27 aprile 2011

Studiare o divertirsi?

Ho visto questo film (An Education), ambientato a Londra nel 1961, in cui Nick Hornby debutta alla sceneggiatura. Non è un capolavoro, ma la storia è interessante e ha momenti chiave come questo: che cosa scegliere tra uno studio noioso di cui non si capisce lo scopo e il divertimento disimpegnato?

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=4E3c8Dmt1u8[/youtube]

22 risposte a “Studiare o divertirsi?”

  1. Marta ha detto:

    Lo studio quasi sempre è noioso. Tante volte si ha un approccio meccanico con le materie. Non si studia per interesse, per sete di conoscenza…ma perchè il giorno dopo si ha un tema e non si vuole prendere un brutto voto.
    La mia verità è che vado in cerca di quel professore che mi faccia innamorare della materia. Potrebbe darmi anche 50 pagine da studiare al giorno, ma la passione e l’interesse sarebbero talmente superiori che lo studio, invece che una noia, sarebbe un divertimento….E una continua ricerca di me stessa.

  2. Anna ha detto:

    Ognuno di noi ha dentro di sé la gioia della scoperta, la spinta a domandare, guardare e toccare ogni cosa. Compito dell’insegnante è trasformare questa luce nel piacere di imparare.
    La scuola invece spesso non educa a comprendere, è nozionistica e scarsamente motivante. Le discipline didattiche sembrano isolate dalla vita reale, decontestualizzate.
    Cosa serve? Servono insegnanti che con la loro passione facciano “toccare” questi mondi, che aiutino gli altri a trovare il loro sguardo, a mantenere viva la scintilla della curiosità e della meraviglia. Il sapere come cibo per la mente, come occasione per migliorarsi.
    Il mio Professore di Pedagogia generale una volta esordì in aula con questa frase:
    “Per insegnare l’inglese a John occorrono tre cose:
    1 Amare l’inglese
    2 Amare insegnare l’inglese
    3 Amare John”
    In altre parole si tratta di: amare la propria disciplina d’insegnamento, amare la condivisione di questo sapere e amare l’essere unico e irripetibile che ha bisogno di noi.
    Questo dovrebbe bastare ad infondere fiducia e a dare senso a tutto…

  3. Valentina ha detto:

    Studiare o divertirsi??
    Ecco il grande dilemma di ogni studente,presente, passato e futuro.
    Oggi direi “divertirmi”, perchè domani mi aspettano due ore di fisica e il solo pensiero mi abbatte.
    Domani probabilemnte dirò “studiare”, perchè c’è qualcosa che finalmente mi interessa e che cattura la mia attenzione.
    Sappiamo tutti che studio e divertimento potrebbero coesistere, ma non si sa come, non accade quasi mai.
    Quest’anno faccio la quinta, la classe “decisiva”, tutti ripetono in continuazione che dobbiamo studiare, prepararci,perchè nulla ci verrà regalato, peccato però che poi i fatti non corrispondono a quanto detto.
    Sembrerà strano( visto che manca poco piu’ di 1 mese e mezzo) ma faccio sempre piu’ fatica a trovare quella voglia di studiare, che una volta avevo.
    E dire che era un piacere farlo, mi apriva la mente, allargava i miei orizzonti.
    Dice che tornerà mai? Riuscirò a tornare a studiare con voglia e divertimento?
    🙂

    • Beatrice T. ha detto:

      Cara Valentina,
      la tua sensazione è quella che ho provato io un paio di anni fa durante gli ultimi mesi di scuola. Pensa che ero arrivata al punto di fregarmene di che voto avrei preso. Non abbatterti, parte di questa svogliatezza è sicuramente data dallo stress e dallo studio, e magari da chissà quanti altri fattori della tua vita!
      Manca poco, quindi stringi i denti! Dopo la maturità ti si aprirà un mondo gigantesco e avrai in mano completamente la tua vita. Potrai studiare quello che veramente ti piace, o lavorare, o fare entrambe le cose. E magari rimpiangerai la scuola, in certi momenti.
      In bocca al lupo!

      • Valentina ha detto:

        Grazie Beatrice, stringerò i denti e affronterò anche questo ostacolo pensado a cio’ che mi aspetta dopo!
        Chissà.. speriamo in bene 😉

  4. Marta ha detto:

    Io sono al 1 anno di liceo. Nonostante ami le materie del mio indirizzo che sono uno dei miei fattori motivanti, lo studio mi viene più faticoso di quando ero alle medie, dove avevo una prof. di lettere che mi ha fatto innamorare delle materie che insegnava e riusciva con le sue parole a infondermi quella passione per lo studio che toccava anche le materie che meno mi entusiasmavano.. Anch’io vorrei ritrovare questa voglia

  5. Benedetta ha detto:

    Io quest’anno sono in terza media e quindi mi aspettano gli esami. Sto preparando le mie tesine e per farlo devo sceglire argomenti che mi interessano, che mi hanno appassionato, incuriosito e che ho amato studiare. Argomenti che non sono stati pesanti da studiare e dai quali so di aver guadagnato qualcosa per me,degli argomenti e dei fatti che mi corrispondono (in un certo senso). Per questo studiare cercando questi fattori nelle materie scolastiche, può diventare divertente e utile per me. Io cerco sempre di studiare pensando che così posso ottenere qualcosa per me e anche per il mio futuro che in questo modo non sarà mai noioso,perchè cercando di riscoprire un lato delle cose che mi corrisponde non mi annoierò mai!

  6. Vale ha detto:

    Ciao prof!
    Volevo pubblicare il video che hai messo anche sul mio blog ma in YouTube non lo trovo… mi puoi aiutare?
    Grazie!

  7. Vale ha detto:

    Il video che compare qui sopra, nel post “Studiare o divertirsi?”, con una scena del film!

  8. Vale ha detto:

    Grazie!

  9. Norma Santisi ha detto:

    “Studiare o Divertirsi” questo è il problema..xD scusate per questa frasetta di Amleto..dunque,ogni volta noi ci poniamo questa domanda “Studiare o Divertirsi ? ” mia mamma dice sempre : “Prima il Dovere e poi Il Piacere”. Il dovere è Studiare,perché lo studio serve a cresce a noi stessi,serve anche a far diventare noi ragazzi a essere maturi,a proseguire con molta facilità la nostra vita che abbiamo davanti o anche gli ostacoli..per me lo studio è questo sapere tutto..e mettersi bene in mente tutto quello che ha studiato ed ripeterlo sempre..; invece,il Piacere è come lo posso definire,… un divertimento,un passatempo, cioè Leggere libri,respirare xD naturalmente, scrivere qualche cosa,giocare con il proprio fratello,ascoltare musica tutte queste cose. E devo dire una cosa,io non sono d’accordo a coloro che dicono: Per me è il piacere…,certo a scuola ci può anche stare il divertimento,perché no, però un pò di studio,cioè studiare moltissimo,non fa male…io voglio leggere queste cose..;mi sa che ho detto tutto..vi saluto arrivederci..ciaoo da Norma

    • Alberto ha detto:

      Purtroppo mi sto rendendo sempre più inesorabilmente conto di come la scuola italiana in genarale (so che sono brutte le generalizzazioni, ma tant’è), la mia scuola e la mia classe siano sbagliate. Fin dalle radici. Ebbene, ora che le calde gionate di maggio sono dominate dal sole e dai fiori, la voglia di studiare viene meno. Sarà anche normale in una certa misura. In una certa misura, appunto. Purtroppo, però, a dispetto di tutta questa luce di maggio – e di tutta quest’altra Luce – vedo che il mio orizzonte scolastico si fa sempre più fosco. E nella foschia, si sa, si rischia di perdersi.
      Ora sono abbastanza navigato – è il quarto anno di liceo classico – e posso affermare con una certa consapevolezza di non avere dei bravi insegnanti. O meglio: ho dei bravi “accademici”, persone estremamente colte, capaci di vomitare addosso ai noi studenti tutto lo scibile classico. Non ho dei bravi insegnanti. Insegnate è colui che “lascia un segno” nello studente. L’unico segno che stanno incidendo sulla mia pelle, sul mio vissuto, con sudore e sangue, nottate di fuoco alle prese con montagne di pagine, è (oltre a pesanti occhiaie) l’indifferenza. Tristemente indifferente a tutto ciò che faccio a scuola: così definisco il mio essere studente. Indifferente anche nei loro confronti, dei mei “insegnanti”, che non riescono a spiccare sulla banale piattezza della cultura fatta di vuota erudizione. Non posso trovare differenze in ciò che non amo. Non posso pormi io stesso in maniera differente nei confronti di ciò che sento troppo distante da me.
      I miei insegnanti arrivano in classe con la faccia arcigna, arrabbiati, urlanti. Volano sguardi di fuoco, parole pesanti. I miei insegnanti non accolgono i propri ragazzi alla prima ora nè li salutano all’ultima. I miei insegnanti hanno solo sorrisi carichi di amaro sarcasmo.
      Il problema più grave è però senz’altro il fatto che si guardano dall’interessarsi alla nostra vita, ai nostri stati d’animo, ai nostri interessi. A loro sembra non importare che nella IIaLC ci sono 17 teste diverse, ognuna delle quali chiede cose diverse, ha differenti intelligenze e probabilmente vorrebbe essere altrove. Non c’è solo la testa dell’insegnante e tanto meno le nostre non possono essere come la sua.
      “E’ meglio una testa ben fatta che una testa piena”, diceva Montaigne. Eh, già. Triste verità. Triste perchè non trovo un riscontro nella mia personale eseprienza. La ragione? A me è semplicemente richiesto di prendere bei voti. Nemmeno di conoscere ciòche viene spiegato in classe, nemmeno la parte di programma per la quale peraltro prendo una valutazione alta. Ciò che sono chiamato a fare è conseguire una stupida ottima valutazione.
      E io dovrei piegarmi a questa bieca concezione della’insegnamento, della scuola, del sapere?

      Intendo precisare rimarcatamente che non tutti i miei professori corrispondono alla descrizione qui sopra. Ce ne è uno che al contrario si sta rivelando giorno dopo giorno degno della mia stima e del mio affetto. Sebbene diamentralmente divergenti su certi aspetti della vita, lui è l’unica persona che riesca a suscitare il mio interesse intanto nei confronti diche fà e porta in classe con amore, ossia la filosofia, e poi in lui stesso, in ciò che dice e pensa.

      Da ultimo voglio raccontarle due mie recentissime esperienze. Le ricorderanno qualcosa probabilmente.
      La prima: la faccia polverosa, severa e rugosa della scuola. Il mio professore di italiano, dopo aver esordito in prima liceo con l’inflazionato slogan “siete troppi: vedrete che vi ridurremo”, pochi giorni fa ha condensato tutto il suo amore per il suo lavoro in questa perla di raro valore: “Un insegnante non deve avere cuore. Un insegnante deve avere un cuore di pietra. Se volete fare questo lavoro sappiate che non potete avere cuore quando siete in classe. Ovvio: alrimenti farete prefernze”. Uno scherzo, pensavamo. Allora un mio compagno ribatte: “Ma no, prof! Un insegnante deve avere un cuore talmente grande da non fare nessuna preferenza!”. “No, no: un cuore di pietra”. Parlava seriamente.

      La seconda: la faccia luminosa e sorridente della scuola. Quest’anno ho scoperto la poesia. La scuola però non c’entra nulla in questo – e va bene così. Poco tempo fa il mio prof di filosofiaci ha parlato della sua giovinezza e di come la poesia ai tempi occupasse la sua vita e impegnasse la sua fantasia. Interessato e sognante anche io, dal momento che non avevo letto nessun grande poeta, ma semplicemente scritto la mia poesia, ho chiesto un consiglio.
      Il giorno seguente, una volta entrato in classe, lo vedo estrarre dalla sua 24ore marrone un libricino un po’ invecchiato. Si alza in piedi e viene verso di me. “Tieni. Questo è per te”. Mi ha regalato una delle sue molte copie di “Elegie Duinesi”, di R.M. Rilke, il suo libro di poesia preferito. Il libro della sua giovinezza! Ecco, allora io sorrido e mi perdo nei miei sogni. Questo grazie ad un gesto stra-ordinario di un ordinario professore di filosofia.
      Fantastico.

      • Prof 2.0 ha detto:

        Caro Alberto, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Ti ringrazio. Mi piacerebbe dare uno spazio più ampio a quello che racconti. Se ti va lo farò su questo blog. Grazie!

        • Alberto ha detto:

          Ohibò, che piacere! Grazie a lei per la disponibile proposta. Che rispondere…certo che mi va! Ovviamente in questo caso mi scuso per la forma, un po’ difettante, ma d’altro canto ho scritto di fretta. Non si riservi di usare la penna rossa per le correzioni!

          Grazie perchè, come ogni buon insegnante, dà spazio e parola a noi studenti.
          Felice di poter contribuire a questo blog: per me significa aver la possibilità (o la speranza) di aprire giusto un po’ la vista, la mente e il cuore – così come altri amici e maestri hanno fatto con me – a ragazzi e, magari, anche altri insegnanti.
          E dico poco! 🙂

  10. maura ha detto:

    In questo film mi sono chiesta: ma i genitori dove sono?
    Se non sono loro i primi a credere a quello che dicono, se basta un’illusione a smontare tutti i propri ideali, beh…non può essere la figlia a rimanere stabile!

  11. Anna Veronica ha detto:

    La figura che mi ha più colpito è stata quella del padre e secondo il mio modesto parere è quella che durante il film “matura” maggiormente, creando un rapporto con la figlia e rendendosi conto dei suoi errori. Io ho fisto questo film poco prima di iscrivermi a alla facoltà di Lettere a Roma, diciamo che mi ha ispirato ancora di più fare la mia scelta.

  12. Monica M. ha detto:

    Non avevo mai sentito parlare di questo film ma mi ricorderò di vederlo, quando la scuola me lo permetterà. Tante volte mi sono chiesta, guardando i miei amici più “liberi” di me,cosa fosse meglio tra studiare e divertirsi, sono curiosa per natura e ho capito che l’unica cosa che mi spinge a studiare è la sete di curiosità, forse l’unica in grado di spingerti ad aprire un libro che qualcun altro ti obbliga a studiare. Quando ho iniziato le superiori ed ho deciso di iscrivermi al liceo classico nutrivo la profonda convinzione che forse avrebbe potuto essere la scuola in cui trovare risposte alle mie domande, ed essere una scuola dove non ci fosse bisogno di domandarsi se fosse meglio studiare o divertirsi perchè l’uno si confondeva con l’altro. Oggi ho un’altra sicurezza: non è così, esistono solo i programmi, le interrogazioni, i compiti in classe, e io mi sento davvero stretta in quella classe. Nella sezione divertimento la ragazza annovera leggere e io credo che sia così, perchè è nei libri, non in quelli che mi “consigliava” la scuola, che ho trovato un’evasione dalla vita di tutti i giorni ma soprattutto una cura per l’anima. Vorrei poter dire un giorno: a studiare ci si diverte, ma so che almeno per ora non è mai stato così perchè non c’è nulla di divertente nell’ansia di finire il programma o in un professore che non sa darti nulla ma che si limita a metterti in bocca, come a degli uccellini, nozioni che tra un anno neanche ricorderò più! Avevo dodici anni quando ho visto per la prima volta “L’attimo fuggente” e forse sarò stata anche troppo influenzata, ma è quello il genere di professore che vorrei avere.. e che purtroppo so di non poter trovare.

    • Prof 2.0 ha detto:

      Se ti senti stretta è perché quella classe non può bastarti. Hai il cuore e la testa per l’infinito. Cercalo, Monica!

  13. Rebi ha detto:

    Mi aspettavo una risposta…

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