non credo il piacere della lettura si apprenda solo nella libertà da ogni imposizione. Il piacere è un guadagno derivato dal cambiamento della propria posizione nei confronti di un dato reale, è il lasciarsi implicare, annodare legge e desiderio: il risultato di un atto del soggetto.

    Quindi, W i compiti a sorpresa… se sono il veicolo perché i ragazzi si interroghino su un testo.

  19. laura ha detto:

    nella nostra scuola non ci obbligano nemmeno a leggere , non ci danno nemmeno quell’ imput che poi ci porti a scoprire un libro.
    io amo leggere ,ma spesso non so a chi rivolgermi per chiedere consiglio.
    leggere è vero non è un imperativo , ma alcune volte ci vorrebbe qualcuno che ci dia una spinta.
    una volta sola è capitato di fare una lezione dove ci confrontavamo sui libri letti , ed è stata la lezione di scuola più bella perchè ho trovato spunti per la mia lettura.

  20. Antonella ha detto:

    Di recente mi è capitato di vivere parecchi di quei momenti del nostro lavoro che anche a me piacciono di meno, nei quali ci vuole fermezza, tanta energia e una buona connessione con le emozioni proprie e altrui. Grazie per aver condiviso anche questo!

  21. Matti ha detto:

    Ciao Alessandro, sono Mattia e ho 28 anni (il mese prossimo). Quello che voglio dirti non centra nulla con il sopra citato articolo, però sento di dovertelo dire. Ieri su youtube hovisto un tuo intervento a “l’italia sul 2” in merito al problema giovani legato all’alcool e alla droga. Sono rimasto così colpito e confortato dalla tua risposta, che quasi sarei uscito di casa ad urlare che finalmente qualcuno ha le palle. Se avessi avuto te come professore, probabilmente a oggi starei ancora studiando. Sei un grande

  22. Francy ha detto:

    Grazie al professore di lettere dell’anno scorso, che ci assegnava ogni mese un Classico da leggere, sono diventata un’accanita lettrice e, ora che abbiamo cambiato professore, sto continuando a coltivare questa mia passione. Credo che leggere libri che ci assegnano i prof non sia un obbligo, ma una bellissima opportunità che ci permette di scoprire libri che magari da soli non avremmo mai deciso di leggere!
    Viva i libri e viva la lettura!

  23. Emilia ha detto:

    Complimenti, in quest’articolo c’è scritto proprio quello che penso molto spesso io! Ho solo tredici anni, e sono una divoratrice di libri. I professori ancora non ci danno libri da leggere “per forza”, anche se secondo me dovrebbero, perchè siamo abbastanza grandi per farlo, e comunque, da lettrice accanita, spesso mi chiedo come facciano gli altri ragazzi a vivere, a passare il tempo senza i libri. Credono che i libri siano noiosi, forse nessuno li ha mai spinti a leggere. Leggere non è noioso, cavolo! Leggere è una delle cose più belle del mondo, però non si può obbligare nessuno a leggere, se non vuole, questo è vero. A me piacerebbe molto che le scuole, partendo dalle medie, quando si iniziano a leggere i libri in piena autonomia, facessero dei corsi per incoraggiare alla lettura, delle conferenze con degli scrittori, giusto per far capire che i libri non sono solo dei soprammobili.
    Non dico che le conferenze sul fumo o sulla droga siano inutili, ma penso che un discorso sull’utilità del leggere sia importante per dei ragazzi.

  24. adam aouni ha detto:

    ciao sono un ragazzo 18 di modena e volevo dire che faccio un professionale e sapete un po come un professionale a un suo mondo quindi la lettura non e concepita come un piacere ma un obbligo del prof. un giorno ci e venuta a fare suplensa un prof di italiano e per quel ora ci ha letto bianca come il latte e rossa come il sangue ,e tutta la classe e rimasta stupita dal suo modo di leggere e come esprimeva le parole del libro alla fine del ora ci ha consigliato di leggere il suo libro. la settimana dopo lo abbiamo proposto alla nostra prof di italiano e lei ha approvato la scelta , e non ci crederete e tutta la classe di 30 persone la letto e la comprato e abbiamo contagiato il resto della scuola, facendo una assemblea sul suo libro da quel giorno tutti leggono di più si interessano di più alla letteratura e hai suoi libri complimenti per i suoi libri lei e un genio…. ciao

  25. benedetta (studentessa cavanis-possagno) ha detto:

    HO 13 ANNI.
    SONO ANCORA ALL’ALBA DELLA MIA VITA MA VOGLIO CHE QUESTO GIORNO CHE VERRà SIA SERENO, NON CUPO O PIOVOSO.
    VOGLIO VIVERE LIBERA SI SENZA REGOLE… COME OGNI RAGAZZO DELLA MIA ETà, INCURANTE DI REGOLE, MAQUANDO ARRIVA IL PREDATORE… AHIA… SE SEI MOLLUSCO TI FREGA E TI CATTTURA, E NON NE ESCI VIVO… ALESSANDRO 6 MITICO PERCHè SAI FARE DI 1 LIBRO UNA PIACEVOLE ENCICLOPEDIA PER NOI RAGAZZI E PER I GENITORI UN “MANUALE D’USO DEI FIGLI”!
    T. V. B. PERCHè MI FAI CRESCERE
    SEMBRA STRANO K UN LIBRO POSSA CAMIARTI LA VITA… GRAZIE DI TUTTO E SPERO K LA TUA DEDICA MI POSSA PORTARE FORTUNA NELLA MIA AVVENTURA DA FUTURA DONNA…
    GRAZIE… ASPETTO IL FILM SU BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE…
    CIAO; P… CON AFFETTO,

    BENEDETTA

  26. gioia blow ha detto:

    L’anno scorso una mia prof ci portava al caffè e leggevamo tutt’insime un libro che lei aveva scelto di farci studiare. Questo metodo ha avuto successo ed è pure piaciuto a alcuni dei miei compagni che non amano leggere.

  27. Silvia ha detto:

    Martedì scorso ero alla presentazione a Milano e avrei voluto dirti che ho trovato tante cose di me in “Cose che nessuno sa”. E’ un libro che mi ha davvero letta. Grazie.

    Ps: sono una ex pariniana e ho capito da dove hai preso l’ispirazione per un certo episodio del libro 🙂

  28. Paola ha detto:

    “Leggere non ha l’imperativo”. Lo condivido in pieno. Prodigo molti sforzi per appassionare i miei studenti alla lettura. La lettura ad alta voce credo sia la formula migliore. Pretendo un ascolto attento, ma non lo “riduco” quasi mai a una valutazione . Spesso chiedo loro di leggere un libro a piacere o di scegliere fra una rosa di titoli. A volte il libro lo impongo io, in base al percorso didattico o a quelli che mi sembrano i loro gusti o interessi. Mi è capitato anche di Iasciare intere ore alla lettura silenziosa in classe, con libri portati da casa. Ascoltare i ragazzi raccontare ai compagni, prima che a me, dei libri che hanno letto, mi ha dato l’opportunità di conoscerli meglio. A volte mi sono profondamente emozionata, commossa, stupita…..Mi è però anche capitato più volte che al posto del libro mi abbiano letto (e presentato) il riassunto, facilmente reperibile da Internet…..In quei momenti ho provato indubbiamente rabbia e una sottile frustrazione. Avevo dunque fallito? Quando mi è capitato di “punirli” con un voto però mi sono sentita in profonda contraddizione.”Leggere non è un imperativo”.Ed io? Li obbligavo usando come deterrente la valutazione…..Vi ho riflettuto, non poco e a più riprese, perché è una situazione che inevitabilmente si è ripetuta spesso. Oggi penso sia più “efficace” e coerente con le mie profonde convinzioni evitare il voto come mezzo per raggiungere l’obiettivo lettura ….
    Naturalmente li smaschero e tento di farli riflettere sul loro comportamento irresponsabile. Trovo fondamentale che il rapporto sia privo di sotterfugi. “Non avete letto?Non vi siete fidati di me? Male….avete perso un’opportunità, di raccontare e di raccontarvi, di ascoltare e ascoltarvi…..” Di solito non aggiungo altro …..ma spero vivamente che l’opportunità successiva non se la lascino sfuggire!
    Paola (insegnante scuola secondaria primo grado)

    • Prof 2.0 ha detto:

      Chiaramente la punizione va contestualizzata: ci sono momenti in cui in una classe è necessaria. Volta per volta si decide: educare è un arte, non una scienza. Grazie per il tuo racconto, cara Paola.

      • Paola ha detto:

        Gentile Alessandro, il mio infatti è solo il racconto di esperienza, ovviamente non credo di essere giunta a nessuna verità o soluzione a questo dilemma.Mi interrogo tanto e spesso, ogni volta. Mi sembrava di aver ravvisato nelle tue parole una sorta di contraddizione che io stessa ho vissuto in passato non serenamente (anche tu ne hai sofferto, è evidente). Per questo ho sentito l’esigenza di un nuovo confronto.
        Ma forse, semplicemente, come scrive Mario Apollonio “le contraddizioni delle idee valide all’infinito si conciliano” ed ogni nostro principio può essere rinegoziato se il fine è il bene dei ragazzi che ci sono affidati. Grazie!

  29. carlotta ha detto:

    Si, va bene tutto, ma resta il fatto che dopo tutti questi bei discorsi l’unico strumento usato è la minaccia. E poi, mi permetta, ma un 2 (che fa media) per non aver letto un libro è pessimo!

  30. PatriziaGi ha detto:

    Caro Alessandro,
    perchè non fai una lista dei libri che consiglieresti di leggere?

  31. clarissa ha detto:

    ehi, ciao a tutti sono Clarissa e ho 13 anni.mi piace da pazzi leggere libri e bianca come il latte rossa come il sangue mi ha colpito davvero perchè spiega molte cose importanti sulla vita nel linguaggio che usano i ragazzi…insomma, è una figata pazzesca!!!
    ma oltre a questo,penso che libri del genere lascino il segno,non come quei romanzetti che leggono tutti i ragazzi.con questo libro il grande Alessandro ha inciso nella nostra vita tatnti messaggi,tra cui quello che secondo me è il più importante:anche se spesso i ragazzi possono sembrare stupidi e sciocchi,dentro sono in grado di riflettere e capire come va il mondo.
    Alessandro sei MITICO continua a stupirci!!!!!!!

  32. serena ha detto:

    Leggo un libro a settimana (nonostante il lavoro a tempo pieno, un marito e un figlio): non riesco a stare un giorno senza leggere, vado in crisi di astinenza. Eppure mi ricordo che le letture che mi imponevano alle superiori non mi piacevano come adesso. Per il solo fatto che mi si mettesse alla prova su quello che avevo letto. Per il solo fatto che fossero obbligatorie.
    I promessi sposi mi stanno ancora sulle scatole, pur avendolo riletto una seconda volta a trent’anni.
    Non è colpa tua, prof2.0: continua così, devi farlo perchè hai un programma da seguire.
    Devo anche ammettere, però, che una volta la prof di italiano ci ha dato una lista di libri consigliati. Non obbligatoria, con la promessa che non ci avrebbe interrogato su quel materiale, perchè era completamente fuori dal programma. Tra questi libri c’erano Primo Levi e Desmond Morris. Ho cominciato da lì, senza dire niente a nessuno. E poi ho continuato.

  33. vittoria c. ha detto:

    MA QUALE è ESATTAMENTE IL LICEO IN CUI INSEGNI??! PERCHè UNA MIA AMICA SI STA PER TRASFERIRE A MILANO E SAREBBE STUPENDO SE CI FOSSI ANCHE TU!!!!!

  34. Paola Rango ha detto:

    ‎”Nessuno aveva mai pianto sulla mia vita…” Questa frase l’hai presa da quale libro? Mi riferisco al tuo intervento al Convegno “I giovani e Gesù”.

  35. Romeo ha detto:

    Leggere è la cosa più sorprendente. Leggere aiuta a vivere. Un libro è l’unica cosa che rimane e esisterà sempre nel tuo cervello, anche sotto forma di esperienza assimilata, neanche da ricordare. Leggere non è importante se non vuoi capirne l’importanza. Ma leggere ti fa emozionare. Un libro non sa essere ipocrita. Forse ti delude, ma tu ami un libro anche quado ti delude, altrimenti finirebbe come vuoi tu. E il bello del libro è che seorprende, nel bene o nel male. Il bello è che ci tieni, e forse piangi quando finisci. E’ una cosa straordinaria leggere, perchè leggendo si assorbono le impressioni della gente che ti circonda su quello che ci circonda. E’ una cosa meravigliosa e indescrivibile. E’ come inglobare una storia eccezionale. E’ come inglobare una persona in te stesso per capire meglio il mondo e la tua anima. Chi non capisce al lettura è capace di leggere in chiave diversa la vita. Io rispetto ogni impressione vivente(non solo esistente). Ma quando arrivando alla fine di qualsiasi libro, triste o allegro che sia, senti di eprdere qualcosa,quallo è avere davanti una cosa inconcepibile, immortale, completamente tua, completamente interpretabile in maniera personale; per me indispensabile. Per me questa cosa è un libro. Un libro, uno specchio dell’imperfezione del mendo e della vita e delle persone e delle cose. Forse riflette la bellezza del cielo, talvololta la desolzione della terra. Ma aiuta a sognare, a amare, a vivere nel moglior modo possibile. Può essere anche una stagione, una ragione per tutto, per andare avanti cercando di sorprendere (come un libro). Per far qualacosa di buono, per creare qualcosa di migliore. E’ un gran bel lavoro quello dello scrittore, un lavoro che sarà compensato dalla stima di persone che ricevono in dono l’0anima e il punto di vista di qualcun altro, qualcuno di grande importanza, qualcuno che ha avuto il coraggio di esprimersi pienamente nella sua arte. Io stimo chi sa fare cose del genre, io per questo non posso far altro che complimentarmi con lei.

  36. Gaetana ha detto:

    Ciao Alessandro, sono una ragazzina di tredici anni. Volevo esprimere anch’io il mio rapporto con la lettura. Sono stata obbligata sin dalla prima elementare da mia madre a leggere libri. Fino a quando non ho letto ”bianca come il latte, rossa come il sangue” odiavo la lettura. Grazie a questo libro ho iniziato ad amarla e divoro un gran numero di libri ogni mese. Ho letto anche il tuo secondo libro e non so quale dei due sia il più bello, sono due capolavori, i libri più belli che ho letto. Nonostante ne abbia letti anche altri (sempre dello stesso genere) credo che i tuoi siano insuperabili. Spero in un tuo terzo libro! Attendo il film di ”bianca come il latte, rossa come il sangue” che ormai è diventato il libro più popolare, insieme a ”cose che nessuno sa”, nella mia classe (ti ho fatto molta pubblicità)! Sei uno scrittore fantastico, ti ho apprezzato dal primo momento che ho letto la storia di Leo e ho sempre preso spunto dal tuo modo di scrivere in qualsiasi tema. Sono arrivata al punto di portare per la tesina dell’esame di terza media tutti gli autori contemporanei tra i quali ci sei anche tu! La professoressa d’italiano ha apprezzato molto quest’idea e vorremmo invitarti a scuola per un’intervista e perchè no, partecipare al mio esame!

    • Prof 2.0 ha detto:

      Grazie, cara Gaetana. mi piacerebbe molto, ma anche io sono impegnato in esami, essendo un insegnante. In bocca al lupo e grazie di cuore!

  37. Antonella ha detto:

    Certo che qui si starebbe le ore a scrivere (dico ciò perché risponderei ad ogni argomento!!!).
    Beh, nella mia esperienza alle medie (pardon, secondaria di primo grado) sto provando, a lasciare liberi i ragazzi di leggere ciò che vogliono (anche Geronimo Stilton) purché almeno leggano qualcosa!!! Naturalmente questo vale per le letture domestiche, perché poi in classe cerco di proporre dell’altro. Anche così, però, mi ritrovo con gente che non legge neanche un libricino piccolo piccolo in un intero quadrimestre e con gente che, come ho letto in qualche post, copia la trama dai risvolti di copertina!!! Non so, forse è il caso che torni alla costrizione???

  38. faffa ha detto:

    Scegliere un libro da consigliare alla classe richiede impegno e attenzione.
    Lo scorso a.s. in terza L.A. ho proposto la lettura di “Una storia semplice” di Sciascia. Il giorno prima di somministrare la verifica, ho proposto alla classe la visione del film tratto dal romanzo. Tutta la classe era attenta, anticipava le battute degli attori e a fine proiezione ha evidenziato pure le differenze tra romanzo e film. Nel mentre, in silenzio, guardavo meravigliata, incantata ed estasiata la mia terza. La verifica l’avevano già superata (anche se a quella scritta inevitabilmente non si sono potuti sottrarre).

    L’articolo che hai scritto fa riferimento a Buzzati e alla città di Milano. E a proposito di libri e città, colgo l’occasione per consigliare un autore partenopeo: Maurizio De Giovanni, “padre” del Commissario Ricciardi, protagonista di una collana di sei romanzi (“Il senso del dolore”, “Per mano mia”, “Il posto di ognuno”, “Il giorno dei morti”, “La condanna del sangue” “Vipera”). L’ambientazione è quella di una Napoli all’epoca del fascismo, resa con una tale maestria che, chi è napoletano, riesce a cogliere la bellezza e l’unicità del centro storico rimasto pressoché immutato nel corso dei secoli. L’ atmosfera lirica e genuina della città partenopea fa da sfondo alle indagini del Commissario Ricciardi il cui dono/condanna è quello di sentire l’ultima frase pronunciata dalla vittima uccisa. Per lui le matrici di tutti gli omicidi si riducono a due: la fame e la passione. Ad affiancare il Commissario ci sono il brigadiere Maione, il medico legale Modo, Bambinella, oltre che Livia ed Enrica. Ciò che accomuna i sei romanzi è sia la bellezza della lettura nella quale ci si immerge, sia l’aspetto psicologico che lega personaggi e città.

  39. elle verdi ha detto:

    Io penso che bisognerebbe leggere ciò che ci viene voglia di leggere,non quello che altri pensano ci farà riflettere o ci piacerà,perchè ognuno ha la sua testa e i suoi gusti.
    Leggere fa bene,cosa si legge è assolutamente irrilevante.
    Io,per esperienza personale,ho amato di più libri che ho scoperto per caso,in qualche libreria dimenticata da Dio,di autori sconosciuti,che i grandi classici o i romanzi che venivo costretta a sorbirmi a scuola…ancora adesso ho gli incubi!
    Non parliamo dei tanto decantati best sellers che spesso mi hanno deluso così tanto che se avessi potuto mi sarei fatta restituire i soldi(e il tempo)persi dai vari autori.(gente che poi scrive per fare soldi,perchè sotto sotto il loro Sogno segreto è fare la “grana”,cosa che io ho capito benissimo,ma che molte persone si ostino a non voler capire)
    Se io fossi un’insegnante non obbligherei mai a leggere un dato libro per compito,piuttosto insegnerei l’amore per la lettura,libera!
    Saper parlare bene,scrivere in modo corretto,e avere un’immaginazione sviluppata derivano dalla lettura,ma non da un qualcosa in particolare.
    La cosa più irritante che ho spesso riscontrato in molti insegnanti è che pretendono che i loro alunni provino le loro stesse emozioni e sensazioni costringendoli a fare lo stesso percorso forzato.
    Un errore grave perchè ogni persona è diversa.
    Ci sono canzoni,film,poesie,che a molte miei amici commuovono,fanno sognare,fanno riflettere. A me no.Anzi,mi irritano. Tanto.
    Colpa mia? Certo che no!
    Ci sono altre canzoni,film,e poesie che mi scatenano emozioni,mi accendono l’immaginazione,e mi rendono la mente attiva. Quindi la morale della storia è che non importa cosa leggi,basta che leggi. Posso accettare l’obbligo alla lettura,perchè ha riscontri positivi ed educatici,ma sono profondamente in disaccordo con l’obbligo alla scelta PERSONALE di cosa uno(anche giovanissimo)debba leggere.
    E’ come obbligare la meta di un viaggio.

    Aggiungo un’ultima cosa:il due che fa media è una carognata assurda! Ecco,questo fa passare la voglia di leggere.
    Magari Dino Buzzati non piaceva proprio.
    Piaceva solo al prof.

    Gli insegnanti mancano di sensibilità.
    Loro non si rendono conto di quanto possa nuocere ciò che fanno.

  40. elle verdi ha detto:

    Devo aggiungere una cosa.

    Mia cugina ha 15 anni.
    Io la vedo ogni giorno più depressa perchè i suoi insegnanti la OBBLIGANO a fare tanti di quei compiti da farla impazzire.
    non esce MAI di casa.
    Passa la giornata a leggere e studiare.
    Nella stessa giornata ha storia,inglese,diritto,psicologia,latino,italiano,matematia,ect.
    Le fanno male schiena e gambe a forza di stare seduta,va a dormire all’una di notte e si sveglia alle sei del mattino per ripassare.
    Passa il week-end sui libri.
    Piange sempre e non ha sogni.
    Non ha amici,non ha mai tempo libero.
    Vorrebbe non esistere.

    La sua insegnante di italiano la obbliga a leggere libri con scadenza.
    Sceglie anche i titoli questa infame di donna!
    Mia cugina vive con il terrore di non riuscire a finire un libro per la giusta scadenza e ha crisi di panico.(una settimana di tempo)
    Poi,per farle un altro regalo, la tenera insegnatina le da anche 47 pagine di storia da studiare,con il ripasso generale di tutto il libro ogni volta!!!!

    Io ho passato 3 giorni di m***a a leggermi i greci,i persiani,gli spartani,ect. che ho spiegato IO a mia cugina,perchè la sua professoressa non aveva voglia(ma di prendere lo stipendio si,però)
    Veniva da piangere anche a me.
    Alla fine ero stordita e amareggiata.

    Ma che razza di gente sono gli insegnanti????
    Ma non capiscono che la così fanno passare la voglia di andare a scuola????
    Non basta fare uno o due esercizi,bisogna stare ore e ore a dannarsi l’anima sullo stesso argomento?
    Non pensano che i loro alunni hanno anche diritto ad una vita spensierata,fatta di amici e tempo libero?
    Non IMMAGINANO che brutti voti e TROPPI COMPITIpossono scatenare litigate fuoriose con genitori,pianti,dolore,e frustrazione?

    Vi giuro,a me più che sogni fanno venire odio.

    Perdonatemi ma è ciò che penso.

    Quindi insegnanti d’Italia,se volete essere VERAMENTE dei professori degni di nome,pensate a dare meno compiti ai vostri alunni,lasciateli più liberi,piuttosto spiegate molto ma molto di più a scuola,è qui che bisogna fare il lavoro maggiore.

    Io spero che mia cugina non si ammali,perchè certe volte mi fa davvero pena,ha delle occhiaie paurose.

  41. Susanna ha detto:

    Concordo con te: insegno da più di vent’anni e SEMPRE chiedo ai miei alunni di leggere dei libri come parte integrante del programma di italiano (ma anche di quello di latino e greco, perché no?). Però sono consapevole del fatto che NON SEMPRE lo fanno realmente: alcuni si limitano a leggere qualcosa in merito sull’oonipresente Internet. Ma non desisto: spero di gettare un seme che prima o poi in qualcuno di loro germoglierà…

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