2 febbraio 2012

Il naufragio della concordia

Ho fatto il proposito, per il 2012, di pranzare ogni settimana con un collega diverso. La sfida sta dando frutti sorprendenti. Mi rendo sempre più conto che a scuola la metà dei problemi derivano dal fatto che i professori non si parlano: si fa da soli, o perché ci si crede migliori degli altri o perché si teme di essere giudicati. Mi sono fatto un esame di coscienza e ho provato a capire in cosa potevo migliorare io, in prima persona. Non posso pretendere concordia (dal latino: cum+cor-cordis, avere un cuore comune, che batte all’unisono) tra gli studenti, se non c’è tra colleghi o lo esigo solo a parole.  Mi è allora tornato in mente un articolo scritto qualche tempo fa e che mi ero dimenticato di pubblicare sul blog. Eccolo qui.

***

Questo lo posso fare. Propositi per il nuovo anno.

“La speranza non è ottimismo. Non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che una cosa ha senso in ogni caso”.

Credo che questa frase del recentemente scomparso V.Havel possa essere un buon motto per un anno che comincia.

Spesso vengo criticato per il mio ottimismo. Lascio il pessimismo e il cinismo agli altri, soprattutto quelli che se ne nutrono come sottile forma di comodità. Guardate le foto con cui ci presentiamo su Facebook: sono tutte sorridenti. Forse perché vogliamo essere così. E poi è dimostrato che chi sorride di più vive di più… Bando alle ciance. Non sono ottimista nel senso becero di chi non vede i problemi, sono ottimista perché spero. E non di quella malintesa speranza miracolistica “che tutto andrà bene”, anche senza il mio impegno. Spero perché so cosa è alla mia portata. Spero perché mi sforzo di accettare ciò non è alla mia portata. Di ciò che è alla mia portata dovrò rendere conto, perché i talenti ricevuti vanno trafficati.

È alla mia portata: preparare una lezione; dedicare qualche minuto ad un alunno in difficoltà fuori dall’orario scolastico; sorridere in classe evitando di far scontare i miei problemi ai ragazzi; correggere i compiti in tempo utile perché le correzioni servano a migliorare il loro lavoro; resistere e punire quando c’è da farlo; chiudere un occhio e distinguere tra persona e cosa fatta male; scambiare qualche parola con un collega stanco; proporre un percorso interdisciplinare ad un altro collega la cui materia mi risulta spesso oscura; parlare con i colleghi di ogni singolo ragazzo per provare ad attuare strategie educative armoniche e condivise; ascoltare i ragazzi e scoprire che hanno molti più interessi di quello che sembra (l’ultima ora prima delle vacanze mi sono stupito a scoprire che hanno un vero e proprio desiderio di capire come va il mondo, le ragioni di una crisi, i significati di parole come recessione, debito pubblico, spread e via dicendo); preparare un colloquio con i genitori e non improvvisarlo distinguendo linee di miglioramento nella materia e obiettivi educativi da raggiungere; leggere libri che possano catturare la loro attenzione e non limitarmi a dar loro ciò che già conosco; portarli a teatro quando ci vado io, portarli ad una mostra quando ci vado io, portarli a vedere le stelle quando ci vado io; svolgere un tema che ho dato loro e leggere ad alta voce come lo avrei fatto io, così giusto per dare il buon esempio, invece di limitarmi a correggere i loro errori; chiedere più spesso quanto hanno raccolto di una lezione e non illudermi che tutto quello che dico sia chiaro; andare a dormire ad un’ora decente così da non essere nervoso e prendermela con loro anche se non c’entrano niente o semplicemente potermi permettere di stare in piedi mentre spiego così da tenere più viva l’attenzione; usare di più oggetti e immagini per far rimanere impressi i concetti; dare tra i compiti per casa anche dei film da guardare; raccontare i libri che leggo indipendentemente dalla scuola; lasciare loro la possibilità di giudicare anonimamente il mio operato, accettando consigli su aspetti da migliorare (quando l’ho fatto sulle prime ho sofferto, ma poi sono veramente migliorato); accettare di avere limiti come ce li hanno loro e non pretendere di essere infallibile; ogni tanto lasciarsi prendere dalla follia e lasciare che la lezione prenda una piega imprevista e si trasformi in un pezzo di vita vera e indimenticabile, come quando un mio alunno ha interrotto la lettura di un brano dell’Ortis di Foscolo e ha detto che tutta la letteratura è un combattimento corpo a corpo contro la solitudine dell’uomo.

Tutto questo è alla mia portata. Per questo sono ottimista.
Non devo salvare il mondo. Per questo spero.
Ma le mie ore e ciò che ci sta dentro, quello sì che dipende da me.

Rubrica Per chi suona la campanella – gennaio 2012

44 risposte a “Il naufragio della concordia”

  1. ciotolinablu88 ha detto:

    Sono affetta da ottimismo-speranzoso-realista anch’io XD
    “Non devo salvare il mondo. Per questo spero”
    E’ più o meno la stessa conclusione alla quale sono arrivata io quando, finito il liceo, mi sono ritrovata con tanta “confusione” addosso sulla mia vita, il mio futuro… In quel periodo mi ero anche data alla lettura di Tolkien e mi aveva molto colpita questa frase di Gandalf, abbastanza nota : “ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare.” 😉

  2. Sara ha detto:

    Caro Prof,
    quando parla del suo lavoro mi si stringe qualcosa dentro e sembra proprio che sia il cuore. Forse perché sento forte la sua passione che è anche la mia. Ci accomuna il nostro lavoro e la voglia matta di entrare nella vita dei nostri ragazzi soprattutto dei più deboli…il desiderio ardente di poter far in modo che il futuro sia diverso da quello che a volte sembra scritto. A volte mi scoraggio, mi sento fallita, impotente…mi chiedo perchè la vita è tanto stronza e ingiusta con alcuni. Poi mi ritrovo a leggere parole stupende, vere, miracolose che mi danno forza e mi fanno capire che finchè ci saranno persone che spendono la loro vita per il proprio lavoro come noi allora c’è speranza. Grazie Prof per quello che sei…per il tuo grande amore. TI ADORO

  3. Antoni(n)o Di Gregorio ha detto:

    Ho letto Bianca come il latte, Rossa come il sangue è mi è piaciuto un sacco. L’ho regalato, consigliato, e venduto( dalla fine del 2009 faccio il libraio). Leggo di tanto in tanto ciò che scrivi e questo pezzo mi ha fatto venire un sorriso.
    Auguro un professore così, almeno uno, a tutti gli studenti.
    Lei mi ricorda molto il professor Keating del L’ATTIMO FUGGENTE!
    BUONAVITA!
    Antoni(n)o
    illibraioarancio da Pesaro

  4. Marta ha detto:

    penso che tutto si possa riassumere semplicemente in:amare la vita,questo è alla mia portata

  5. michela ha detto:

    La tua idea di pranzare con un collega diverso tutti i giorni la trovo fantastica!Io tutte le settimane da quattro anni dedico un pomeriggio o una lunga telefonata ad amici o parenti che fanno parte della mia vito o che sento rattristati:farò di tutto per esserci a trento anche perchè se me lo concederai vorrei porgerti a voce un invito che ti faccio anche ora: quello di portare il 25 aprile due o tre pagine da leggere a tua scelta sulla libertà e dignità dell’uomo nella mia valle sul lago d’Idro una serata per far si che i giovani e non solo, non si atrofizzino troppo in questo periodo di apatia generale . una serata organizzata con i ragazzi ed il comune con musica e letture, ti lascio il cell. nel caso tu volessi farmi sapere qualcosa subitisssssimooo!!!! Con sempre più stima MICHELA

  6. Silvano Bertaina ha detto:

    Tra i tanti allievi strampalati che ho, scelgo J. per un commento al tuo articolo.
    J. è brutto, sporco e cattivo..come il film.
    Ha lo sguardo truce. Trasporta per il mondo i suoi 115 kg di diciottenne incavolato e ho sempre paura gli venga l’idea di massacrarci tutti, come succede nei college americani.
    J. stamattina, nella neve, nel freddo, è venuto a scuola.Era l’unico della sua classe.
    Prima di entrare, si è scosso la neve di dosso, si è tolto le immancabili cuffiette e si è acceso una cicca. Poi ho visto che guardava i fiocchi che cadevano lenti nel cortile.
    -Ti piace la neve J.?
    -E’ bellissima prof..è così leggera..
    Leggera..A J. piace la neve perchè è “leggera”. Lui, il mastodonte che vuole guidare il camion e intanto dorme in classe e cerca di capire perchè deve proprio perdere il suo tempo a scuola.
    A J. piace la neve.Perchè è leggera.
    Se non è ottimismo questo..
    Ciao prof! Grazie per il tuo ottimismo contagioso.

  7. michela ha detto:

    Ciao sono michela mi sono dimenticata il numero del cellulare per la serata del 25 aprile 3280810550 grazie e scusa la dimenticanza.

  8. evelina ha detto:

    a volte non condivido ciò che scrivi,ma questa volta mi trovi concorde…ciao collega!

  9. silvia ha detto:

    questo tuo articolo mi ha strappato un supersorriso!
    ti fa venir voglia di vivere meglio, di vivere appieno la vita e di amare ogni minuto che vivi…è un’iniezione di sano ottimismo!!!grazieeeee!!

  10. FRANCIS ha detto:

    Anch’io mi ritengo un’ottimista per natura. Ottimista, che riconosce i problemi e li affronta con speranza e buon senso.
    Sono però mamma di un ragazzino che non ama certo la scuola e quando mi ritrovo a colloquio con Prof, che dimostrano palesemente di non aver minimamente preparato l’incontro con me, o quando le verifiche tardano ad essere riconsegnate, o quando si nota poca coesione tra colleghi nell’affrontare il problema di un ragazzino demotivato…..beh perdo un po’ la speranza, perchè so che con un po’ di impegno la soluzione è alla portata dei professori. Il mio impegno da solo non basta.
    Ma poi ritorna la speranza che un giorno mio figlio possa incontrare un Prof. come lei con la stessa passione per la propria missione con i ragazzi!
    grazie per le sue belle parole Prof!

  11. Cristina Marcos Martín ha detto:

    Caro Alessandro,
    Grazie mille!! C’è una cosa che tutti possiamo fare ed è CONDIVIDERE gli aspetti positivi in ogni ambito della vita, ed è quello che troviamo qui in Prof 2.0. Io condivido con i miei studenti spagnoli di italiano molte di queste riflessioni d’aveniane con cui tra l’altro sono d’accordissimo e oltre ad imparare un bell’italiano, impariamo che tutti quanti siamo responsabili di come impariamo e di come viviamo e che imparare significa anche invaghirsi di novità, inebriarsi di bellezza. Che fortuna i Suoi studenti di poter condividere il loro tempo con un grande insegnante che insegna anche a noi docenti a non perderci mai d’animo, a continuare sempre a voler far bene il nostro lavoro. Grazie davvero!

  12. Silvia Scarrone ha detto:

    Caro Alessandro,
    dopo aver postato la tua riflessione sulla mia pagina facebook, una collega mi scrive: “Anche da noi è così, si parla, ci si confronta…”. Sono rimasta molto colpita perchè dalla forza che hanno le parole quando sono dette con verità e quando comunicano un’esperienza. Grazie!
    Mio marito ha scritto un articolo su di te al teatro di Rivoli. Ho insistito perchè venisse a sentirti e il suo commento è stato: “Vorrei potermi bere una birra con lui!”. Un caro saluto. Silvia

  13. Maria Angela Messina ha detto:

    Grazie per questo tuo modo di essere e di scrivere. Se tutti gli insegnanti lavorassero con questo entusiasmo, coinvolgendo i ragazzi, la scuola sarebbe migliore. Condivido quello che dici: non spetta a noi salvare il mondo, ma “salvare” cio’ che quotidianamente ci e’ dato di affrontare mettendo a frutto i nostri talenti e, magari, aiutando gli altri a riscoprire i propri. Ti auguro di mantenere sempre viva la speranza che ti anima, ne vale la pena. Mi sono permessa di darti del tu perche’ hai l’eta dei miei figli e per la sintonia che e’ scattata subito leggendo i tuoi libri ed i tuoi commenti.
    Confesso di essere una dirigente scolastica, fresca di pensione, che di insegnati come te avrebbe voluto averne tanti. In bocca al lupo!

  14. Andrea Bombonati ha detto:

    Carissimo prof. D’Avenia, come faccio ad invitarla presso la mia scuola? Ho già smosso docenti, ragazzi… scrivo sempre all’indirizzo della Mondadori ma non mi risponde nessuno!! La prego, non si dimentichi di noi! A Cento (FE) c’è già stato, ma non all’Isit (Itis, Itc e Liceo), qui la vogliono tutti. Io insegno qui, come le ho già scritto, da un anno e ci sono delle belle cose che nessuno sa, ma che vorrei che lei sapesse! Aspetto una sua risposta. Buon lavoro!

    • Prof 2.0 ha detto:

      Purtroppo, caro Andrea, ho tantissime richieste arretrate e non riesco a andare in giro come una trottola. Anche io insegno. Il tempo è limitato. E anche le forze…

      • Andrea Bombonati ha detto:

        Lo so. Capisco e mi scuso per l’ardore…sempre disponibile se le avanza un buchetto…magari passa da Ferrara….chissà. Grazie ancora.

  15. d ha detto:

    ci sono prof che fanno tutto questo già.. e non sono pochi.io ho visto pochi fannulloni per la scuole e ne ho girate diverse in questi ultimi anni, ma tutte scuole medie.
    Saranno le superiori diverse?
    ho avuto un percorso privilegiato?
    w i prof
    una collega

  16. Monica ha detto:

    Non so se posso osare definirmi un’ottimista, credo mi si addica maggiormente la definizione di realista…
    Comunque sia, sono una nota “rompiscatole” di tutti i colleghi, lo sono stata in ogni scuola e sempre lo sarò!! Credo nel dialogo e non posso prescindere dal confronto, anche quando poi mi capita di fare di testa mia, il confronto è vita, è evoluzione, è cambiare il punto di vista e, per questo, non riesco davvero a concepire chi, a scuola, si coltiva il suo orticello e tanti saluti. E devo dire che, seppure all’inizio qualcuno è sorpreso, diffidente, magari scocciato o semplicemente disabituato, dopo un po’ si mette in moto un meccanismo di scambio che è sempre proficuo…perchè credo che tutti abbiano bisogno di raccontarsi e per tutti è necessario ascoltare.
    Non riesco a rinunciare al dialogo neppure con gli alunni, perchè voglio capire, voglio ascoltare, conoscere chi ho di fronte e così sono sempre disposta a concedere ore di lezioni per sondare gli umori, sentire le esigenze, i punti di vista, comunicare le mie modalità di valutazione, spiegare le ragioni di tante cose che risultano oscure…e, certo, con gli alunni è veramente una fatica, perchè si è letteralmente travolti dalle loro emozioni, contestazioni, richieste e da quella sensazione incredibile che provi quando hai davanti qualcuno che ti ascolta e non ti sembra vero!
    Ecco, credo che far circolare la moneta del confronto sia faticoso, ma non farlo sia pericoloso…non sempre “chi fa da sè fa per tre”, qualche volta chi ha come unico consigliere se stesso è nelle mani di un mostro!
    Grazie Alessandro per queste buone parole.

    • Silvano Bertaina ha detto:

      Cara Monica, i “rompiscatole” come te, nella “Scuola”, sono come i numeri di Fibonacci in natura: indispensabili. Approfitto della tua disponibilità al dialogo per una domandina: come diavolo fai a mettere quell’immagine “donna col cappello” vicino al nome?
      Con simpatia..un prof che non ha ancora capito se la sua voglia di ridere sia indice di poca serietà o di quasi saggezza.
      W il nostro amico prof2.0!..a proposito..lui che è siciliano e poco avvezzo al freddo e alla neve..come se la passerà in questi giorni?
      Speriamo bene..ciao a tutto il blog
      Silvano

      • Monica ha detto:

        Ciao Silvano, grazie per la simpatia! E per il riferimento ai numeri di Fibonacci…da insegnante di matematica apprezzo!!
        Riguardo l’immagine, posso solo dirti che ho l’account gmail e quell’immagine l’avevo messa come immagine dell’indirizzo mail, quando invio qui i miei commenti compare automaticamente.
        E sul freddo, bhe, posso azzardare l’ipotesi che, essendo qui da un po’ di tempo, sia scattato un meccanismo di adattamento darwiniano 🙂

  17. Maria Pia ha detto:

    Nel leggere il tuo positivo e propositivo articolo, mi è venuta in mente una preghiera irlandese,che mi è molto cara, e uso spesso nei bigliettini di accompagnamento di regali ad amici,amici dei figli…La riporto in lingua originale.

    Serenity Prayer

    God grant me the Serenity
    to accept the things
    I cannot change
    The Courage to change
    the things I can;
    and the Wisdom
    to know the difference.

    Grazie!
    Mapi

  18. Leggendoti penso sempre al tuo modo alieno di vivere la tua carriera scolastica. Un prof diverso. La libraia che è in me mi fa apprezzare ancor di più il tuo modo si star nel mondo… Bello. Mi leggereai? chissà. non mollo.

  19. MoriGirl95 ha detto:

    Da alunna è l’articolo più bello che io abbia mai letto. Ma anche senza essere un’alunna, sarebbe la stessa cosa. 😉

  20. Chiara ha detto:

    Grazie per il bellissimo articolo, soprattutto per i “è alla mia portata” che mi hai fatto venire in mente che danno nuovo slancio e vigore non solo al lavoro, che ogni tanto per stanchezza langue, ma alla vita tutta!! Grazie!
    e buon lavoro!

  21. Germana ha detto:

    Bello!

  22. Serena Mirea ha detto:

    Professor D’Avenia,le ho mandato una mail (all’indirizzo profduepuntozero@gmail.com) con alcune domande. sono una studentessa del liceo classico V. Linares di Licata, provincia di Agrigento, e sono la direttrice del giornale d’istituto. mi farebbe piacere farle un’intervista! spero possa rispondermi al più presto! La ringrazio anticipatamente. La stimo molto! Sere

  23. Marta ha detto:

    dove è andato a finire l’evento per gli studenti a roma l’11 febbraio?????????????????????

  24. paola ha detto:

    Ti voglio bene per quello che hai scritto. Anch’io insegno (letteratura inglese) e mi riconosco nei tuoi dubbi, bisogni, ansie, aspettative, speranze…verso i ragazzi e verso i colleghi (molto più arduo interagire con loro, mh?). Pensa un po’ che ho pure contemplato la carriera dirigenziale (quizzone, poi scritti…bah…), ma sto arrovellandomi da due mesi sul senso di tutto ciò e, leggendoti, sia qui sia su “Cose che nessuno sa”, professore, mi ritrovo riconciliata con la mia vis di docente pasionaria.Parafrasando Henry James, “Noi lavoriamo nel buio…facciamo quello che possiamo…diamo ciò che abbiamo. Il nostro dubbio è la nostra passione, e la nostra passione è il nostro compito. Il resto è la follia dell’arte. Hai tutta la mia sympathy (syn-pathos) e vorrei tanto avere un collega come te.

  25. tommaso ha detto:

    Diffido dai pessimisti tanto quanto dagli ottimisti. A me piacciono i realisti, persone che si pongono obiettivi magari ambiziosi, ma raggiungibili. E penso che l’articolo pubblicato da bello sarebbe stato perfetto se al posto delle parole “ottimista” ci fosse stato “realista”.

  26. Alice ha detto:

    E se un giorno non riuscissimo più a fare ciò che è “alla nostra portata”, ciò che ci tranquillizza, ciò che ci fa essere ottimisti? Essere pessimisti è una sorta di prevenzione secondo me, che ci permette di non rimanerci male qualora le nostra aspettative siano deluse. Infondo non avremo perso nulla, nemmeno la convinzione che sarebbe potuto andare tutto bene!
    Fai sempre riflettere 🙂

  27. Franca Squeri ha detto:

    Il suo articolo mi conferma, anzi rafforza, la mia simpatia per uno scrittorie/professore come lei. Ho letto i suoi due libri, ma penso di ritornare in altro momento sulle emozioni che mi hanno dato. Per ora mi lasci dire che ci vorrebbero tanti professori come lei che dimostrano amore per il proprio lavoro e, soprattutto, per le persone a cui è rivolto, anzi dedicato. Continui a sperare, a credere, ad amare. GRAZIE.

  28. Elisabetta ha detto:

    Grazie di cuore per questo articolo, Alessandro!
    E’ bellissimo che ci siano ancora persone in grado di vivere così la propria vocazione di professori…
    Complimenti… se tu la vivi veramente così… i frutti non tarderanno ad arrivare (e sono certa che tu ne goda già!). Purtroppo, mi fai pensare che nella mia scuola (come nel resto d’Italia, credo) persone del genere sono assai rare… e spesso il loro impegno nell’insegnare è visto dai ragazzi come pignoleria, “stronzaggine”; mentre invece sono osannati senza merito gli incompetenti che non hanno voglia di fare il proprio lavoro e lasciano i ragazzi liberi di fare quello che gli pare…
    Io non la penso così, e mi piange il cuore veder spiegare la meravigliosa civiltà greca, o quella romana, o addirittura l’Odissea (quell’Odissea che appassiona così tanto Margherita e il professore) come se stessi ascoltando un telegiornale…
    Oppure veder buttare via il latino da un insegnante che sa ma che non ha voglia di trasmettere, e che invece di spiegare ci racconta dei suoi cani e gatti, della figlia e di cosa fa in Portogallo…
    Apprezzo invece moltissimo l’insegnante di inglese, che è esigentissima ma ama ciò che fa, e persino quello di fisica, giovane (e inesperto! ;)) che ce la mette tutta per farci capire una materia così complessa (anche se poi alla fine il risultato è un minestrone di formule e leggi, che da dove le pesca non lo sa nemmeno lui…)
    Spesso mi chiedo: posso fare anch’io qualcosa per aiutare i professori, aiutarli ad amare e a farci amare la loro materia? Aiutare a fargli “brillare gli occhi” quando spiegano? Lo chiedo a lei, ora: c’è qualcosa che anche noi studenti possiamo fare per rendere tutto questo un’avventura?

  29. Eleonora ha detto:

    Caro prof, giovedì parlerò del tuo libro (Bianca come il latte Rossa come il sangue) ai miei ragazzi all’Oratorio, per suggerirne la lettura, raccontare il perché mi è piaciuto, e soprattutto accendere un dialogo costruttivo sulla scuola… Parlando con loro, qualche settimana fa, mi sono accorta che quasi tutti la vivono come un incubo! Io, giovane laureata e aspirante insegnante, mi sono sentita arrabbiata e amareggiata vedendoli delusi soprattutto dai professori. Però vorrei evitare che i discorsi sulla scuola diventassero un’invettiva cieca contro la categoria degli insegnanti… mi rattristo quando i ragazzi dicono di sentirsi autorizzati a fregarsene, e ad essere maleducati, perchè tanto dietro la cattedra ci sta “un idiota” per cui non nutrono alcuna stima…
    Ti chiedo: come suggerire un modo bello e costruttivo di rapportarsi ai prof? Dicci la tua, a loro farà piacere!
    In bocca al lupo per tutto e buon lavoro… buonissimo lavoro, davvero! Grazie 🙂

  30. monica ha detto:

    è vero non devo salvare il mondo, per questo spero! anche io faccio parte di questo piccolo … o forse grande (chissà) gruppo di persone che pensano che nelle piccole cose di tutti i giorni si può fare del proprio meglio, semplicemente. Grazie Alessandro

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