29 ottobre 2014

Ciò che inferno non è – varie ed eventuali

Booktrailer

[youtube]http://youtu.be/7gwaScgHGKQ[/youtube]

Calendario incontri con i lettori 2014:

nel 2015 ce ne saranno altri.

D'avenia-Inferno_pagina Rep 18

Dietro le quinte

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Rassegna Stampa on-line (provvisoria)

Servizio del Tg2 sera

Recensione del Corriere della Sera di A.Arslan

Recensione TUTTOLIBRI inserto della Stampa di A.Iadicicco

Intervista su Libero di A.Rivali

Intervista su Io Donna inserto del Corriere di R.Carretta

Reportage su Famiglia Cristiana di F.Anfossi

Articolo sul Il Secolo XIX di G.Manganelli

Anticipazione su Avvenire e Recensione di A.Zaccuri

Recensione su Cogito et Volo di G.Vassallo

35 risposte a “Ciò che inferno non è – varie ed eventuali”

  1. Sara ha detto:

    L’ho acquistato ieri! Non vedo l’ora di leggerlo!
    Complimenti, Alessandro!

  2. Luciano ha detto:

    Davvero splendido!
    Sto provando a contattare l’autore per approfittare di un suo spostamento da una presentazione ad un’altra per averlo a Ciriè. Siamo disposti a tutto! Ho già inviato mail e richiesta, ma non ho ricevuto risposta…

  3. Patrizia ha detto:

    Ottima la scelta della voce di Franco Battiato, una voce siciliana, intima, chiara con una punta di misticismo anche quando canta l’amore, superlative le inquadrature ed efficace la presentazione!!! Speriamo di averti anche a Catania!!!

  4. Oriella Bologna ha detto:

    Già letto. 2 ore ieri sera. Come al solito, mi hai colpita al cuore. Colpita e affondata. Non basteranno 2 ore per meditarlo e digerirlo. Domani ricomincio dalla prima pagina! Di nuovo, grazie!

  5. Chiara ha detto:

    Gentile Professore,
    giusto un appunto. Trovo molto sgradevole che Lei in moltissime interviste dichiari di essere stato allievo di Padre Puglisi quando in altre dichiara che solo due dei suoi fratelli lo sono stati (e quindi Lei no). (Peraltro ho conosciuto uno dei suoi fratelli, solo superficialmente perché ero una classe dopo la sua.) Mi sembra un utilizzo strumentale e biasimevole della figura di Padre Puglisi, non è una questione di averne l’esclusiva o meno. E’ una questione di onestà intellettuale e morale. La prego, eviti queste trappole.
    Cordiali saluti

    • Prof 2.0 ha detto:

      La invito a riflettere e a non affrettare giudizi temerari. Nelle interviste in cui può ascoltare la mia voce (min 13.55 http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5c3222a7-b6e1-4ea6-8475-addaa3c04103-tgr.html?refresh_ce#p=0) o quelle a cui ho risposto per iscritto (https://drive.google.com/viewerng/viewer?url=https://www.profduepuntozero.it/content/uploads/2014/10/Libero.pdf per citarne solo una, ma le trova tutte sulla pagina del libro) dico sempre la stessa cosa: don Pino era insegnante della mia scuola ed è stato mio insegnante solo come supplente, oltre ad aver partecipato ad attività di volontariato nel quartiere in quegli anni. Se poi chi mi intervista nel fare il pezzo semplifica scrivendo che era mio professore non posso fare nulla, e anche in quel caso non si tratterebbe comunque di nessuna disonestà dal momento che mio professore lo è stato anche se per qualche lezione. Le consiglio inoltre di leggere il libro prima di parlare di usi strumentali e biasimevoli, di onestà intellettuale e morale, addirittura di trappole. Come spesso accade invece di fare come don Pino, noi cerchiamo materia per dividere, sospettare, giudicare. Qui stiamo parlando di lui, non di me, ma evidentemente invece di concentrarsi sull’entusiasmo che il libro sta creando attorno alla figura di 3P e al suo esempio, facendolo conoscere, lei si concentra su me, alla ricerca di chissà quali terribili trappole. La invito ad essere più aperta, a considerare la realtà tutta intera. Per essere conosciuto e letto non ho bisogno di questi mezzucci. Credo lei sappia anche questo.

      • Chiara ha detto:

        La ringrazio della risposta. La trappola a cui alludevo io era quella mediatica, per il resto non mi dilungo oltre, per rispetto di un Santo che ha sfiorato la mia vita con delicatezza sorridendo alle mie sfide senza che io capissi chi avessi di fronte. Buona notte

  6. Monica ha detto:

    Bellissimo…parla direttamente al cuore. L’ho letto tutto d’un fiato ..ed ora lo leggo di nuovo per assaporare meglio ogni pagina. Grazie.

  7. Croce ha detto:

    Carissimo Professore, ho appena finito di leggere il tuo romanzo e, per prima cosa, mi voglio congratulare per la tua crescita nella scrittura creativa dal primo al terzo romanzo. Alcuni passi sono altamente poetici, ci sono delle belle immagini, rese ancora più preziose da un uso efficace uso delle figure retoriche. Sicuramente interessante la tematica, ma soprattutto coinvolgente la maniera in cui è presentata. Essendo un’insegnante di lettere ne proporrò la lettura ai miei alunni dalla prima classe alla quinta. Una curiosità: la figura di Federico, pare sintetizzi molti aspetti della tua persona ed io desiderei sapere se anche tu, come lui, hai fatto qualche esperienza di vita assieme a Padre Puglisi a Brancaccio. Grazie e al prossimo romanzo.

  8. Grazia Musumeci ha detto:

    Che dirti…?

    E’ il secondo libro tuo che leggo, dopo Cose Che Nessuno Sa, e stavolta con CIO’ CHE INFERNO NON E’ mi sento toccata due volte nel profondo.

    Io, che sono siciliana e che ho fatto la scelta difficile di non andare via, perchè amo la mia terra come l’aria che mi tiene in vita. Io che in questo “inferno che inferno non è” ci vivo, e adoro viverci.

    Adoro il dialetto, il cibo, i proverbi, la storia passata e quella del futuro (scritte entrambe a 4 mani con gli arabi!) …. adoro il nostro fatalismo, la nostra lentezza, la nostra “liscìa”.

    Eppure adoro anche Falcone e Borsellino e “don treppì” che hanno preferito la velocità e l’azione alla lentezza.

    Il tuo libro è una dichiarazione d’amore alla mia terra, che so che è anche la tua. Di questo ti ringrazio. Mi domando soltanto come mai, tu… voi che oggi avete i mezzi (anche economici) per vivere in sicurezza … dopo tante belle parole, comunque, non tornate. Preferite rimanere lontani.

    Ma forse è da lontano che riuscite ad amare meglio quest’isola…. non è colpa vostra, è così e basta.

    Le vostre radici si sono allungate, le mie rimangono corte e ben radicate. E anche qui, è così e basta.

    Grazie comunque per quello che scrivi e per come lo scrivi. Sono giorni che ricopio parti del tuo libro e le mando in giro ad amici e parenti. E ognuno ci trova una risposta diversa.

    Grazia Musumeci

    graziamus01@gmail.com

    • Prof 2.0 ha detto:

      Grazie, cara Grazia. Per ora io non torno perché insegno qui e sento la responsabilità verso i ragazzi che ho. Ma un giorno lo farò. Un abbraccio

      • Grazia Musumeci ha detto:

        Quando andrò a Palermo, a inizio dicembre, avrò già finito tutto il tuo libro. E sicuramente amerò questa nostra “capitale” un po’ di più di prima. Grazie per quello che fai. Un saluto dai “piedoni” dell’Etna ^_^

  9. D.D. ha detto:

    Salve! Poco tempo fa le avevo scritto per email, condividendo una parte di me, ma ancora non mi ha risposto. Non voglio essere assillante, però spero davvero che l’abbia letto perché a quel racconto ci tengo tanto, soprattutto perché è stato anche “Ciò che inferno non è” ad aiutarmi ad esprimermi. “Togli l’amore e avrai l’inferno, metti l’amore e avrai ciò che inferno non è”. Lei dice che legge tutto, allora spero che l’abbia già letto e che, in fondo, le sia piaciuto.
    Grazie per l’attenzione e mi scusi, davvero.

  10. Giannina ha detto:

    Questo libro mi ha toccato l’anima, mi ha fatto sentire piccola piccola, anche se ho 40 anni mi sono immedesimata nei sentimenti di Federico. Un libro intenso e toccante ma soprattutto che scuote. E di questo abbiamo bisogno. Di essere scossi.
    La figura di padre Pino Puglisi è meravigliosa e voglio approfondirla.
    Grazie prof. Grazie davvero!

  11. SARA ha detto:

    ,,Ricreazione, la mia alunna si avvicina per mano con la sua amica: ”Prof. allora??? le è piaciuto IL libro?” …spalanco gli occhi ed esclamo: ”Quale libroooo???” ..”Guardi nel cassetto! Lei per le vacanze ci aveva chiesto di innamorarci di un libro ed io l’ho fatto..ed è per lei”…
    Corro..letteralmente corro.. lungo il corridoio del secondo piano nella assurda speranza che nessuno mi noti!! Piombo nell’aula insegnanti e mi dirigo verso il mio cassetto. Emozionata apro..torno da loro…da quegli sguardi entusiastici e scarto:
    ‘Ciò che inferno non è’.

  12. Beatrice ha detto:

    Appena letta l’ultima pagina. Questo romanzo ha risvegliato speranze dimenticate da un po’. Grazie di cuore per ciò che scrive e per l’attenzione che regala a noi ragazzi! Beatrice

  13. Daniela ha detto:

    Grazie Alessandro per le stupende pagine che anche questa volta mi hai regalato.
    Pagine molto diverse da quelle degli altri due romanzi.
    Pagine dure, schiette, a volte feroci ma anche dolci, tenere, leggere.
    Pagine che ti rapiscono, ti colpiscono, ti stordiscono.
    Pagine che ti entrano dentro e che vivono con te per tutta la giornata anche quando non le stai leggendo.
    Pagine che quando le hai finite non ti permettono di iniziare una nuova lettura tanto ti hanno segnato il cuore.
    Bellissima la figura di don Pino Puglisi e dei suoi bambini.
    Con Federico ho scoperto di avere una grande affinità : tutti e due soffriamo di una forma acuta di “libridine”!
    Unico rimpianto di mamma cinquantenne di un ragazzo che frequenta l’ultimo anno di liceo classico? Che tu non sia stato il suo insegnante!

    :

  14. Daniela ha detto:

    Mi sono dimenticata di chiedere se hai in programma di venire anche a Piacenza o in qualche città vicina. Spero di si.

  15. Paola ha detto:

    Gentile Alessandro,
    ho da poco finito di leggere “Ciò che inferno non è” e devo ringraziarti immensamente per due cose:
    la prima è questa frase: “Ogni insegnante è il potenziale bellico più pericoloso di uno Stato”. Penso che in questa frase ci sia racchiusa una grandissima verità e, scusami per il furto, ma la sto facendo un po’ mia anche se non sono un’insegnante ma una educatrice in una comunità per minori (ma in fondo mi sento un po’ tua collega, un insegnante insegna le cose della vita, un educatore cerca di insegnare a viverla bene). L’altro ringraziamento è per avermi fatto conoscere molto più a fondo la figura dello straordinario don Pino Puglisi che non conoscevo affatto: una gran bella scoperta!!!
    Libri come il tuo (sarà un caso??) mi capitano sempre tra le mani in momenti di delusione e sconforto lavorativi (anche adesso sono reduce da poco da un periodo di infortunio dopo che un ragazzino della comunità mi ha rotto il naso!!!) e hanno la capacità di ridarmi una grande carica di rinnovato entusiasmo sull’esempio dei personaggi narrati e di riscoprire ogni volta i motivi che mi hanno portata a scegliere questo lavoro tanto difficile ma tanto bello e ricco di soddisfazioni!!!
    Ti chiedo scusa se mi sono permessa di rivolgermi a te dandoti del “tu” ma oltre a considerarti “quasi” un collega, siamo anche “quasi” coetanei!!
    Grazie ancora!!!
    Paola

    • Prof 2.0 ha detto:

      Grazie, Paola. Grazie per il tuo lavoro. I fallimenti sono il sale della vita, anche se ne faremmo volentieri a meno, ma se non ci fossero che ci staremmo a fare tu e io?

  16. Benedetta ha detto:

    Ho finito di leggere da poco questo magnifico libro,col quale sono riuscita a cogliere gli aspetti più nascosti e poco ricercati della realtà.
    Mi sono trovata di fronte pagine realistiche,crude,dolorose ma allo stesso tempo fragili quanto piacevoli. Le parole che scrivi e il modo in cui le scrivi permettono ai lettori come me,di racchiudere i messaggi che vuoi trasmettere e portarli sempre nel cuore.
    Con questo breve messaggio ti ringrazio per avermi salvata per la terza volta dalle giornate buie,dalle persone oscure e da una realtà che non sempre rispecchia i desideri di noi comuni mortali.
    Grazie a Federico,a Don Pino,a Beatrice e a Margerita,oggi riesco a guardare le cose da un’altra prospettiva,quella dalla quale tutto quanto appare rigido ma superabile e in qualsiasi modo splendido.
    Per concludere,ci tengo a dirti che uno dei miei sogni è diventare scrittrice e tu sei il mio esempio più grande. Ho solamente quattordici anni ma chissà,mi piace pensare che un giorno terrai tra le mani un mio romanzo nello stesso modo in cui io tengo in mano i tuoi fantastici libri. Un abbraccio grande!

    Ps. Non posso far a meno di parlare di “Ciò che inferno non è” e consigliarlo a tutti coloro che amano leggere!

  17. Lorenzo Corgiat Mecio ha detto:

    Gentilissimo professore,
    sono uno studente di un Istituto Tecnico Aeronautico di Torino e volevo complimentarmi con lei per la sua prosa magistrale e toccante.
    Durante le vacanze di Natale ho letto il suo ultimo libro e la mia insegnante di lettere mi ha proposto di inviarle alcune mie considerazioni.
    Troverà insieme alla recensione anche una mia poesia scaturita da un’immagine catturata fra le righe.
    Grazie in anticipo per la sua attenzione e ancora complimenti.

    Questo libro di D’Avenia è un romanzo che affascina, colpisce, fa riflettere e insegna.
    Già dal titolo si capisce quale sarà la prospettiva dell’autore.
    Uno guardo controcorrente su quello che la mafia ha rappresentato per la Palermo delle stragi, da quella di Falcone e Borsellino a quella di Padre Puglisi.
    Dove è luogo comune fermarsi a contemplare e giudicare l’inferno di queste tragedie, D’Avenia va oltre a cercare quello che inferno non è perché “se nasci all’inferno hai bisogno di vedere almeno un frammento di ciò che inferno non è per concepire che esista altro”.
    L’inferno è quello che a Brancaccio, quartiere di Palermo, persone come Il Cacciatore,‘u Turco, Madre Natura vogliono insegnare ai ragazzi di strada. Non avere alternative, obbedire senza alzare la testa, non poter sentire il richiamo del mare che spinge a cercare un nuovo orizzonte.
    Ma se si alzano gli occhi dalla strada, se si guarda oltre la polvere si vede una città piena di vita.
    Una città che per la sua bellezza è stata preda di molti conquistatori, è stata saccheggiata, ma conserva ancora intatta la sua dignità. È bellissima la descrizione di Palermo: un paradiso contrapposto all’inferno.
    Monumenti splendidi, campagne fiorenti, un cielo ed un mare da sogno.
    “È una conca d’oro che divora i suoi e nutre gli stranieri”: per chi arriva, è tutto porto, ma per chi vi è nato, Palermo è tutta partenza, è tutto desiderio di fuga.
    Ma Palermo non si arrende. Diventa simbolo di forza e speranza. E con lei c’è 3P, un siciliano, un sacerdote, un insegnante.
    “Ogni insegnante è il potenziale bellico più pericoloso di uno Stato, fusione capace di innescare reazioni atomiche insospettate”.
    Ad aiutare 3P c’è un ragazzo, Federico che pur vivendo a pochi chilometri dall’inferno non lo ha mai conosciuto e, neppure, ne ha mai sospettato l’esistenza. Quando però entrerà in contatto con Brancaccio e la sua gente, ne rimarrà affascinato. Da quel momento non potrà più continuare la sua vita di prima, facendo finta di non vedere, come fanno molti suoi coetanei e molti adulti.
    “L’inferno mi si è attaccato addosso e l’ho portato dentro casa come un virus sconosciuto”.
    Contro questo virus Federico combatterà con tutta la forza di cui è capace, scoprendo nello “spasimo” che lo spinge, la volontà di non arrendersi di fronte all’inferno per quanto sia enorme, doloroso e oscuro. “La vita ha sempre dentro la vita, anche quando sembra morte, come il guscio della crisalide.” (E questa riflessione mi ha suscitato il desiderio di scrivere la poesia che le invio)
    La forza di Palermo è la volontà di far crescere il più possibile quello che inferno non è per costruire un ostacolo alla violenza avendo “un coraggio più grande verso la vita, anche quando pare ci ferisca a morte. Trovare un posto dove scappare dentro quando si spengono fuoco e parole. Per scoprire che erano intatti covavano come brace sotto la cenere, insieme ai nostri desideri più grandi”.
    Io ho letto questo libro in un giorno e mezzo trascinato di corsa tra le strade polverose di Brancaccio, senza potermi fermare, con la sensazione di dover arrivare da qualche parte, il più in fretta possibile. Mi sono riconosciuto in Federico, il protagonista, che ama allo stesso modo la tavola periodica e le poesie di Petrarca. Nella tavola periodica ogni elemento ha il proprio posto certo, ordinato, incasellato. E tutto sembra poter essere ricondotto ad una reazione chimica di causa-effetto.
    Ma quando questo non succede, quando vi sono degli elementi che non possono essere riordinati, che non trovano posto in nessuna categoria e le loro reazioni non sono prevedibili, ecco che entra in gioco la parte del poeta che c’è in noi. Attraverso le parole si possono “ancorare” i sentimenti e le sensazioni che sfuggono ad ogni tavola periodica e, sempre le parole, diventeranno “la prua”, lo strumento con cui cercare di attraversare l’orizzonte. Le parole.
    Sì perché la guerra si può combattere con tanti mezzi. Anche con le parole, con il coraggio di sostenere quello in cui si crede anche se si è da soli.
    Questo è un incoraggiamento a prendere posizione. Ad agire. Non aspettare che sia qualcun altro a farlo prima di noi o al nostro posto. “Sono cose che non mi riguardano. Non posso farci niente. Lo Stato deve fare qualcosa.” No.
    Ciascuno di noi ha la responsabilità di cosa gli succede intorno e, se non fa nulla, ne diventa complice.
    “La forza della mafia è nel consenso”. (Borsellino)
    Questo è valido sempre. Di qualunque “mafia” si tratti. A Palermo e in ogni altro Paese, nello Stato, nella scuola, nel mondo del lavoro, in famiglia, tra amici.
    “Il Duomo di Monreale è costituito da 6400 metri quadrati di tessere, immerse in un mare d’oro… ognuno di noi è una tessera.
    Per quanto piccola, se quella tessera non esistesse , non esisterebbe quella meraviglia.”
    “È dalle piccole cose che comincia un grande cambiamento”
    L’invito di D’Avenia è quello di riflettere sulla definizione di inferno: “è l’anestesia di non sentire più vivere ciò che è vivo… e togliere tutta la vita e tutto l’amore da dentro le cose” e andare oltre.
    Il suo è un messaggio di profonda fiducia e speranza: “è dalle piccole cose che comincia ogni grande cambiamento… illumina il prossimo passo e prova a compierlo. Uno alla volta.
    La forza ce l’hai. Anzi, ce l’abbiamo”.
    Quando Padre Puglisi ha visto in faccia l’assassinio ha detto “Me l’aspettavo”. Credo che ovunque adesso si trovi, guardando la sua Brancaccio, possa dire la stessa cosa: “Me l’aspettavo”.

    • Prof 2.0 ha detto:

      Grazie, caro Lorenzo. La tua è una bellissima recensione. Buon lavoro a te e alla tua professoressa. Sei in gamba. Rimani così.

  18. maria ha detto:

    Caro Alessandro , avevo letto “Cio’ che inferno non è” appena uscito due anni fa e ogni tanto rileggo qualche pagine qua e la, non so perchè , mi piace molto … a settembre quest’anno sono stata a Palermo per la prima volta e sono stata affascinata da questa città ricca di tutto : arte, storia, colore, profumi, e tappa obbligata é stata lo “Spasimo” di Palermo . Con il naso all’ insu mi sono sentita improvvisamente vicino a DIO ! tornata a casa ho riletto le pagine del tuo libro dedicate allo Spasimo e avevi ragione mi sono sentita spasimante e rapita da quella Chiesa che porta il nome di Maria ma nessuno lo sa , quella chiesa con il soffitto che da sul cielo … questo e INFINITO ! grazie per avermi condotto in questo luogo meraviglioso . con affetto Maria

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