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29 giugno 2012

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Alessandro D'Avenia

Qualche libro, tanti alunni

alexdavenia

Camminare restituisce la realtà in scala 1 a 1. Q

Camminare restituisce la realtà in scala 1 a 1. Quei passi che sentite segnano il ritmo della realtà. Andiamo tutti di fretta. E infatti giudichiamo, commentiamo, apriamo la bocca frettolosamente, senza conoscere, senza cortesia, trattando gli altri come astrazioni. E questa fretta nasce dalla paura: acceleriamo per non sentire il vuoto che abbiamo dentro. E avere ragione degli e sugli altri ci fa sentire di esistere, ma si esiste per verità non per ragione. Pavimento e paura, anche se non sembra, hanno la stessa radice. Camminare allena a vincere la paura perché costringe a chiedersi: ma la mia vita su che cosa si fonda? Dove devo mettere il prossimo passo? Chi c’è accanto a me? Quale è la meta? Non è un caso che si dica: fermarsi a pensare. Si ferma chi non ha fretta, chi camminando vede qualcosa che non deve essere perduto. E oggi ci serve anche fermarci ad amare: siamo così di fretta che gli altri non li vediamo neanche, figuriamoci comprenderli. Vengo spesso in montagna per imparare a camminare. Riconciliarmi con la realtà. Per imparare a fermarmi a pensare. Per imparare a fermarmi ad amare. Ieri mia moglie mentre eravamo soli in questo paesaggio mi ha visto teso, abbattuto, triste. E mi ha detto: “Siamo qui, parlami”. Aveva ragione: siamo qui, camminiamo, lasciamo spazio alla verità. Il resto passa. Vi auguro di camminare di più. E di avere accanto qualcuno con cui farlo. In scala 1 a 1. Senza fretta. Buona domenica. Fate due passi. Fermatevi a vivere.

Per me la festa della donna non è un’astrazione

Per me la festa della donna non è un’astrazione ma un elenco di nomi e di volti. Mia madre, le mie sorelle, le amiche e le colleghe. Ma soprattutto ha il tuo nome, il tuo volto, la tua voce. Moglie, sorella, amica, madre, figlia. Le contieni tutte e in te tutte le ricevo e amo. Tienimi per mano fino all’orizzonte. Dopo credo ci sia il persempre.

Ho partecipato ai Colloqui fiorentini, un incontro

Ho partecipato ai Colloqui fiorentini, un incontro di due giorni di tante classi provenienti da tutta Italia che lavorano lungo l’anno su un autore, per poi riunirsi e confrontarsi. L’unico convegno letterario per ragazzi in tutta Italia che riesca a radunare 2000 di loro per ribadire che la letteratura è ancora un presidio per un rapporto 1 a 1 con la realtà, una chiamata a essere presenti al presente, vivi e non solo viventi. Quest’anno era dedicato a Pasolini in occasione dei 50 anni dal suo assassinio. Avevo il compito di raccontare loro la narrativa di Pasolini e in particolare di “Ragazzi di vita” (la canzone ne è una sintesi musicale, opera recentissima di @stefanotessadri che a Pasolini ha dedicato un album). Nella prima foto (grazie @luciabellaspiga) credo ci sia tutto. Noi insegnanti siamo postini che hanno il compito di recapitare lettere ai ragazzi. Lettere scritte da Dante, Leopardi, Pasolini… che devono arrivare proprio al tuo indirizzo. A che scopo? Perché - con parole di Pasolini - per un ragazzo “le cose eterne non siano quelle imparate a memoria, ma quelle che più somigliano alle vocazioni che sono in lui (per esempio, quelle che gli si presentano mentre gioca): la passione a creare, la curiosità, l’impulso a impadronirsi”. Insomma delle chiamate a essere presenti alla vita non per sentito dire o per procura, ma in prima persona. La letteratura non serve a fare interrogazioni ma interrogativi, perché solo chi pone domande accurate riceve poi risposte dalla vita. Grazie a tutti gli insegnati che hanno organizzato e preparato gli studenti, grazie ai ragazzi presenti, sopratutto a quelli con cui siamo rimasti a parlare per 2 ore dopo l’intervento. Che festa diventa la vita quando qualcuno ci dà le parole per vederla e amarla in tutta la sua bellezza e in tutto il suo dolore… 🙏

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Alessandro D'Avenia

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